Inverni più miti, estati più secche, primavere e autunni più intensi: come muta la montagna alla luce del cambiamento climatico? È la domanda cui ha tentato di dare risposta il Laboratorio di climatologia alpina sul Monte Rosa, con un monitoraggio lungo 12 mesi in condizioni atmosferiche a oltre 3 mila metri di altitudine.
Gli eventi meteorologici estremi primaverili
Tra il mese di giugno del 2024 e il mese di maggio del 2025, LabClima si è occupato di osservare, raccogliere e analizzare una serie di dati concernenti l’impatto del cambiamento climatico in montagna. Questo perché un nuovo ciclo climatico sembra emergere con chiarezza, portando l’ambiente alpino a vivere una accelerazione nei fenomeni meteorologici e una variazione profonda nella distribuzione delle precipitazioni.
Tra le informazioni più allarmanti saltate agli occhi dei ricercatori del spicca la concentrazione di eventi intensi e a tratti estremi lungo i mesi primaverili. Tra il 15 e il 17 aprile scorsi, non a caso, Valle d’Aosta e Piemonte ma anche i vicini Savoia e Vallese sono stati colpiti da tre giorni di forti piogge che hanno generato valanghe e difficoltà per le attività montane e agricole.
Temperature nella media e precipitazioni allarmanti
Uno dei periodi di monitoraggio più interessanti per ciò che concerne il cambiamento climatico in montagna è stato quello invernale, sempre più asciutto a fronte di altre stagioni intermedie con precipitazioni nettamente sopra la norma. In tale contesto, le nevicate primaverili, seppure abbondanti, non sono però in grado di compensare la siccità invernale, generando invece fenomeni critici concentrati in brevi finestre temporali.
Eppure, durante l’intero periodo di osservazione, il pluviometro installato a 3.030 metri di quota ha indicato una temperatura media annuale pari a -1,1 gradi. Si tratta di un dato significativo, soprattutto se si considera che le temperature massime mensili sono sempre risultate superiori allo zero, condizione che influisce sulla tenuta del manto nevoso e sull’equilibrio degli ecosistemi alpini.
Il Laboratorio LabClima
Il progetto LabClima, sostenuto dalla Fondazione CRT, si sviluppa su una area di confine tra Piemonte e Valle d’Aosta, includendo il Monte Rosa, i comuni di Alagna Valsesia e Gressoney-La-Trinité e parte del Parco naturale Alta Valsesia. Questa zona, inserita anche nel Geoparco UNESCO Sesia-Val Grande, rappresenta un punto di osservazione privilegiato per studiare l’evoluzione del clima in ambienti fragili ma cruciali.
Le rilevazioni hanno già mostrato tendenze nette: un aumento delle temperature, soprattutto in quota, e una riduzione delle precipitazioni liquide sotto i 1.600 metri e di quelle nevose sopra i 1.600 metri. Inoltre, dal 2000 si è verificato un incremento degli eventi estremi, con ondate di calore e piogge improvvise che mettono alla prova sia l’ambiente naturale sia le comunità locali che si trovano ad affrontarli.
Parte delle analisi è svolta grazie a uno strumento ben preciso, il pluviometro TRwS x2y, donato al laboratorio dall’azienda tedesca FRoSTA, a sua volta partner dell’iniziativa. A condurre la ricerca è un team multidisciplinare composto da climatologhe, glaciologi e tecnici specializzati, tra cui le ricercatrici Fiorella Acquaotta, Alice Baronetti e Cristina Viani, il consulente Diego Guenzi e il dottorando Mario Gallarate.
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