Close Menu
    Facebook X (Twitter) Instagram YouTube LinkedIn
    Nos Alpes
    • FAI UN DONO
    • PARTNERS
    • ABBONATI
    Facebook X (Twitter) Instagram YouTube LinkedIn
    • Economia e politica
      • Trasporti
      • Economia
      • Politica
    • Cultura e patrimonio
    • Ambiente e territorio
    • Turismo e sport
    • Territori
      • Alpi del nord e Rodano
      • Alpi del sud e Provenza
      • Valle d’Aosta
      • Piemonte
      • Liguria
      • Corsica e Sardegna
      • Svizzera romanda e Ticino
    • Rubriche
      • Nos Alpes alla scoperta…
      • Nos Alpes, Nos Livres
      • Nos Alpes Cuisine
      • Racconti
      • Contributi e idee
    • IT
      • FR
    • Log In
    Nos Alpes
    Home » Articoli » Comunicare tra lingue strettamente correlate all’interno della cultura alpina
    Cultura e patrimonio

    Comunicare tra lingue strettamente correlate all’interno della cultura alpina

    Christiane DunoyerChristiane Dunoyer25 Ottobre 2025
    Share Facebook Twitter LinkedIn Email WhatsApp Copy Link Telegram
    Festa di tradizione a Gressoney (c) Regione autonoma Valle d'Aosta
    Festa di tradizione a Gressoney (c) Regione autonoma Valle d'Aosta

    Christiane Dunoyer, direttrice del Centre d’études francoprovençales René Willien, ci accompagna con leggerezza e competenza nell’universo linguistico della cultura alpina, nella sua diversità. Ripubblichiamo il suo articolo, apparso in lingua francese sulla rivista Augusta nel 2020, per gentile concessione dell’Associazione Augusta d’Issime.

    ***

    Comunicare a livello alpino

    Nell’ambito dei miei studi di antropologia linguistica, mi sono spesso confrontata con il fenomeno dell’intercomprensione e con le molteplici strategie comunicative messe in atto tra i parlanti: il desiderio di capire e di essere capiti spinge gli individui a fare appello a tutte le loro facoltà intellettive, comprese alcune competenze che la maggior parte di noi ignora e che non vengono particolarmente valorizzate o sviluppate a scuola.

    Infatti, le lingue europee hanno spesso radici comuni che ci permettono di capire frasi in una lingua che non abbiamo studiato, “senza sapere perché”. Inoltre, per comunicare non usiamo solo le parole, ma anche le espressioni del viso, l’intonazione della voce, i gesti e così via.

    A seguito della mia esperienza nel campo del francoprovenzale, sia come parlante attiva che come ricercatrice (perché uso il francoprovenzale come lingua franca nel mio lavoro scientifico, ben oltre i confini della Valle d’Aosta, ritenendo che la lingua madre sia il modo migliore per esprimere i sentimenti e i pensieri dei miei interlocutori), ho riflettuto a lungo sulla capacità di adattamento delle persone che vivono in un territorio in cui la variazione fonetica e lessicale accompagna ogni loro spostamento.

    Mentre oggi la maggior parte dei nostri contemporanei padroneggia una o più lingue ufficiali standardizzate e conserva la propria lingua madre al massimo a livello di villaggio o di regione, poco meno di un secolo fa situazione era opposta e nelle fiere e nei mercati le lingue dei villaggi erano la maggioranza.

    La nozione di intercomprensione tra lingue strettamente affini

    Per i sociolinguisti, evocare questa pratica suggerisce la nozione di intercomprensione tra lingue strettamente imparentate. Ma come antropologi alpini, sappiamo quanto possano essere frammentate le lingue, con caratteristiche arcaiche, separate da alloglotti e interessate da movimenti di popolazione, anche su lunghe distanze (individuali o collettivi, stagionali o più eccezionali), quindi ci poniamo una domanda: “Che cos’è una lingua strettamente imparentata?”.

    Analizzando le pratiche linguistiche locali e i fenomeni di intercomprensione, appare evidente che nell’area oggetto di studio possono essere evocati almeno due tipi di prossimità: la prossimità dovuta all’appartenenza alla stessa famiglia linguistica (come le varietà francoprovenzali appartengono all’area francoprovenzale e quelle walser all’area germanica) e la prossimità geografica (come il francoprovenzale di Gaby o Fontainemore e il töitschu di Issime, che convivono pur appartenendo a due famiglie linguistiche distinte, quella romanza e quella germanica).

    Per chiunque lavori sulle pratiche e sulle rappresentazioni delle Alpi, i confini tracciati dalle famiglie linguistiche non possono costituire una barriera.

