La giornata dello scorso mercoledì 10 dicembre ha segnato una tappa storica per l’Italia poiché la cucina italiana si trova ora ufficialmente inserita nella Lista del Patrimonio culturale immateriale dell’UNESCO. Tale decisione, presa in sede di riunione del Comitato intergovernativo a New Delhi, ha reso la Penisola il primo Paese al mondo a vedere riconosciuta l’intera cucina nazionale come Patrimonio dell’umanità.
Come l’Italia è divenuta Patrimonio UNESCO
L’Italia si è vista attribuire il titolo di Patrimonio culturale immateriale dell’UNESCO a seguito di un lungo e complesso iter perpetratosi sin dal 2023, anno che ha dato avvio al processo formale e alla presentazione del logo dell’iniziativa. A promuoverla sono state tre istituzioni simbolo del comparto, ovverosia l’Accademia Italiana della Cucina, la Fondazione Casa Artusi e la rivista “La Cucina Italiana”.
Il dossier, affidato a Pier Luigi Petrillo e allo storico dell’alimentazione Massimo Montanari, sottolinea la cucina italiana come rito condiviso, capace di coniugare creatività, diversità regionale, stagionalità e sostenibilità. Sulla scia della tematica e fil rouge “La cucina italiana tra sostenibilità e diversità bioculturale”, è deciso di non proporre un singolo piatto bensì l’insieme di pratiche e significati legati alla preparazione e al consumo dei pasti.
Nel novembre dell’anno seguente l’UNESCO esprime un parere preliminare favorevole, aprendo la strada alla decisione del Comitato intergovernativo riunito a New Delhi nel mese di dicembre. È in quell’occasione che la candidatura è ufficialmente approvata, generando un vasto coinvolgimento anche sui social network, dove si sono moltiplicati commenti e riflessioni sul ruolo centrale del cibo nell’identità italiana.
Che cosa significa davvero essere Patrimonio UNESCO
A differenza dei siti architettonici o naturali, la cui valorizzazione è immediatamente percepibile, il riconoscimento di un Patrimonio immateriale UNESCO come ora la cucina italiana ha confini più sfumati. È difatti stata premiata la pratica sociale della cucina, un insieme di gesti condivisi, convivialità, trasmissione dei saperi familiari, rispetto della stagionalità e attenzione all’ambiente.
Quanto alle ricadute economiche, una indagine interdisciplinare coordinata dal giurista Pier Luigi Petrillo ha mostrato che alcuni riconoscimenti generano effetti concreti: dopo l’inserimento dell’arte del pizzaiuolo napoletano nel 2017, i corsi professionali per pizzaioli sono passati da 64 a 246, con un aumento significativo anche delle scuole accreditate in Italia e all’estero.
UNESCO e Italia
In base alla Convenzione UNESCO, sino a oggi è riconosciuto un totale di 1.248 siti (972 siti culturali, 235 naturali e 41 misti) presenti in 170 Paesi del mondo. Attualmente l’Italia detiene il maggior numero di quelli inclusi nella lista dei patrimoni dell’umanità, ovverosia 61 tra cui sei siti naturali e otto paesaggi culturali.
Quanto alla lista del Patrimonio immateriale nella quale ora figura anche la cucina italiana, essa conta 788 tradizioni viventi tramandate nel tempo e provenienti da 150 Paesi del globo. L’Italia vantava già 20 elementi immateriali riconosciuti, dal pizzaiuolo napoletano alla cavatura del tartufo, ai quali si aggiunge anche il riconoscimento datato 2013 della più ampia tradizione della dieta mediterranea.
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