Economia e politica

Sul versante italiano del tunnel di Tenda volano gli stracci

Abbattimento Diaframma Tunnel Tenda

Il confronto dei responsabili politici locali del versante italiano con l’impresa e con ANAS sul tunnel di Tenda è particolarmente aspro.

Dal 28 febbraio scorso, giorno della riunione della conferenza intergovernativa (CIG) sul tunnel di Tenda, non c’è pace sul versante italiano.

L’incontro si era concluso con un tentativo di mantenere la data di apertura a fine giugno 2024. Non veniva accolta, per il momento, la richiesta di proroga di tre mesi dell’impresa Edilmaco, ma si riconoscenza l’esistenza di ostacoli, da esaminare con un aggiornamento tra marzo e aprile. La decisione giungeva in un contesto in cui, tra Comuni e Provincia, la sfiducia era persa da tempo, come abbiamo dato conto.

La Regione Piemonte accende le polveri

Discostandosi dalla posizione generale della Conferenza intergovernativa, al termine dell’incontro del 28 febbraio la Regione Piemonte ha diffuso un comunicato stampa particolarmente aspro. Vi si chiedeva ad ANAS di “rifiutare con durezza qualsiasi altro cronoprogramma diverso da quello presentato dall’azienda a dicembre”, quindi anche alla verifica di marzo. Contraria a “qualsiasi rinvio” la Regione Piemonte chiedeva che all’azienda fossero “applicate tutte le penali previste dal contratto” da devolvere poi alle aziende e al turismo per i danni subiti in ragione dei ritardi.

La risposta dell’impresa

Il 4 marzo, l’azienda Edilmaco ha risposto rivendicando il proprio impegno – non valorizzato nella comunicazione e nella stampa – in mezzo a complicazioni binazionali, ai problemi sorti con la tempesta Alex del 3 ottobre 2020, alle complicazioni amministrative, compresa l’attesa dell’approvazione del progetto esecutivo. Si tratta di cause, diceva Edilmaco, “non imputabili all’appaltatore, che a oggi rendono impossibile il rispetto del termine del mese di giugno 2024”. Rigettando le accuse, Edilmaco da un lato richiedeva uno sforzo di verità anche nei confronti degli enti locali, dall’altro metteva in discussione il termine di fine giugno.

La sindaca di Cuneo fa appello al ministro Salvini

Il giorno successivo, il 5 marzo, appena letta la lettera di Edilmaco e viste le reazioni, la Sindaca di Cuneo, Patrizia Manassero, ha scritto una vivace lettera al ministro dei Trasporti, Matteo Salvini, facendo appello quindi al livello politico superiore e mettendo in copia il presidente della Regione, Alberto Cirio.

La sindaca ha letto “con sgomento e irritazione” il comunicato di Edilmaco, in cui individua elementi “gravi e disarmanti” da confermare, “ in capo all’ANAS e al commissario straordinario Nicola Prisco”. Il tono è ancora più forte dei due comunicati precedenti: con “elementi tecnici ed economici surreali”, “tempi lunghissimi nei lavori difficili da comprendere”, con gli amministratori locali “paralizzati dai ritardi” che producono “ricadute pesantissime”. La sindaca ha poi evocato anche il collegamento ferroviario Cuneo-Breil-Ventimiglia “ridotto al lumicino”. Invitava quindi il ministro Salvini a una visita, ospitando magari un suo incontro con il ministro francese dei trasporti, Patrice Vergriete.

La governance dell’indignazione

Tra le prime reazioni, il presidente della Provincia di Cuneo, Luca Robaldo, ha confermato di “dubitare dell’operato del commissario straordinario Nicola Prisco”.

Il 5 marzo, in Consiglio regionale del Piemonte, l’assessore ai trasporti Marco Gabusi, ha ribadito la posizione sull’azienda e a favore delle penali, per quanto con toni meno accesi.

A rincarare la dose ci ha pensato anche il geologo Giorgio Martinotti, tecnico apprezzato, ora in pensione, coinvolto negli studi per i tunnel di base della Torino-Lione e del Brennero, o di gallerie di impianti idroelettrici e di siti minerari. L’esperto si è espresso anche lui con toni indignati a La Stampa Cuneo alla vigilia della CIG del 28 febbraio e poi ancora il 9 marzo. La colpa è di tutti, gli aspetti critici sarebbero più numerosi di quelli resi pubblici, e bisognerà aspettare non settembre 2024, ma il 2025, e chissà in che mese.

Il 7 marzo, Germana Avena, sindaca del Comune di Roccavione (2600 abitanti all’imbocco della valle Vermenagna che conduce al Tenda), ha superato infine il confronto tra enti pubblici per fare appello ai cittadini su Change.org, con una petizione per la riapertura del traforo. All’11 marzo aveva raccolto oltre 3.800 firme.

L’indignazione aveva infine prevalso sulla governance, anche locale.

Il ministro Salvini si prepara alla visita

L’8 marzo, Giorgio Bergesio, senatore della Lega-Salvini, ha iniziato a spegnere l’incendio. Ha confermato che il ministro Matteo Salvini si tiene informato e che andrà sui luoghi. La data di giugno va mantenuta anche se vi potranno essere slittamenti tecnici, come concordato il 28 febbraio.

Ha anche sottolineato che “gli aspetti contrattuali tra Anas e impresa rientrano in un ambito ben diverso dalle attività di campagna elettorale”.

Si tratta di un gesto di disapprovazione nei confronti del primo comunicato emesso dalla Regione Piemonte il 28 febbraio, quello che aveva dato fuoco alle polveri.

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