Nizza, con le sue particolarità, è una città di confine e ha avuto diverse nature: fu greca, romana, ligure, provenzale, savoiarda e infine francese.
Come tante tracce possano ritrovarsi in un solo luogo, dando oltretutto spazio ad altre influenze internazionali (basti pensare alla Promenade des Anglais e alla Cattedrale russa), è un motivo di interesse di grande curiosità.
Ciò che è certo, è che il cuore di “Nissa la Bella” è davvero mediterraneo, con il sole che la riscalda 300 giorni l’anno, le colline ricoperte di ulivi ed il mare calmo e temperato.
Cuore garibaldino e sabaudo
Per secoli, la Contea di Nizza savoiarda fu contesa dalla Francia. Il Ducato di Savoia e il Regno di Sardegna hanno lasciato l’impronta più profonda, malgrado le temporanee occupazioni nel periodo delle guerre di successione spagnola e austriaca, per sei anni dal 1691 al 1697 e dal 1707 al 1713, e infine nell’epoca napoleonica. Nel 1860, con il Trattato di Torino che confermò la cessione della contea di Nizza alla Francia nel quadro dell’unificazione italiana, si creò una cesura, che ebbe conseguenze anche negli anni successivi, con emigrazioni e la rivolta dei Vespri, nella crisi del 1871.
Lo stesso Giuseppe Garibaldi si fece eleggere nell’assemblea nazionale francese come tentativo di resistenza e di revisione del trattato di Torino. Una statua lo rappresenta oggi sulla piazza a lui dedicata, con uno sguardo fiero e forse un po’ malinconico, rivolto a est.
Effettivamente, la statua è rivolta ciò che doveva essere la Porta di Torino: un grande arco che, tra ‘700 e ‘800, era posto all’entrata dell’attuale avenue de la République, ovvero la vecchia Strada Reale che collegava Nizza a Torino, la capitale del regno sabaudo.
Le piazze del Regno di Savoia
Vi sono altri segni di collegamento tra Torino e Nizza. Place Garibaldi riecheggia Piazza San Carlo, con la sua forma rettangolare, i suoi portici, le sue sfumature d’ocra, le chiese e, persino, con lo storico Café de Turin.
Pensata e disegnata dai migliori architetti del regno, la piazza doveva riflettere l’importanza e il ruolo dei Savoia, rivendicandone al tempo stesso l’appartenenza.
Anche la più centrale piazza di Nizza, Place Massena, progettata dall’architetto Joseph Vernier, riprende lo stile piemontese. Il Consiglio d’Ornato indicò le pietre e i colori: si trattava della commissione che, nel periodo sabaudo, stabilì un piano per configurare la struttura urbana e architettonica di Nizza.
L’identità nell’architettura, nella lingua e nei piatti nizzardi
Le radici locali sono ancora più visibili nella parte più antica della città. Se ci si affaccia sul Vieux-Nice, si viene catapultati in un paesino della costa ligure, con le tipiche case dai colori pastello, i panni stesi al vento, le chiese e i palazzi nobiliari in stile barocco. Tra questi, troviamo il suntuoso Palazzo Lascaris, dimora della famiglia dei conti di Ventimiglia. Un altro Palazzo Lascaris, abitato dalla stessa famiglia nel XIX secolo, si trova a Torino ed è attualmente sede del Consiglio regionale del Piemonte.
Dal punto di vista linguistico, il nizzardo, come variante della lingua occitana, presenta molte caratteristiche comuni alla lingua ligure e delle Alpi del sud, così come vari italianismi. Questi sono entrati a far parte del niçois a seguito della decisione del duca Emanuele Filiberto di Savoia di introdurre l’italiano come lingua in sostituzione del latino, a partire dal 1561, a differenza di Savoia, Valle d’Aosta e diverse aree del Piemonte, in cui fu introdotta in anni ancora precedenti e anche per gli atti giuridici la lingua francese.
Infine, l’influenza delle diversità sabaude si ritrovano anche nei piatti tipici della città: la socca è un piatto a base di farina di ceci e olio d’oliva, simile alla farinata genovese o alla belecauda piemontese; la pissaladière è invece una specialità a base di cipolle, acciughe e olive, variante della pissalandrea ligure; i beignets de fleurs de courgettes sono dei fiori di zucca pastellati e fritti, questi di origine più mediterranea e della costa italiana.
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