    Questo mi ha permesso di raccogliere un’ampia gamma di dati sulle strategie di comunicazione nell’area franco-provenzale delle Alpi (Valle d’Aosta, Savoia storica, Vallese, Valli di Susa, Lans e Soana) e anche più lontano (Vallée du Lys, Alto Vallese, Uri, Oberland Bernese).

    LA Tradichon

    Quando nel 2012 ho realizzato un’inchiesta televisiva, ho dovuto affrontare una duplice sfida: rispettare il protocollo scientifico e allo stesso tempo attirare l’interesse del pubblico. Il titolo del programma era volutamente problematico, “LA Tradichon” (un tema ricorrente in Valle d’Aosta, una parola piuttosto abusata…), ovviamente provocatorio, con l’obiettivo di interpellare il maggior numero possibile di persone per far emergere la pluralità delle rappresentazioni identitarie, utilizzando tre domande molto semplici: “Quale oggetto sceglierebbe per un Museo della tradizione valdostana? Quale parola (in dialetto valdostano) vorresti condividere con il pubblico del programma?”.

    Nel corso degli anni e delle numerose edizioni, le domande hanno subito diverse variazioni: ad esempio, nel 2015 è stata introdotta una quarta domanda, “Di quale oggetto o pratica tradizionale vorresti sbarazzarti, se potessi?” e i giochi con il pubblico hanno reso la nostra indagine ancora più interattiva: indovina l’oggetto misterioso, canta la tua canzone preferita, riconosci la cima di una montagna…

    Nel corso delle stagioni, la nostra squadra ha viaggiato per tutta la Valle d’Aosta e nel 2019 è arrivata a Issime. I colloqui con il presidente Michele Musso sono stati decisivi: non solo volevo trovare risposte alle mie domande e filmare oggetti bellissimi, ma volevo anche rendere udibile la lingua locale, facendo il possibile perché tutto il pubblico del programma potesse capirci e seguirci senza troppe difficoltà.

    Interviste in Töitschu

    Così è nata l’idea di registrare le interviste in töitschu, creando un’esperienza unica per i telespettatori, richiedendo loro uno sforzo, certo, ma anche un assaggio dei suoni di una lingua probabilmente poco conosciuta, senza sottotitoli o voci fuori campo: un incontro ravvicinato di rara intensità…

    Troppo razionali, troppo preoccupati di non riuscire a creare le condizioni per una “corretta comprensione” del contenuto parlato, finiamo spesso per concentrarci esclusivamente sul significato, dimenticando di ascoltare la bellezza dei suoni, il ritmo specifico di ogni lingua e, soprattutto, privando i parlanti dell’immenso piacere di parlare la propria lingua madre.

    Avete mai guardato negli occhi qualcuno mentre pronunciava qualche parola nella lingua che ama? Avete mai misurato la gratitudine che vi dimostra per il solo fatto che accettate di ascoltarli? Anche questa è comunicazione, ed è importante almeno quanto il messaggio trasmesso dalle parole pronunciate…

    Avendo spesso ascoltato lingue che non conoscevo, ho preso l’abitudine di memorizzare parole qua e là, prima per salutare e ringraziare, poi per chiedere informazioni, ma spesso senza preoccuparmi della loro utilità pratica.

    Ho imparato a riconoscere i radicali germanici, per esempio, che ritrovo di regione in regione, anche quando i suffissi cambiano molto: nomi, verbi, aggettivi, il soggetto di una frase… abbastanza per capire di cosa sta parlando il mio interlocutore. Non visito spesso la Vallée du Lys, ma dopo pochi minuti di conversazione, la magia si ripete e si realizza quella condivisione che per me è la spezia della vita.

    Wir toitsch

    Condividere il toïtschu

    Con Bruno Linty, che capiva perfettamente il francoprovenzale, lo scambio è stato meraviglioso, perché l’osmosi è avvenuta in entrambi i sensi. Era divertente e commovente, e la conversazione è diventata presto molto spontanea.

    Lui raccontava la storia, io la ripetevo in dialetto per il pubblico francoprovenzale, lui proseguiva con la sua spiegazione e io continuavo con la traduzione, guardando nella telecamera ma cercando l’approvazione di Bruno, per essere sicuro di aver capito bene. Fino al momento in cui è scivolato nel mio dialetto, lo scambio è stato così fluido, ma lui si è subito rimesso in pari e abbiamo continuato con lo stesso schema di prima.

    In pochi minuti di conversazione, stavo testando il potere dell’intercomprensione e avevo appena registrato un esempio molto eloquente di accomodamento.

    È quello che i sociolinguisti chiamano la tendenza di due interlocutori a perseguire un discorso armonioso avvicinandosi sempre di più al discorso dell’altro, scambiando le rispettive parole, fondendo gli accenti, perché siamo, più o meno, esseri sociali.

