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    Home » Articoli » Vivace dibattito in Francia sul Conseil national de la Montagne
    Alpi del nord e Rodano

    Vivace dibattito in Francia sul Conseil national de la Montagne

    Corentin FenardCorentin Fenard31 Marzo 2025
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    Conseil national de la montagne, réunion à Bagnères-de-Luchon dans les Pyrénées le 2 février 2023 (c) Agence national de la cohésion des territoires
    Conseil national de la montagne, réunion à Bagnères-de-Luchon dans les Pyrénées le 2 février 2023 (c) Agence national de la cohésion des territoires
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    In un contesto di riduzione del debito pubblico, in Francia come in Italia, diversi enti e istituzioni sono oggetto di “razionalizzazione” o “semplificazione”, spesso con conseguente soppressione: è il caso del Conseil national de la Montagne in Francia.

    Creato nel 1985, è uno degli strumenti legati alla “loi montagne” (legge sulla montagna) e ad azioni a lungo termine sul territorio, come in altri Paesi europei. In vari Paesi sono state create anche reti di rappresentanti eletti della montagna: in Francia, l’Association des élus de montagne (Associazione dei rappresentanti eletti della montagna) e intergruppi parlamentari in Francia, Italia e al Parlamento europeo.

    La tendenza, tuttavia, non è ancora chiara: da un lato, ci sono segnali di rilancio del tema – come la legge sulla montagna in preparazione in Italia – mentre dall’altro, di un movimento in direzione opposta, come appunto l’abolizione del Consiglio nazionale in Francia.

    Il Conseil national de la Montagne

    La legge n. 85-30 del 9 gennaio 1985 (la “loi montagne”) ha istituito il Conseil national de la Montagne (CNM) con il compito di esprimere pareri sulla politica di sviluppo delle zone montane.

    Conta 90 membri che rappresentano le autorità locali, lo Stato, gli attori economici e le associazioni. Le sue competenze coprono settori quali il turismo, l’agricoltura, l’ambiente e la pianificazione territoriale. Il progetto di legge per la semplificazione della vita economica ne prevede l’abolizione, provocando la reazione dei rappresentanti eletti in montagna. Questo organo non si è più riunito dopo la pandemia e può essere convocato dal Primo Ministro.

    Nel dettaglio, il Consiglio, presieduto dal Primo ministro, opera con una segreteria generale fornita dalla l’Agence nationale de la cohésion des territoires (ANCT). Il Consiglio riunisce parlamentari, rappresentanti delle regioni e dei dipartimenti, rappresentanti dei sei massicci metropolitani e dei tre massicci d’oltremare, operatori socio-professionali e rappresentanti di associazioni.

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    Il ruolo del Consiglio è quello di monitorare e fare proposte per definire gli obiettivi di sviluppo, pianificazione e protezione delle aree montane.

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    Verso una razionalizzazione amministrativa ed economica

    L’emendamento presentato il 21 marzo da Christophe Naegelen (UDI – Libertés, Indépendants, Outre-mer et Territoires) in qualità di relatore e approvato dall’Assemblea nazionale il 24 marzo ha stabilito la soppressione del Consiglio nazionale della montagna. L’atto era parte di una serie di modifiche legislative della nuova “legge di semplificazione”, che riguarda le “1.000 agenzie” a cui viene attribuita una eccessiva dispersione di denaro pubblico.

    Il testo dell’emendamento ne rileva la scarsa attività, ma in realtà il Consiglio ha tenuto una riunione nel 2023 (a Bagnères-de-Luchon, nei Pirenei, il 2 febbraio) e lo scioglimento dell’Assemblea nazionale ha portato alla cancellazione della riunione prevista per l’11 luglio 2024.

    I rappresentanti eletti difendono la necessità di un organo di rappresentanza

    L’association nationale des élus de montagne (ANEM) e altri esponenti politici delle zone montane hanno espresso la loro preoccupazione in un comunicato stampa del 24 marzo. Ritengono che l’abolizione del Consiglio nazionale della montagna comprometterebbe la capacità di tenere conto delle voci e delle specifiche caratteristiche geografiche, economiche e sociali di queste regioni.

    I rappresentanti politici sottolineano che le aree montane coprono il 25% del territorio francese e interessano più di sette milioni di persone. Ritengono che la sua scomparsa complicherebbe il coordinamento delle politiche pubbliche in queste aree, in particolare in relazione alle sfide del cambiamento climatico, dell’attrattività economica e dello sviluppo sostenibile.

    Altre associazioni ed enti hanno espresso il loro disaccordo, tra cui la Fédération française des clubs alpins et de montagne, Mountain Wilderness e France Nature Environnement.

    Il governo propone une Atto III della Loi montagne

    Il 27 marzo 2025, Françoise Gatel, ministro francese degli Affari rurali, ha organizzato un incontro con i rappresentanti eletti delle zone montane per confermare il suo sostegno al Consiglio nazionale della montagna. In un comunicato stampa del 25 marzo, insieme ai ministri François Rebsamen (assetto territoriale e decentramento), Agnès Pannier-Runacher (transizione ecologica, biodiversità, foreste) e Nathalie Delattre (turismo), aveva già preso una posizione diversa rispetto alla decisione dell’Assemblea nazionale. Ha proposto di rilanciare il suo lavoro come parte dell’Atto III della Loi Montagne.

    Ci saranno cinque assi prioritari: servizi pubblici, turismo, agricoltura e silvicoltura, attrattività regionale e sviluppo, con l’adattamento al cambiamento climatico come questione trasversale. Il Consiglio avrebbe un ruolo di coordinamento e proporrebbe linee guida adeguate. Il dibattito sul Consiglio nazionale della montagna rientra anche nel quadro nei preparativi per i Giochi Olimpici del 2030.

    LEGGI ANCHE: Un incontro tra Caveri e Pannekoucke su politiche alpine e innovazione digitale

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    Corentin Fenard

    Nato a Roma e di nazionalità francese, è cresciuto all'interno di diverse culture, sviluppando nel contempo una passione per le Alpi. Appassionato di innovazione ed esperto in sviluppo territoriale e turistico, attualmente risiede nel Pays de Gex.

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