L’ operazione di rassicurazione sembra completata: i lavori per il ripristino della ferrovia “storica” del Fréjus sono in corso, la completa riapertura è attesa per l’autunno 2024, forse per novembre. Lo hanno ancora confermato venerdì 2 febbraio Matthieu Chabanel, amministratore di SNCF Réseau (l’equivalente di Ferrovie dello stato, gestore della rete) e Christophe Fanichet, amministratore di SNCF Voyageurs (l’equivalente di Trenitalia) che sono andati a vedere il cantiere a La Praz, nel comune di Saint-André in Maurienne. Vi lavorano ormai sette giorni su sette le macchine che stanno sgomberano i detriti caduti nella frana del 27 agosto scorso e che hanno interrotto da allora il traffico ferroviario merci e passeggeri tra Italia e Francia.
Chabanel e Fanichet si sono riuniti anche con i principali esponenti politici della Savoia e della Maurienne. La loro visita è un ultimo atto di rassicurazione dopo un momento di vero nervosismo, scattato qualche giorno prima.
Il putiferio
Il 26 gennaio, su Les Échos, il principale giornale economico francese, Emmanuel Manier, capo della direzione Ingegneria di SNCF Réseau per la Francia del sud-est, aveva da un lato considerato probabile il salvataggio della galleria di La Praz, su cui ancora insistono i detriti, ma annunciato una verifica in un paio di settimane. Per quanto meno probabile, se l’esito fosse stato negativo la galleria doveva essere ricostruita per almeno 18 mesi, facendo slittare a riapertura della ferrovia del Fréjus al 2026.
È da un po’ di tempo che i malumori nella Maurienne si fanno sentire, anche per il traffico interno alla Francia. L’interruzione della ferrovia a Saint-Jean-de-Maurienne non permette di raggiungere in treno né Saint-Michel-de-Maurienne né Modane. Nella parte alta della Maurienne si trovano stazioni di sci importanti, da Galibier-Thabor con 160 km di piste a Orelle, località di accesso alle Trois Vallées (600 km di piste), oltre a Valfréjus (135 km), ad Aussois (55 km e 30 km di fondo), a Val Cenis (125 km) e alla bellissima Bonneval sur Arc. Si tratta di un danno economico ingente.
Il nervosismo era poi già presente al Comitato frontaliero del Trattato del Quirinale, che si è riunito a Torino il 31 ottobre scorso, e che aveva evocato la questione nel corso della riunione. In sala stampa, alcuni giornalisti italiani lamentavano l’indifferenza “francese” a iniziare i lavori e a ripristinare la linea in qualche settimana e non in lunghi mesi. Si faceva notare, a confronto, la relativamente rapida ricostruzione del pur complicato ponte Morandi a Genova.
Reazioni e rassicurazioni
Come abbiamo riportato su Nos Alpes, le reazioni sui giornali e sui media all’annuncio dell’ingegnere Manier sono stati rapide. Domenica 28 gennaio, il Presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio e l’assessore ai trasporti Marco Gabusi avevano parlato di “ritardi inaccettabili”. Paolo Foietta, presidente della delegazione italiana della Commissione intergovernativa (CIG) per la Torino-Lione aveva espresso analoghe preoccupazioni.
Il lunedì successivo, 29 gennaio, in riunione della stessa CIG, Paolo Foietta aveva già ottenuto rassicurazioni sull’integrità della galleria a La Praz e sul ripristino della ferrovia del Fréjus “per l’autunno”.
Alla sera dello stesso 29 gennaio, davanti a 300 persone, Emmanuel Manier, l’ingegnere capo che aveva ipotizzato lavori fino al 2026, ha confermato che la galleria è salva. Nell’incontro, con le domande del pubblico, sono spiegati le attività in corso e il calendario previsto. Erano presenti tra gli altri Béatrice Leloup, direttrice regionale di SNCF Réseau, il prefetto della Savoia, François Ravier, la sottoprefetta Karima Hunault, il sindaco di Modane Jean-Claude Raffin, la deputata Emilie Bonnivard e rappresentanti del Consiglio dipartimentale della Savoia. Una rappresentanza quindi di primo livello che si è confrontata con le domande dei presenti.
Mostrare che i lavori sono in corso
Con la visita del 2 febbraio dei due amministratori di SNCF Réseau e SNCF Voyageurs, Matthieu Chabanel e Christophe Fanichet, si è potuto mostrare che malgrado l’inverno (mite) i lavori procedono. La ditta incaricata opera sette giorni su sette e utilizza anche scavatori guidati in remoto.
Lo sgombero dei materiali, per il quale erano previsti due o tre mesi, sarà completato probabilmente già per metà febbraio. Una volta rimossi i detriti, vi sarà il consolidamento della parete, durante la primavera e l’estate. Per il calendario vi saranno probabilmente nuovi aggiornamenti nelle prossime settimane.
Il traffico passeggeri potrebbe riprendere parzialmente a settembre
Si registra anche uno sforzo per rimettere in funzione il servizio passeggeri. Il sindaco di Saint-Jean de Maurienne, Jean-Claude Raffin, ha riferito dell’ipotesi di SNCF Passagers per una ripresa dei collegamenti sulla linea sin da settembre, compresi quelli dell’alta velocità.
Vi sarebbe il trasbordo su pullman per il solo breve tratto interrotto, da Modane o a Saint-Michel fino a Saint-Jean-de-Maurienne per riprendere poi il viaggio su rotaia. Si tratta di una soluzione che probabilmente sarebbe già attuata se il collegamento non fosse tra Italia e Francia, ma all’interno a un solo Paese membro.
Prima della frana del 27 agosto 2023, circolavano sulla ferrovia italo-francese del Fréjus tra cinque e sei treni ad alta velocità, in andata e ritorno, e circa trenta treni merci, ora spostati su strada e solo in modesta parte recuperati sulle rotaie lungo la costa.