In concomitanza con la Giornata internazionale della donna dello scorso venerdì 8 marzo, a Manosque (Alta Provenza) è stata posata la prima pietra della Casa delle donne (Maison des femmes) intitolata alla magistrata e donna politica Simone Veil. Una volta terminata la costruzione, lo scopo della struttura sarà quello di offrire un luogo di accoglienza unico, discreto e sicuro alle vittime di discriminazioni e violenze.
La Casa delle donne di Manosque
Dotata di 250 metri quadri di ampiezza, la Casa delle donne di Manosque si configurerà quale luogo di sostegno personalizzato e ascolto individuale per tutte le donne. Tra i servizi offerti primeggiano percorsi di uscita dalla violenza, supporto socio-sanitario e psicologico nonché rinvio ai centri di consulenza per l’accesso ai diritti, all’assistenza sanitaria e all’occupazione; presenti anche programmi dedicati ai bambini e ai ragazzi a loro volta identificabili come co-vittime.
Il completamento dei lavori sull’edificio, messo a disposizione dall’amministrazione locale, è previsto entro il mese di marzo di quest’anno. L’iniziativa gode di un finanziamento da parte della Regione del Sud pari a 1.000 euro nonché di 80 mila euro elargiti per il tramite del Centre d’Information Des Femmes et des Familles (CIDFF, Centro di Informazione delle Donne e delle Famiglie) delle Alpi di Alta Provenza.
In attesa dell’apertura ufficiale della Casa delle donne di Manosque, è stato allestito all’interno di un appartamento locale un punto di assistenza della vulnerabilità femminile. Nel 2022 esso ha accolto 1.150 persone di cui 186 vittime di violenza e 20 donne alla ricerca di un impiego. Per il 2023 la Regione ha approvato una sovvenzione di funzionamento pari 30 mila euro per sostenere una offerta quanto più possibile completa.
Oltre la Casa delle donne di Manosque, la situazione in Alvernia-Rodano-Alpi
Stando a quanto monitorato dall’Institut National de Statistique et des Études Économiques (INSEE, Istituto Nazionale di Statistica e Studi Economici), nel 2020 il 7,2% delle donne di età compresa tra i 25 e i 34 anni e il 15% di delle donne di età compresa tra i 35 e i 49 anni viveva sola assieme ai propri figli; appena l’anno successivo, il 30% di queste famiglie monoparentali era chiamato ad affrontare condizioni di povertà relativa.
Nonostante un livello di istruzione superiore (31,3% di diplomate), la presenza femminile nel mercato del lavoro risulta ancora inferiore, con un tasso di partecipazione del 73,2% rispetto al 78,4% degli uomini. Per un orario di impiego equivalente, il salario medio annuo netto della fascia femminile è di 26.312 euro rispetto ai 31.314 euro della controparte maschile. Ancora ben lontane dalle posizioni dirigenziali (17,5% contro il 23,3% degli uomini), le donne si occupano prettamente di manutenzione (6,3% delle occupate), insegnamento (5,4% delle occupate) e di assistenza alla cura (5,3% delle occupate).
Quanto al panorama politico, anche in questo caso la parità di genere procede lentamente a livello locale. Se a oggi il 43,4% delle posizioni di assessori e consiglieri è ricoperta da donne, soltanto il 22,1% dei sindaci della regione veste una fusciacca al femminile.
Le donne in Italia tra luci e ombre
Sul totale degli oltre 4 milioni e 800 mila imprenditori attivi sul territorio italiano nel 2021, le donne rappresentano il 30,0%, con una lieve crescita rispetto al 2015 (29,1%). A fronte di una età minore rispetto alla controparte maschile (49 anni contro 52 anni), soltanto il 34,5% delle professioniste (23,4% degli uomini) ha conseguito un titolo di studio terziario.
Si riscontra anche una operatività femminile predominante nel comparto dei servizi (34,2%), dove esse risultano impiegate nei settori di sanità e assistenza sociale (49,3%) e istruzione (44,0%); seguono ma a distanza alloggio e ristorazione (37,1%), industria (21,6%) e costruzioni (7,6%). In aggiunta, poco meno di un milione di esse svolge la propria attività senza dipendenti (64,8%, a fronte del 62,4% degli uomini), una condizione che pare caratterizzare in modo specifico le figure under 35 (72,8%) del Nord-Ovest della Penisola (68,9%).
Tuttavia, la disparità di genere in ambito lavorativo non è la sola problematica che affligge le donne italiane. Difatti, secondo quanto registrato dall’ISTAT (Istituto Nazionale di Statistica), nell’ultimo trimestre del 2023 le chiamate al numero di emergenza 1522 sono aumentate esponenzialmente arrivando a totalizzare 21.132 telefonate, un incremento percentuale del +88,9% rispetto al trimestre precedente e del +113,9% rispetto allo stesso periodo del 2022. Molte di tali prese di contatto concernono unicamente l’assunzione di informazioni a seguito delle campagne promozionali e della crescita della sensibilizzazione dovuta ad alcuni fatti di cronaca rilevanti (+108,9% rispetto al trimestre precedente); altre invece sono state funzionali a chiedere aiuto in caso di violenza (+61,3%) e soprattutto di stalking (+113,8%).