Il ruolo del Traforo del Gran San Bernardo quale collegamento automobilistico transfrontaliero fondamentale tra Valle d’Aosta e Vallese rischia a oggi di essere fortemente ridimensionato se non addirittura compromesso. La causa è la mancanza di un proficuo e disteso dialogo tra i rispettivi Governi svizzero e italiano, quest’ultimo accusato di non aver contribuito alla propria fetta di investimento di 27 milioni di euro per manutenzioni urgenti.
Le vicende
I lavori di messa in sicurezza del Traforo del Gran San Bernardo si devono al crollo di una trave di 300 chilogrammi di peso internamente al versante italiano verificatosi nel 2017. Chiuso per tre mesi, esso è stato dunque reso oggetto di un ampio progetto di restauro della soletta di ventilazione dal costo di 52 milioni di euro, che avrebbe dovuto essere sostenuto congiuntamente dai due Paesi.
Dopo cinque anni di silenzio istituzionale e stampa, durante i quali gli interventi sono proseguiti e la viabilità si è mantenuta inalterata, nei giorni scorsi la Svizzera scelto di dare voce a una serie di perplessità. Olivier Français, presidente della società Sisex gestrice della porzione svizzera delle gallerie, ha difatti denunciato le inadempienze commesse dalla nazione vicina, imputata di aver fatto mancare la propria parte di finanziamento.
La concessione
Ad aggravare ulteriormente le condizioni già di per sé precarie del rapporto tra Italia e Svizzera subentra peraltro l’intricata e prossima alla scadenza convenzione bilaterale firmata dai due Stati. Dopo la richiesta da parte del Governo italiano datata 2022 di un nullaosta circa la compatibilità dell’accordo con la legislazione dell’Unione europea, il dossier dedicato pare essere rimasto arenato tra Roma e Bruxelles e perciò irreperibile.
Le più recenti discussioni politiche circa il Traforo del Gran San Bernardo risalgono al vertice della Comunità politica europea svoltosi lo scorso giovedì 5 ottobre a Granada, in Spagna. Durante quell’occasione il presidente Alain Berset e la premier Giorgia Meloni hanno messo sul piatto prospettive e preoccupazioni per il futuro dell’infrastruttura, ma la reale soluzione non è ancora stata trovata.
I provvedimenti
Lontano dalla prospettiva di un rinnovamento della cooperazione italo-svizzera sino al 2070, l’accordo pare una garanzia insufficiente all’ottenimento di credito bancario capace di ammortizzare gli investimenti sugli attuali e futuri cantieri. Data la situazione ancora in stallo e quantomai incerta, avverte ancora Français, il Traforo del Gran San Bernardo rischia la chiusura per mancata sicurezza di percorrenza.
Si dice invece più ottimista Edi Avoyer, presidente della società gestrice italiana Sitrasb, che ha domandato all’esecutivo italiano finanziamento-ponte funzionale a coprire almeno la porzione dei lavori a oggi in corso. Tuttavia, in assenza di ulteriori sviluppi, la società non escluderà l’ipotesi di rivolgersi al Tribunale amministrativo regionale, con tempistiche di pratica medie che vanno dagli oltre due del primo grado ai due anni del secondo grado.