Proseguono le manovre all’interno dei partiti in vista delle elezioni regionali previste in Piemonte tra l’8 e il 9 giugno. Se tra le fila della destra la ricandidatura di Alberto Cirio – esponente di Forza Italia e attuale presidente della Regione – non sembra essere messa in discussione, nel campo della sinistra lo scenario appare ben diverso.
Il Consiglio regionale del Piemonte è eletto ogni cinque anni direttamente a suffragio universale ed è composto da cinquanta consiglieri più il presidente della Regione. Le votazioni per la Regione avvengono nelle stesse date delle elezioni europee e comunali, come ha stabilito un decreto del governo nazionale italiano del 25 gennaio scorso. Sono interessati al voto infatti più di 204 Comuni piemontesi di cui gran parte di quelli frontalieri con la Francia e con la Svizzera.
A sinistra mancano gli accordi e i candidati per le elezioni regionali in Piemonte
Nelle scorse settimane, l’ennesimo incontro tra i vertici del Partito democratico e del Movimento 5 Stelle (forza di protesta “populista” salita al governo nazionale tra il 2018 e il febbraio 2020) si è concluso con un nulla di fatto. Le due forze non hanno raggiunto un accordo sul nome da proporre oltre che sul programma. In particolare, su trasporti, ambiente e sanità vi sono ancora molte divergenze.
Inoltre, la parlamentare nazionale cuneese del partito democratico Chiara Gribaudo, data in un primo momento come favorita per il ruolo di sfidante del presidente uscente Alberto Cirio, ha fatto un passo indietro. Per alcuni giorni era circolato anche il nome di Chiara Appendino – ex sindaca di Torino e attuale parlamentare nazionale dei Pentastellati – ma anche questo sembra essere sfumato.
Resta anche da capire il ruolo dell’attuale sindaco di Torino, Stefano Lo Russo (Partito democratico). Il primo cittadino della città sabauda appare reticente nel prendere una posizione netta. Durante il suo mandato è stato criticato dalla sinistra piemontese per un atteggiamento conciliante nei confronti di Cirio.
Renew Europe separata in due forze politiche, e andrebbe anche a destra
La posizione nelle elezioni regionali del Piemonte di Azione e Italia Viva è ancora ambigua. Le due formazioni hanno posizioni centriste ma sono in conflitto tra loro: anche sulle elezioni europee non riescono a costruire una lista comune nell’ambito di Renew Europe, la stessa dell’area di Macron. Alcune voci le danno vicine ad un’alleanza per sostenere Alberto Cirio, altre addirittura ipotizzano la loro non partecipazione alla contesa regionale.
Sono guidate da due leader dalla forte personalità. Il partito “Azione” è nelle mani di Carlo Calenda, già ministro dello sviluppo economico tra il 2016 e il 2018 dei governi di Matteo Renzi e di Paolo Gentiloni. “Italia Viva” ha come capofila Matteo Renzi, già primo ministro e enfant terrible del Partito democratico da cui è uscito per dar vita alla nuova formazione.
Il contesto nazionale delle alleanze a sinistra
Le elezioni regionali in Piemonte rientrano in un disegno politico che coinvolge altre Regioni ugualmente chiamate al voto come Basilicata e Sardegna. Da Roma i vertici nazionali del partito democratico e del movimento 5 Stelle sembrano promuovere un accordo: hanno anche invitato a proseguire il dialogo in Piemonte, proprio quando le due forse sembrava ormai volessero procedere separate, dopo l’ultimo incontro terminato senza una decisione.
Il segretario del Partito democratico in Piemonte, Domenico Rossi, ha precisato che tutti i partiti al tavolo – compresi quelli minori come Demos (1 seggio alla Camera e 1 parlamentare europeo) e Alleanza Verdi Sinistra (AVS, 11 seggi alla Camera e 4 al Senato italiano) – hanno rinnovato la volontà di proseguire il percorso comune e cercare un allargamento della coalizione in tutte le direzioni. Lo scenario più probabile sembra essere quello di un nome della società civile come chiede il Movimento 5 Stelle e al quale il partito democratico e AVS non si opporrebbero.
Dunque, per le elezioni in Piemonte, a sinistra mancano contenuti e candidato
La sfida, da qui alle prossime settimane, è quella di trovare una personalità che sappia mettere d’accordo le forze progressiste e che, al tempo stesso, voglia mettersi in gioco in una partita complessa dato che Cirio è accreditato dai sondaggi come vincente.
Prima del nome però, la questione da definire per le elezioni regionali in Piemonte è un programma condiviso da tutti i movimenti della coalizione. Senza di quello sarà difficile creare una proposta politica che sappia convincere gli elettori piemontesi e che consenta alla sinistra di strappare una Regione che, allo stato attuale, appare saldamente avviata a restare amministrata dalle forze politiche di destra.