Terza parte del racconto sulla cacciata del diavolo, che questa volta incrocia anche un affresco di Giotto…
Il Santo Natale è alle porte. Non manca molto. Il Grande Sabba si avvicina.
L’Abbé Gaël non si sente ancora pronto ad affrontare il diavolo. Visita la piana per diverse notti, ma non vede mai nulla. Fino a quando, a venti giorni esatti dalla Vigilia, in una notte senza Luna e senza stelle, al fondo della piana un cumulo di neve si alza e si accende in un fuoco. È Lucifero. Il diavolo più spietato, che si prepara a radunare i suoi seguaci. A Plan de dance il suo ballo è uno spettacolo infernale. Il male è tornato in Valle e ora danza sotto gli occhi dell’Abbé Gaël.
Non è ancora pronto ad affrontare il maligno, non è un esorcista e ora, che la luce della sua fede si è affievolita, non si fida abbastanza di sé stesso. Ma dovrà essere pronto per il Grande Sabba della Vigilia.
Consulta i testi conservati nella sua piccola biblioteca personale all’interno della chiesa di Challand-Saint-Victor, ma nelle sacre scritture e nei suoi vecchi libri non trova consigli per affrontare il demonio. Gli serve aiuto. Ad Assisi ha un vecchio amico frate, esperto di esorcismi ma non ha sue notizie da molto tempo. Deve trovarlo, deve partire e tornare entro il 24 dicembre.
Prepara il suo carretto trainato dal mulo, racimola qualche provvista e si mette in viaggio. Per una settimana intera procede quasi senza sosta. Di tanto in tanto, si ferma a riposare gli occhi, tra sogni di luce e tenebre. La sua anima è tormentata dalle fiamme del male e dallo splendore del bene. Ma finalmente dopo tanta fatica arriva ad Assisi.
Il suo vecchio amico è anziano, cieco e molto malato ma la sua conoscenza e il suo spirito sono rimasti intatti. A lui confessa la sua confusione e i suoi dubbi. Il vecchio prete lo conduce all’interno della Basilica di San Francesco nel cuore della notte.
-Quando la fede non basta per darci le risposte che cerchiamo, dobbiamo rifugiarci nell’arte. Il grande Giotto su questa parete raffigura una vicenda tramandataci da San Bonaventura da Bagnoregio. Tu che godi ancora del prezioso dono della vista, ammira. Nella Leggenda maggiore il Santo ci narra della cacciata dei diavoli da Arezzo da parte del grande Francesco che disse a un suo compagno: “Va, e in nome di Dio, scaccia via i diavoli così come dal Signore stesso ti è stato ordinato, gridando fuori della porta”. E come questi gridò i demoni fuggirono. Dovrai fare lo stesso amico mio.
-Cosa devo gridare? Con la tua conoscenza aiutami.
-Non c’è persona o testo che possa aiutarti. Dovrai cercare la fede nel profondo del tuo cuore. Dovrai gridare e ballare, ma guardati bene, amico mio, di non cadere in tentazione, non unirti alla loro danza. Segui la luce del Signore e cacciali via. Io credo in te.
I due preti rimangono davanti all’affresco ancora qualche istante, con le lampade in mano. Il vecchio frate ingobbito regge la lanterna a fatica, ormai non vede nemmeno più le ombre ma resta lì a fare luce all’amico, affinché possa godere dell’opera di Giotto che ritrae Francesco in ginocchio fuori dalle mura della città di Arezzo, mentre un suo fratello con il braccio alzato, in segno di benedizione, caccia i demoni. E questi scappano nei cieli. Bene e male contrapposti.
L’Abbé Gaël saluta il vecchio amico, ora è pronto a tornare e combattere il demonio.
per l’ultima parte, ci vediamo domani su Nos Alpes …
prima parte: La cacciata del diavolo e il mont Carogne
seconda parte: La cacciata del diavolo e il Plan de Danse