    Ascoltatori consapevoli del loro ruolo

    Le pratiche umane a volte traducono in parole situazioni conflittuali e possono persino illustrare un certo rifiuto dell’alterità e della diversità percepite come una minaccia più o meno reale, ma fondamentalmente tutti noi viviamo per scambiare con i nostri simili e per costruire prossimità. Per creare ponti, sia in senso metaforico che letterale, come quelli che attraversano molti dei nostri torrenti.

    Le lingue vicine potrebbero essere molto più vicine e avrebbero maggiori possibilità di perpetuarsi se diventassimo ascoltatori consapevoli del ruolo che possiamo svolgere, pensando ai significati plurali della comunicazione e fidandoci un po’ di più di noi stessi, perché imparare qualche espressione in un’altra lingua richiede solo pochi minuti, ma l’effetto dura molto più a lungo.

    Un’altra intervista ha seguito quella di Bruno lo stesso giorno. Luisella Ronc parla attivamente il töitschu, la sua lingua madre, ma anche il francoprovenzale, per aver lavorato a lungo a contatto con il pubblico in un ufficio di Aosta.

    Mettere le persone a proprio agio

    Semplicemente per essere utile, per mettere a proprio agio i suoi interlocutori, ha interiorizzato la loro lingua, e ce ne ha dato prova traducendo le sue stesse frasi in töitschu. Per farlo, ha dovuto superare uno scrupolo: esitava, si chiedeva se fosse in grado di parlare una lingua che non fosse la sua lingua madre.

    Con il tempo, ho scoperto che a volte le persone si rifiutano di parlare per paura di essere criticate. Parlare in televisione ha un forte valore simbolico e per qualcuno parlare una lingua minoritaria è un po’ come porsi come portavoce di una comunità linguistica. Questo può innescare riflessioni sulla legittimità di chi parla: si ha il diritto di parlare la propria lingua a nome della comunità o di parlare la lingua dell’altro senza sembrare un usurpatore di identità?

    È anche possibile, molto più semplicemente, parlare la lingua che ha senso in un certo contesto per amore di quella lingua, per renderla udibile, per farla esistere e per trasmetterla a orecchie che speriamo siano sempre più attente.

    È così che Luisella Ronc ha accettato la sfida: quel giorno tutti si sono messi a disposizione, sforzandosi di aiutarsi reciprocamente per mantenere le lingue alpine vive e un po’ più vicine. Nello spirito de La Tradichon, perché i popoli delle Alpi ci hanno dimostrato di sapersi muovere nello spazio e di saper comunicare con ricchezza.

    ***

    In Augusta, n°52/2020, p.36-40, in lingua francese in originale, ripubblicato per gentile concessione dell’Associazione Augusta d’Issime.

    Featured
    Cropped christiane dunoyer.jpg
    Christiane Dunoyer

    Christiane Dunoyer è dottoressa in Antropologia e direttrice del Centre d’études francoprovençales René Willien, a Saint-Nicolas, in Valle d'Aosta.

    LEGGI ANCHE / A LIRE AUSSI

    Sestriere d'inverno, con la Torre bianca (c) CC BY SA 3_0 Carlo Z Wikimedia Commons
    Economia

    Tra segnali positivi e incertezze, il complicato sviluppo della Via Lattea e di Sestriere

    13 Novembre 2025
    La cucina italiana come Patrimonio UNESCO, La cuisine italienne comme patromine UNESCO (c) Accademia Italiana della Cucina
    Patrimonio

    La cucina italiana verso il riconoscimento UNESCO

    13 Novembre 2025
    Le Ludobus dans un parc à Genève, en été (c) Ville de Genève
    Città Alpine

    Ludobus Ginevra: giochi gratuiti per i bambini in tutti i quartieri

    13 Novembre 2025
    FrontDoc 2025, affiche
    Eventi

    Ad Aosta il festival FrontDoc 2025, frontiere del cinema documentario e dell’immaginario

    12 Novembre 2025
    Conférence EDUCTOUR du projet Savoie Experience, le 5 novembre à Chambéry (c) Franck Monod Nos Alpes
    Cultura e patrimonio

    SavoiaExperience Eductour, alla riscoperta del patrimonio degli Stati di Savoia

    12 Novembre 2025
    La vecchia dogana di mentone (c) public domain tangopaso wikimedia commons
    Trasporti

    Frontiera di Ponte San Ludovico a Ventimiglia: entusiasmo a maggio, proteste a novembre

