La cooperazione sanitaria transfrontaliera in Europa /6
Francia e Germania dispongono di solidi accordi bilaterali in cui inquadrare la cooperazione sanitaria, il Trattato dell’Eliseo e il Trattato di Acquisgrana. Essa ha però ha proceduto per singoli argomenti, dal soccorso d’urgenza ai grandi ustionati alle cure cardiologiche, e con diverse limitazioni.
Malgrado appaia dunque meno avanzata della cooperazione franco-belga, l’abitudine a collaborare ha consentito di salvare molte vite umane al primo apparire della pandemia COVID-19, con lo spostamento di pazienti. Inoltre, Francia e Germania cooperano anche con la Svizzera e con buoni risultati, per quanto parziali.
Lungo la frontiera tra Francia e Germania, come altrove, i primi progetti di ambito sanitario sono apparsi negli anni ‘90, per esempio con lo studio di fattibilità sull’assistenza sanitaria transfrontaliera promosso dall’organismo PAMINA oppure con la collaborazione tra il Centre Hospitalier di Sélestat e la St Josefsklinik di Offenburg, nell’ambito di Interreg II nel 1995. I successivi sviluppi, che si sono articolati in numerosi progetti e iniziative, hanno favorito un approccio globale per l’intera frontiera, che ha prodotto l’Accordo quadro franco-tedesco del 22 luglio 2005, a cui è seguito un documento di attuazione firmato il 9 marzo 2006, entrambi entrati in vigore il 1° aprile 2007[1].
L’accordo estendeva la cooperazione all’insieme della frontiera franco-tedesca, cioè l’attuale Regione del Grand-Est in Francia e in Germania i Länder del Bade-Wurtemberg, della Renania–Palatinato e della Sarre, e identificava i beneficiari, cioè la popolazione residente e domiciliata, le autorità di governo, i contenuti della cooperazione – per esempio interospedaliera – il meccanismo delle autorizzazioni e dei rimborsi.
Alla Convenzione quadro si riferiscono poi gli accordi di cooperazione, tra cui quelli in materia di cure cardiologiche (del 2013 nella sua ultima versione), di soccorso d’urgenza (2009), sui grandi ustionati (2009), sull’epilessia (2014), sulle persone disabili (2021).
Malgrado la solidità e l’articolazione della cooperazione franco-tedesca, che si appoggia sui Trattati dell’Eliseo (1963) e di Acquisgrana (2019), e che dispone di un Comitato per la cooperazione transfrontaliera, i problemi derivanti dalla scarsa armonizzazione europea restano evidenti, con tentativi di risoluzione a legislazione invariata, con l’approccio delle “B-solutions” o delle modifiche degli accordi bilaterali. Ne è un esempio la proposta formulata nel Comitato transfrontaliero (previsto dal Trattato) del 31 maggio 2021 in cui si sollevano i problemi di assicurazione-malattia dei figli di coppie separate – che dovrebbero avere una doppia cassa, una per Paese – oppure, come in altre frontiere interne, sui tempi di rimborso dei servizi sanitari[2], denotando elementi di cooperazione meno avanzata rispetto alla frontiera franco-belga.
L’accordo franco-tedesco costituisce inoltre lo sfondo per la cooperazione con la Svizzera – con i cantoni di Basilea e di Basilea-Città – per esempio con il progetto Interreg TRISAN che, partendo dalle esperienze dei primi anni 2000, ha inaugurato nel 2016 un comune centro di competenze – il modello è simile in altre frontiere, come per esempio nel CAWT nord-irlandese – per una comune programmazione e con il rafforzamento delle collaborazioni già esistenti, tra gli ospedali o nel soccorso d’urgenza.
L’esistenza di processi stabili e l’abitudine alla cooperazione hanno consentito di salvare vite umane sin dalla prima e più acuta fase della crisi pandemica del Covid-19. Già il 21 marzo 2020, ad avvenuta saturazione degli ospedali alsaziani, 7 pazienti furono trasferiti in Germania e 6 in Lussemburgo. L’accordo che comprendeva anche i movimenti di ambulanze esisteva dal 2009, ma alle frontiere franco-tedesche erano stati introdotti controlli e restrizioni di movimento sin dal 16 marzo, non regolati dagli accordi.
Così, i primi contatti tra sanitari sono iniziati il 12 marzo, mentre gli scambi telefonici tra sindaci e poi tra il presidente della Regione del Grand-Est e i presidenti dei Länder del 22 marzo hanno dato vita a una collaborazione d’emergenza che ha prodotto, al 20 aprile 2020, il trasferimento di 179 pazienti francesi in Germania.
Anche l’organizzazione di emergenza tra Francia e Svizzera era facilitata dall’abitudine a collaborare: già il 22 marzo esistevano passaggi di frontiera dedicati ai medici e pazienti, anche nel quadro del sistema ORCA in caso di catastrofi o crisi gravi, con riunioni della task force transfrontaliera due volte alla settimana[3].
Note
[1] Décret n° 2007-1039 du 15 juin 2007 portant publication de l’accord-cadre entre le Gouvernement de la République française et le Gouvernement de la République fédérale d’Allemagne sur la coopération sanitaire transfrontalière, signé à Weil am Rhein le 22 juillet 2005 JORF n.140 del 19 giugno 2007, e Arrangement administratif https://www.cleiss.fr/docs/cooperation/Allemagne-AA-09-03-2007.pdf
[2] Note d’Avis. Rembourdement des frais de santè transfrontaliers, Session du comité franco-allemand pour la Coopération Transfrontalière (CCT) du 31 mai 2021 https://www.agz-cct.eu/blob/2471728/f4ada6d94ef0a6bafa8d1a335e31c510/resolution-sante-31-05-21-data.pdf
[3] Enrico Martial, Coronavirus: Lussemburgo, Svizzera e Germania ospitano 115 pazienti francesi in rianimazione, in “Startmag”, 4 aprile 2020, e Come la Francia ha superato le frontiere con il virus, ivi, 27 aprile 2020.
Serie di sette articoli da un saggio di Enrico Martial nel volume “La cooperazione sanitaria transfrontaliera: sfide ed esperienze”, a cura di Raffaella Coletti e Gabriella Saputelli, Roma, Giuffré 2022, in una collana del ISSIRFA del Consiglio nazionale delle ricerche (CNR)
(segue domani con l’ultimo articolo della serie)
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