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    Home » Articoli » Giornata europea di censimento dei Gipeti, sabato 11 ottobre
    Ambiente e territorio

    Giornata europea di censimento dei Gipeti, sabato 11 ottobre

    Cristina BrunoCristina Bruno11 Ottobre 2025
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    Le gypaète barbu il gipeto, gypaetus barbatus (c) cc by sa 4 0 chme82 wikimedia commons
    Le Gypaète Barbu Il Gipeto, Gypaetus barbatus (c) CC BY SA 4_0 Chme82 Wikimedia Commons

    Sabato 11 ottobre ricorre lo IOD – International Observation Day, la giornata europea di censimento dei gipeti (Gypaetus barbatus), noti anche come avvoltoi barbuti.
    L’evento, giunto alla ventesima edizione, è promosso dalla la Rete Internazionale di Monitoraggio del Gipeto (IBM), coordinata dalla Vulture Conservation Foundation (VCF).

    L’indagine si svolge in modo sincrono e coordinato su un’ampia porzione dell’Europa centro meridionale comprendente l’Arco alpino (dal 2006), il Massiccio Centrale in Francia (dal 2012), i Pirenei (dal 2016), diverse regioni della Spagna (dal 2017) e alcuni siti in Bulgaria (dal 2018).

    Un progetto transfrontaliero di monitoraggio e tutela

    Il progetto coinvolge numerosi partner e collaboratori, tra cui la Regione Valle d’Aosta, il Parco Nazionale Gran Paradiso, il Parco Alpi Cozie, il Parco naturale Alpi Marittime, il Conservatoire d’espaces naturels de Haute-Savoie, il Parc national de la Vanoise, il Parc national du Mercantour, il Parc naturel régional du Vercors, Vautours en Baronnies, il Parc national des Écrins, il Parc national des Cévennes, il Parc naturel régional du Queyras e il Parco regionale della Corsica.

    L’obiettivo del monitoraggio è unificare i dati raccolti sulle popolazioni europee di gipeti e discutere strategie internazionali di conservazione.
    Il monitoraggio fornisce informazioni sulla distribuzione, l’età degli individui e la sopravvivenza della specie. Grazie a questo si valuta l’efficacia dei programmi di reintroduzione avviati negli scorsi anni.

    Oltre che una raccolta di dati, è anche un evento pubblico di sensibilizzazione, volto a far conoscere il gipeto come specie simbolo delle Alpi e a rafforzare il legame tra scienza, tutela e partecipazione.

    Nel 2024 la giornata ha coinvolto 7 Paesi, con 789 postazioni di osservazione, più di 1.100 avvistamenti e oltre 1.400 osservatori. E’ stata un’occasione per sensibilizzare il pubblico sull’importanza degli avvoltoi per il mantenimento di ecosistemi sani e cambiare la percezione spesso negativa nei loro confronti. Si è potuto anche mettere in evidenza gli sforzi di conservazione e coinvolgere le comunità.

    Gipeto adulto (c) Ente di Gestione Parchi Alpi Cozie
    Gipeto adulto (c) Ente di Gestione Parchi alpi Cozie

    Collegamento con la Giornata internazionale degli avvoltoi

    Dal 2005 è stata istituita anche la International Vulture Awareness Day (IVAD), la Giornata internazionale di sensibilizzazione sugli avvoltoi, che si tiene ogni anno il primo sabato di settembre.

    I Parchi Alpi Cozie, in collaborazione con la LIPU Torino, promuoveranno l’IVAD domenica 12 ottobre con un percorso tematico dedicato agli avvoltoi e alle aquile attraverso materiali, foto e video.
    L’iniziativa, ospitata presso la sede del Parco naturale del Gran Bosco di Salbertrand in Alta Val Susa, grazie all’accompagnamento delle guide e dei guardaparco, inoltre ci saranno attività, giochi e letture per i più piccoli.

    L’importanza degli avvoltoi per l’ecosistema

    Gli avvoltoi sono tra gli uccelli più importanti e sottovalutati del nostro pianeta e svolgono un ruolo vitale nel mantenimento di ecosistemi sostenibili e sani. Consumando carcasse e rifiuti organici si pensa prevengono la diffusione di malattie tra la fauna selvatica, il bestiame e anche gli esseri umani.

    Le popolazioni di avvoltoi in tutto il mondo vivono, da decenni, un significativo calo a causa di varie minacce, tra cui avvelenamento diretto e indiretto, uccisioni illegali o collisioni con le linee elettriche.

    Questi grandi rapaci, spesso fraintesi, non sono predatori, ma necrofagi: si nutrono esclusivamente di animali già morti, svolgendo un ruolo ecologico fondamentale nel mantenimento della salute degli ecosistemi.