    12 Novembre 2025
    Cervim banner web vins extremes 300x250 ok 1
    Abbonati a nos alpes 2025
    GLI ULTIMI ARTICOLI
    Sestriere d'inverno, con la Torre bianca (c) CC BY SA 3_0 Carlo Z Wikimedia Commons

    Tra segnali positivi e incertezze, il complicato sviluppo della Via Lattea e di Sestriere

    13 Novembre 2025
    La cucina italiana come Patrimonio UNESCO, La cuisine italienne comme patromine UNESCO (c) Accademia Italiana della Cucina

    La cucina italiana verso il riconoscimento UNESCO

    13 Novembre 2025
    Le Ludobus dans un parc à Genève, en été (c) Ville de Genève

    Ludobus Ginevra: giochi gratuiti per i bambini in tutti i quartieri

    13 Novembre 2025
    FrontDoc 2025, affiche

    Ad Aosta il festival FrontDoc 2025, frontiere del cinema documentario e dell’immaginario

    12 Novembre 2025
    DA NON PERDERE
    Le Copulette di Ozieri, Les Copulette d’Ozieri

    Le Copulette di Ozieri, il dolce nuziale della Sardegna

    By Giorgia Gambino9 Novembre 2025

    Nato nel cuore del Logudoro, nella zona centro-settentrionale dell’Isola, questo dessert è a tre strati a base di zucchero e mandorle.

    Tarte Tropézienne

    La Tarte Tropézienne, la torta simbolo di Saint-Tropez

    26 Ottobre 2025
    Tunnel di tenda : tende, ponte di scavalco (c) anas

    Tunnel di Tenda, nuovi orari dal 15 settembre 2025

    12 Settembre 2025
    Le opere della Torino-Lione in Val di Susa e Maurienne, Les ouvrages de la Lyon-Turin dans les Vallées de Susa et Maurienne

    Piano trasporti UE: da Torino a Lione e ritorno in tre ore

    8 Novembre 2025
    Iscriviti alla nostra Newsletter (versione gratuita semplice)

    Newsletter

    Controlla la tua casella di posta o la cartella spam per confermare la tua iscrizione

    Seguici su
    • Facebook
    • Twitter
    • Instagram
    • YouTube
    • LinkedIn

    Una pubblicazione di
    Agence de coopération et développement sas Aosta (I) P.IVA IT01050350071

    Testata registrata al Tribunale di Aosta n.1 - 4/10/2023

    Registro degli operatori della comunicazione (ROC) n. 39954 - 28/11/2023

    Nos Alpes è iscritta ANSO - Associazione Nazionale Stampa Online

    Direttore responsabile:Enrico Martial

    Privacy policy

    Facebook X (Twitter) Instagram YouTube LinkedIn
    I più letti
    Il Colle del Piccolo San Bernardo, uno dei dei colli sulle Alpi prossimo all’apertura; Le Col du Petit-Saint-Bernard, l’un des cols des Alpes qui s’apprête à la réouverture (c) CC BY-SA 3.0, Tenam2, Wikimedia Commons

    Le date di apertura dei colli sulle Alpi

    9 Aprile 2025
    I Macchiaioli tra Italia e Francia, Macchiaioli entre Italie et France

    I Macchiaioli: un ponte tra Italia e Francia

    24 Febbraio 2024
    Tignes et le lac, ainsi que ses immeubles - Tignes e il lago, con gli immobili e gli alloggi (c) CC BY SA 4_0 Tiia Monto Wikimedia Commons

    Alloggi per lavoratori stagionali nelle Alpi, la residenza Seyjoun a Tignes

    30 Agosto 2025
    Genova, vista del fronte del porto con la sopraelevata (c) CC BY SA 4_0 Elisabetta Castellano Wikimedia Commons

    Elezioni comunali a Genova 2025

    24 Maggio 2025
    Post popolari
    William Turner, “The Bay of Baiae with Apollo and the Sibyl”, olio su tela, 1823 (La Venaria reale)

    L’omaggio della Reggia di Venaria al Romanticismo pittorico in “Turner. Paesaggi della Mitologia”

    6 Gennaio 2023
    Nice Climat Summit

    Nizza ospita il primo “Nice climate summit” dedicato a clima e biodiversità

    24 Settembre 2023
    Tunnel del Lötschberg (Adrian Michel, CC BY-SA 3.0)

    La ristrutturazione del Tunnel del Lötschberg costerà ancora di più

    28 Settembre 2023
    Moutier (Florian Pépellin, CC-BY-SA 3.0)

    Moutier si avvicina sempre più al Cantone Giura

    30 Settembre 2023
    © 2025 Nos Alpes.
    • Chi siamo
    • Abbonati
    • Fai un dono
    • FR
    • Log In

    Type above and press Enter to search. Press Esc to cancel.