Oggi, mercoledì 3 dicembre, per Cuneo non è una data qualunque bensì l’anniversario della morte di Duccio Galimberti, ucciso nel 1944 a soli 38 anni e divenuto una delle figure centrali della Resistenza piemontese. Ogni anno la città lo rammenta come una delle voci più coraggiose di tale periodo oscuro per la storia italiana ed europea, oltre che come simbolo di un impegno politico e civile che ha segnato la storia del territorio.
Chi è Duccio Galimberti
Nato a Cuneo il 30 aprile 1906 in una famiglia influente (il padre è senatore e ministro, la madre è poetessa di origini austriache), Tancredi Achille Giuseppe Olimpio Galimberti consegue una laurea in Giurisprudenza a Torino. Avvocato brillante, egli si distingue sin da giovane per le sue posizioni indipendenti e contrarie al fascismo, rifiutando compromessi anche quando ciò avrebbe potuto agevolare il suo percorso professionale o militare.
Negli anni della guerra, egli è attivo nel Partito d’Azione e tra gli animatori della rete clandestina piemontese e pertanto si fa promotore dell’organizzazione antifascista a Cuneo. Il 26 luglio del 1943, affacciato alla finestra del suo studio direttamente sulla piazza che ora porta il suo nome, egli pronuncia un discorso rimasto nella memoria collettiva, una esortazione a proseguire la lotta contro nazismo e fascismo.
La Resistenza sulle montagne piemontesi
L’8 settembre 1943 lo studio Galimberti diviene il centro operativo della risposta armata, con lo stesso Duccio che pochi giorni dopo, assieme a un ristretto gruppo di compagni, raggiunge la Valle Gesso. Qui essi organizzano una delle prime bande partigiane del Piemonte, la formazione denominata Italia Libera, nucleo da cui sarebbero nate le Brigate Giustizia e Libertà.
Egli seleziona personalmente i nuovi arrivati per evitare infiltrazioni e sostiene con convinzione la necessità di costruire una lotta fondata non soltanto sulle armi bensì anche su un progetto politico democratico e europeo. Eppure, nel novembre del 1944 egli viene tradito, individuato in una panetteria torinese e arrestato prima di essere interrogato e torturato senza mai rivelare informazioni sulle formazioni partigiane.
La mattina del 3 dicembre il suo corpo è abbandonato nei pressi di Centallo, dopo una messa in scena di fucilazione, un gesto che provoca reazioni durissime all’interno del movimento resistenziale.
Galimberti e Cuneo
Dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale e la Liberazione, Duccio Galimberti è insignito della Medaglia d’Oro al Valor Militare e della Medaglia d’Oro della Resistenza. Il Comitato di Liberazione Nazionale piemontese lo proclama “Eroe nazionale” e la sua casa di famiglia è trasformata in un museo di conservazione storica e, allo stesso tempo, di testimonianza civile.
Oltre alla piazza principale del centro storico, intitolatagli il 21 maggio del 1945, portano il suo nome l’Istituto comprensivo di Bernezzo (Cuneo) e una delle scuole primarie di Torino. Oggi egli è ricordato tramite commemorazioni che si svolgono prettamente lungo l’estate, in concomitanza con il periodo del suo noto discorso, ma non mancano iniziative di dimensioni ridotte anche nell’anniversario della sua morte.
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