A partire da sabato 13 gennaio e fino a mercoledì 17 gennaio a Torino e in altri 32 comuni vicini, per la qualità dell’aria, sono state introdotte restrizioni al traffico di veicoli diesel euro 5, con divieto di circolazione dalle ore 8 alle 19. Sono misure adottate in modo automatico quando i dati e i modelli previsionali valutano il superamento per tre giorni consecutivi il valore di 50 mcg/mc di concentrazione media giornaliera di PM10 nell’aria.
La restrizione era stata prevista fino a lunedì 15 gennaio, ma non è stata sufficiente obbligando a un prolungamento di due giorni. Un’analoga restrizione era avvenuta a dicembre, per quattro giorni, dal 19 al 22 dicembre.
Nel 2022, Torino ha avuto 98 giorni di sforamento del limite di 50 mcg/mc di PM10 alla centralina “Grassi” di via Paolo Veronese, rispetto al massimale di 35 giorni previsto dalle normative europee.
Oltre alle limitazioni di traffico vi sono anche altre restrizioni: il divieto di uso di pellets di livello inferiore ad A1, di stufe e caminetti a legna inferiori alla classe 5, il divieto di fuochi all’aperto e abbruciamenti agricoli, per le attività agricole sono vietati lo spandimento di letami e la distribuzione di fertilizzanti e prodotti con azoto. La temperatura negli edifici non può superare i 18 gradi.
Le misure fisse
Per tutto l’anno sono in vigore delle misure fisse, strutturali: motori benzina e diesel euro 0, euro 1 e euro 2 non circolano mai. Dal 15 settembre al 15 aprile è vietata la circolazione dei diesel euro 3 ed euro 4 nei giorni feriali dalle ore 8 alle ore 19. Quando si passa in fase arancione, come nel caso di questi tre giorni, i diesel euro 3 e 4 non circolano dalle 8 alle 19 neppure il sabato e la domenica.
Tra le altre misure fisse, va segnalato l’obbligo di utilizzare pellets A1 e il divieto di abbruciamento di materiale vegetale in ambito agricolo.
Un sistema che cerca di proteggere l’economia
Dalle restrizioni sono esenti un buon numero di corridoi stradali verso dei parcheggi esterni alla città di Torino e in provincia, detti di “attestamento”.
Le aree urbane interessate dalla cattiva qualità dell’aria costituiscono centri produttivi fondamentali per l’economia italiana. Si trovano in particolare nel nord Italia, nella Pianura padana, la cui natura geografica non favorisce il ricambio dell’aria. Le situazioni di crisi riguardano tra le altre Torino, Milano, Bergamo, Cremona, buona parte del Veneto e una parte dell’Emilia Romagna.
Il Piemonte è al centro dell’attenzione. Ancora in un comunicato stampa del 7 settembre 2023, il ministero dell’Ambiente, guidato dal piemontese Gilberto Pichetto, indicava come “obiettivo più importante da raggiungere, nel più breve tempo possibile, quello di scongiurare il blocco dei veicoli Diesel Euro5 in Piemonte a partire dal 15 di settembre”.
Dove si trovano i dati sulla qualità dell’aria a Torino
La Regione Piemonte, l’Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente (ARPA), la Città metropolitana di Torino e il Comune di Torino dispongono di portali di informazioni aggiornate sulle limitazioni del traffico e sulla qualità dell’aria.
Rispetto a quello francese, sul versante italiano, si nota un minore peso pubblico delle associazioni ambientaliste e civiche, con un consistente ruolo di associazioni di categorie produttive. Il 7 settembre scorso, i commercianti ambulanti avevano organizzato una manifestazione a Torino contro le limitazioni imposte ai veicoli euro 5, che sarebbero circa 140.000 in Piemonte.
Le infrazioni europee
Sono pendenti nei confronti dell’Italia tre procedure di infrazione avviate dalla Commissione europea per l’insufficiente applicazione della direttiva sulla qualità dell’aria.
La prima riguarda i PM10, su cui è già stata adottata nel 2020 una sentenza della Corte di giustizia europea : ora si dovrebbe passare alla sanzione pecuniaria. La seconda riguarda il biossido di azoto, la sentenza della Corte è del 12 maggio 2022. La terza interessa invece i PM 2.5, in cui la procedura è stata avviata il 30 ottobre 2020, e che riguarderebbe Venezia, Padova e alcune zone vicino a Milano.
Secondo l’Agenzia europea dell’ambiente la cattiva qualità dell’aria in Italia avrebbe provocato 50.303 morti premature nel 2020.
Nel 2022, il valore limite giornaliero di 50 µg/m³ come media giornaliera è stato superato per più di 35 volte in un anno in 113 stazioni di rilevamento in Italia, in 29 zone su 82 distribuite in 11 Regioni, ma con maggiore concentrazione nella Pianura padana.