    Ogni specie si alimenta di parti diverse delle carcasse, evitando la competizione diretta e contribuendo, in modo complementare, alla completa eliminazione dei resti organici. Proprio questa specializzazione alimentare rende la loro convivenza una risorsa preziosa per gli habitat naturali.

    Le specie di avvoltoi in Europa

    In Europa vivono quattro specie di avvoltoi, tre delle quali osservabili regolarmente sulle Alpi, mentre una, il capovaccaio segnalato con poche e rare osservazioni.

    Il gipeto (Gypaetus barbatus), noto anche come avvoltoio barbuto, per la caratteristica “barba” nera sotto il becco, può raggiungere un’apertura alare di quasi tre metri. Specializzato nell’alimentarsi di ossa, che frantuma lasciandole cadere da grande altezza. Sulle Alpi è stato reintrodotto con successo, oggi la popolazione è stimata intorno ai 500 individui, di cui decine di coppie territoriali nidificanti sulle Alpi occidentali.

    Il grifone (Gyps fulvus) è la specie più comune e numerosa. Riconoscibile per il piumaggio chiaro, la testa coperta da un fine piumino bianco e il comportamento gregario. I grifoni vivono in ampie colonie e svolgono un ruolo cruciale nel ciclo naturale della decomposizione nutrendosi dei tessuti molli delle carogne. In Europa è diffuso soprattutto nella Penisola Iberica, nei Pirenei, nei Balcani, in Sardegna, Sicilia, Friuli Venezia Giulia, Abruzzo, e più recentemente anche sulle Alpi occidentali. Nel Verdon, nelle Baronnies, sono attive colonie stabili.

    Il monaco e il migrante

    L’avvoltoio monaco (Aegypius monachus), il più grande tra gli avvoltoi europei, presenta un piumaggio bruno scuro e un’apertura alare che può superare i tre metri. È una specie solitaria che frequenta ampi spazi aperti e zone boscose. In Europa sopravvive con popolazioni frammentate nella Spagna centrale, nella Grecia, nei Balcani, nella Turchia europea e in alcune aree dell’Asia minore. Negli ultimi anni sono in corso iniziative di recupero nelle Alpi e nei Carpazi.

    Infine, il capovaccaio (Neophron percnopterus), il più piccolo e l’unico migratore tra gli avvoltoi europei, si distingue per il piumaggio bianco, le punte delle ali nere. Nidifica in aree rocciose e calde del Sud Europa, e sverna nell’Africa subsahariana. Sono in atto progetti di reintroduzione in Francia, in particolare nel Vercors.

    Aegipius monachus (c) cc by sa 4 0 stefan avramov wikimedia commons
    Aegipius monachus (c) CC BY-SA 4_0 Stefan_Avramov Wikimedia Commons

    I progetti di reinserimento

    I progetti di reintroduzione del gipeto sulle Alpi sono iniziati a metà degli anni ’80 del XX secolo, dopo che per decenni la specie era non era più nidificante sull’intero arco. Le prime reintroduzioni sono state avviate in Austria, seguite da analoghi programmi in Francia, Svizzera e Italia, nell’ambito di un ampio progetto di cooperazione internazionale.

    Nel 1997, in Alta Savoia, è stata documentata la prima riproduzione in natura dopo circa ottant’anni di assenza, una tappa fondamentale nel recupero della specie.

    L’attuale programma di conservazione e salvaguardia mira a collegare le popolazioni alpine con quelle della Penisola Iberica, favorendo la connessione genetica e la continuità ecologica tra i diversi nuclei europei di gipeto.

    Le iniziative di conservazione per riportare i gipeti nelle Alpi, realizzata attraverso la collaborazione con governi, imprese, comunità locali e organizzazioni non governative, sono, oggi, uno dei progetti più rilevanti di reintroduzione della fauna selvatica avviata negli ultimi 50 anni.

    Citizen Science nel monitoraggio internazionale del gipeto

    La raccolta di dati sul comportamento e sulla distribuzione degli avvoltoi, e in particolare del gipeto (Gypaetus barbatus), si avvale sempre più del contributo della citizen science, ovvero della partecipazione attiva dei cittadini alla ricerca scientifica.

    I Parchi coinvolti nel progetto, in collaborazione con la Vulture Conservation Foundation (VCF) invitano chiunque avvisti uno di questi rapaci a documentare l’osservazione con fotografie o segnalazioni, indicando data, ora e località.

    Anche immagini di qualità non elevata possono risultare estremamente utili per l’identificazione individuale, la verifica dei movimenti e il monitoraggio delle popolazioni.
    Tutti i dati raccolti confluiscono nei database europei di riferimento, contribuendo alla valutazione dello stato di conservazione della specie e al miglioramento delle strategie di tutela a scala continentale.

    Alpine ibm monitoring map
    IBM Monitoring Map

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