È finalizzato a garantire maggiore flessibilità professionale ma anche maggiore protezione sociale ai telelavoratori frontalieri il nuovo accordo quadro multilaterale siglato da Francia e Svizzera alla fine del giugno scorso. In sintesi, il documento stabilisce che coloro che prestano servizio a distanza per almeno il 50% del proprio tempo, circa due giorni e mezzo a settimana, possono rifarsi alla legislazione sociale del proprio Stato di impiego. I provvedimenti vengono applicati a tutti i salariati la cui residenza è sita in Francia e il cui impiego è sito sul territorio di un altro Paese firmatario.
L’accordo quadro franco-svizzero tiene in conto della crescente predilezione di molti lavoratori frontalieri per il telelavoro, modalità professionale sorta durante l’emergenza Covid-19 ma sempre più apprezzata per via della sua versatilità. Sarà necessario tuttavia attendere circa sei mesi per effettuare una prima valutazione delle conseguenze di tali variazioni, tra cui il loro impatto a corto e medio termine su occupazione e disoccupazione, sicurezza sociale e condizioni professionali.
Dopo alcune normative specifiche relative al periodo pandemico, Francia e Svizzera hanno approvato nel dicembre 2022 un regime fiscale perenne entrato in vigore quest’anno. Dal 1º gennaio il telelavoro è consentito al personale frontaliero sino al 40% del tempo di lavoro annuo complessivo senza necessità di dichiarare allo Stato di imposizione la propria situazione reddituale. Inoltre, esso non incide sulle scelte di sottoscrivere una assicurazione sanitaria e dunque riferirsi al sistema sanitario di Francia o Svizzera.