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    Home » Articoli » Napoleone e il Forte di Bard, il contesto del racconto
    Racconti

    Napoleone e il Forte di Bard, il contesto del racconto

    Jacques MartinetJacques Martinet5 Marzo 2025
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    Napoléon au Grand-Saint-Bernard, détail
    Napoléon au Grand-Saint-Bernard, détail

    Dopo i quattro episodi del racconto di Jacques Martinet su Napoleone al Forte di Bard, ecco qualche elemento di inquadramento.


    La seconda campagna d’Italia, compiuta nell’anno 1800, è stata una delle tante dimostrazioni del genio strategico di Napoleone. Il passaggio dell’Armée de Réserve dal Colle del Gran San Bernardo colse di sorpresa l’esercito austriaco che fu definitivamente sconfitto a Marengo e costretto a ritirarsi dai territori attuali di Piemonte, Liguria e Lombardia.

    L’unico ostacolo che mise in seria difficoltà gli esiti della campagna lampo francese fu il Forte di Bard in Valle d’Aosta. Nelle carte geografiche con cui i generali e Napoleone prepararono la loro discesa fulminea in Italia, il forte era segnato come un semplice castello e man mano che l’esercito si avvicinava a Bard e raccoglieva informazioni, si comprese che far passare l’artiglieria pesante sarebbe stato molto più impegnativo del previsto.

    Berthier, generale dell’esercito, comunicò le sue preoccupazioni in una lettera a Napoleone. La battaglia durò dal 20 Maggio fino alla resa austriaca del 1° giugno. Dopo la vittoria a Marengo, Napoleone ordinò di radere al suolo quel “villain castel de Bard”. Il forte è stato ricostruito solo nel 1827 su ordine di Carlo Felice, temendo una nuova aggressione francese al Regno di Sardegna.

    I disegni di Napoleone al Colle del Gran San Bernardo lo ritraggono sul suo solito cavallo bianco, ma il Console di Francia passò il valico su un mulo, guidato da Pierre-Nicolas Dorsaz, abitante di Bourg-Saint-Pierre, in Vallese, che accompagnò il gruppo fino a Étroubles in Valle d’Aosta.

    La figura di Dorsaz contribuì a umanizzare Napoleone: una delle fonti su questo strano incontro afferma che la guida non era al corrente di quanto fosse illustre l’uomo che lui chiamava “capitano” e i due ebbero modo di parlare e confidarsi a lungo durante la traversata. Napoleone solo alla fine del viaggio si presentò alla guida come Console Bonaparte e gli promise di inviargli denaro a sufficienza per sposarsi e comprare casa.

    Lo testimonia una lettera di ringraziamento di Dorsaz datata 1801 dove scrive: “Tout le monde bénit le nom Bonaparte”. Si sposò con Eléonore Genoud, comprò una casa nel suo villaggio e lì nacquero i suoi due figli.

    Per quanto riguarda i risarcimenti a Bourg-Saint-Pierre e all’Ospizio del Gran San Bernardo Napoleone fu meno di parola. I registri del convento riportano alcuni dati significativi sulle risorse fornite all’esercito: 27.703 bottiglie di vino, 3.497 libbre di formaggio, 1.758 libbre di carne e 495 libbre di pane, senza contare le coperte e i danni subiti dalle strade e abitazioni del piccolo borgo del Vallese. I monaci ottennero una somma di gran lunga inferiore a quella pattuita, così come il comune di Bourg-Saint-Pierre.

    Questo risarcimento è stato simbolicamente saldato dal presidente francese François Mitterrand. In visita nel 1984, lo definì “un comune amico” e consegnò un medaglione in bronzo raffigurante Napoleone che attraversa il Passo del Gran San Bernardo.

    La figura di Pierre Cornaille, abitante di Bard, è certificata da varie testimonianze, ed è stato molto più di una semplice spia austriaca. Come ricorda il canonico Pierre-Louis Vescoz, Cornaille diede consigli anche ai francesi, ad esempio sulla scelta del posizionamento dei loro cannoni per tirare direttamente sulla porta del forte. Seppe “offrire una candela a Lucifero e l’altra a San Michele”. Fu proprio lui a recapitare l’ultimo invito alla resa al comandante austriaco Bergkopf, che, ormai senza alternative, dovette accettare.

    In Valle d’Aosta e in Vallese restano numerose tracce del passaggio di Napoleone: dai reperti conservati negli alloggi e negli alberghi in cui soggiornò, ai bambini nati con il suo nome dopo il suo passaggio. Un ricordo ancora vivo nella cultura valdostana è rappresentato dai costumi delle Landzette. Queste maschere sono tipiche di uno dei carnevali medievali tra i più antichi d’Italia, quello della Coumba Freida. I costumi delle Landzette sono vistosi e colmi di lustrini, specchietti e si ispirano alle divise dell’Armée de Réserve. Ogni anno, durante il carnevale, sfilano per le strade rimarcandone il ricordo.

    Inoltre al Forte di Bard, in estate, si tiene una ricostruzione della battaglia tra gli austro-piemontesi e i francesi.

    Nonostante le presenti guerre e quelle future riempiranno nuove pagine di storia, la memoria di Napoleone non cesserà di esistere. Tutti i personaggi citati e documentati nei racconti vissero nell’epoca napoleonica. Per chiudere, citiamo, con una rivisitazione che si addice al periodo analizzato, l’epilogo del film di Stanley Kubrick, Barry Lindon:

    “Fu durante il regno di Napoleone che i suddetti personaggi vissero e disputarono, buoni o cattivi, belli o brutti, ricchi o poveri ora sono tutti uguali”.

    Fort de Bard du costé d'Yvrée, entre 1700-1799, Bibliothèque nationale de France, département Cartes et plans
    Fort de Bard du costé d’Yvrée, entre 1700-1799, Bibliothèque nationale de France, département Cartes et plans

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    Jacques martinet
    Jacques Martinet

    Ha studiato al Dams a Torino e poi all’Alma Mater a Bologna. Nel 2022 un tirocinio lo ha portato a Roma, a lavorare inizialmente nella produzione della serie Suburræterna e poi in altre produzioni cinematografiche. Appassionato di letteratura e sceneggiatura ha pubblicato il suo primo racconto sul sito Racconti nella rete dell'associazione LuccAutori.

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