Tra talento narrativo e rigore storico, Cédric Gras si sforza di gettare luce su di un capitolo poco conosciuto ma pur sempre affascinante dell’alpinismo mondiale, la vicenda tragico-politica de “Les alpinistes de Mao” (“Gli alpinisti di Mao”). L’avventura è quella di Xu Djin e Liu Lianman, costretti nel 1960 a scalare senza esperienza una delle cime più alte del Pianeta sotto gli ordini del regime di Mao Zedong.
Il volume si è peraltro aggiudicato una menzione speciale al Salon du livre de montagne di Passy nel 2023, accanto al premio vero e proprio assegnato a “Le Monde d’en Haut” di Raymond Renaud. Edito dalle Éditions Stock nel marzo del 2023, esso è acquistabile sul sito web della casa al prezzo di 20,90 euro per la versione cartacea e di 9,49 euro per la versione digitale.

“Gli alpinisti di Mao”
“Gli alpinisti di Mao” ha come sua tela di fondo la Cina dell’allora presidente del Partito Comunista Cinese nonché rivoluzionario e uomo di Stato Mao Zedong, una delle figure dominanti della storia asiatica del Novecento. Basandosi su documenti inediti in mandarino e russo, Cédric Gras ricostruisce le vicissitudini di Xu Djin e Liu Lianman, semplici proletari trasformati in scalatori per caso, protagonisti di una impresa che fonde propaganda e tragedia.
Ma facciamo un passo indietro.
È il 1960 quando i due uomini, che mai avevano visto montagne né praticato alpinismo, vengono incaricati dal partito di scalare il Qomolangma, meglio conosciuto come Everest. Sulla vetta più alta del mondo (8.849 metri) essi devono depositare un busto di Mao Zedong, a fungere da simbolo della supremazia cinese e della sua facilità nel conquistare anche i pendii più ripidi e impervi.
In un contesto segnato da carestie e repressioni, dunque, i due affrontano una spedizione costellata di pericoli, tra morti sfiorate e memorie di altri decessi in vetta come quelli di Sandy Irvine e George Mallory. Nonostante la loro dedizione, che li porta in cima come già sette anni prima Edmund Hillary e Tenzing Norgay, essi vengono relegati in campi di rieducazione, finendo così per portare nelle rispettive tombe i segreti di quei terribili mesi.

Cédric Gras
Nato nel 1982 a Saint-Cloud (Hauts-de-Seine, Île-de-France), Cédric Gras è uno scrittore e viaggiatore noto specialmente per la sua capacità di intrecciare nella penna avventura e storia. Dopo un percorso di studi in geografia portato a termine tra Canada e India, egli ha viaggiato attraverso Mongolia, Cina e Tibet percorrendo lunghi tratti a piedi, a cavallo e in bicicletta.
Tra le sue opere più note troviamo “Les alpinistes de Stalin” (“Gli alpinisti di Stalin”, vincitore del prestigioso “Prix Albert-Londres” nel 2020 e del “Premio Leggimontagna” nel 2023. Al pari de “Gli alpinisti di Mao”, questo racconta dei fratelli alpinisti russi Vitali e Yevgeny Abalakov, che hanno attraversato il secolo rosso sognando di conquistare l’Everest per conto dell’URSS.
Altri suoi libri, come “La mer des cosmonautes” (“Il mare dei cosmonauti”), resoconto della vita quotidiana della rompighiaccio Akademik Fedorov responsabile del rifornimento delle basi russe in Antartide, dimostrano la sua passione per i confini estremi del mondo. La stessa che lo ha condotto a una carriera nei panni di direttore delle Alliances Françaises in diverse città della Russia tra cui Vladivostok e Donetsk, luoghi ultimi di ambientazione del suo “L’hiver aux trousses” (“L’inverno sul sentiero”).
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