Sarà attivata dal 2024 la tassazione unica per i lavoratori frontalieri italo-svizzeri. A fare il paio con tale beneficio è tuttavia l’introduzione dell’imposta sulla salute, abbozzata dalla Finanziaria firmata Giorgia Meloni.
Grazie alla loro reciprocità, i provvedimenti saranno applicati sia ai professionisti italiani con impiego in Svizzera e sia, viceversa, ai professionisti svizzeri con impiego in Italia. In particolare, le regioni coinvolte saranno Lombardia, Piemonte, Valle d’Aosta e la provincia autonoma di Bolzano per l’Italia e Cantone dei Grigioni, Cantone del Ticino e Cantone del Vallese per la Svizzera.
L’accordo
Il nuovo accordo introduce la cosiddetta tassazione concorrente, lasciando che ambedue Stato di residenza e Stato di impiego godano dei diritti di imposizione sul lavoratore frontaliero. I salari saranno dunque sottoponibili a tassazione nel Paese di svolgimento dell’attività lavorativa entro il limite dell’80% del totale; in seguito, il Paese di abitazione potrà applicare le proprie quote sui redditi eliminando la doppia imposta.
Sono state inoltre stabilite alcune misure transitorie per gli attuali professionisti italiani impiegati in Svizzera: a questi viene dedicato un regime di tassazione esclusiva nella nazione vicina sulla base delle disposizioni previste dal precedente accordo datato 3 ottobre 1974.
L’ordine del giorno
La modificazione alle normative vigenti si deve anche all’approvazione alla Camera, durante la scorsa primavera, di un ordine del giorno a cura del deputato valdostano Franco Manes e del collega trentino Dieter Steger. Qui viene richiamato l’articolo 2 dell’accordo, che definisce quale lavoratore frontaliero un soggetto “fiscalmente residente in un comune il cui territorio si trova, totalmente o parzialmente, nella zona di 20 chilometri dal confine con un altro Stato contraente”. Il documento tiene conto che nella sola Valle d’Aosta 51 dei 74 paesi ricadono in tale categoria nonché “delle ridotte dimensioni territoriali e demografiche della regione, della sua conformazione orografica, dello sviluppo dell’articolazione viaria” e invita a considerare “tutto il territorio valdostano zona frontaliera”.
L’imposta sulla salute
L’articolo 50 della bozza di legge in prossima adozione nel 2024 prevede che i lavoratori frontalieri italiani versino una imposta al Servizio sanitario nazionale di ammontare oscillante tra il 3% e il 6% del salario complessivo. Tale cifra, stabilita dalla regione di provenienza del singolo professionista, fungerà poi da contributo aggiuntivo al personale impiegato nelle zone di frontiera: la finalità ultima, in questo caso, è di incentivare medici e infermieri a prestare servizio in Italia anziché all’estero.
I lavoratori frontalieri
Secondo quanto reso noto dall’Ufficio federale di statistica della Svizzera, il numero di lavoratori con permesso per frontalieri è aumentato del 6,1% tra il 2021 e 2022, toccando quota 380 mila, circa il 7,3% dei lavoratori complessivi.
La crescita più rilevante è stata registrata nel Cantone di Ginevra (+7,6%), seguito dal Cantone di Vaud (+10,6%) e dal Cantone del Ticino (+4,4%); guardando all’età, la fascia maggiormente interessata risulta quella tra i 35 anni e i 44 anni (+5,8%).
Il settore di impiego più rappresentativo è in questo caso il settore terziario, dove i frontalieri ricoprono il 68,6% delle mansioni; secondo posto per il settore secondario (30,7%) e ultimo per quello primario (0,7%).
La situazione tra Francia e Svizzera
Anche tra la Svizzera e la vicina Francia sono già in vigore alcune apposite misure dedicate al lavoro frontaliero.
Una prima convenzione tra i due Paesi stabilisce per i professionisti la residenza fiscale francese, imponendo loro di dichiarare i propri redditi complessivi ma eliminandovi automaticamente ogni doppia tassazione. Restano esclusi dalla misura coloro che possiedono un contratto in Francia ma svolgono il proprio mestiere in Svizzera o i detentori di partita iva indipendenti.
Un secondo accordo quadro multilaterale siglato nel giugno scorso prevede inoltre una serie di agevolazioni a protezione sociale legate al telelavoro tra Francia e Svizzera. Questo permette a tutti quegli impiegati che svolgono mansioni a distanza per meno della metà del loro tempo di attenersi alla legislazione sociale della nazione di impiego.