Dal 1° febbraio prossimo il costo del pedaggio autostradale in Francia non dovrebbe subire più del +3% di aumento. Lo aveva assicurato alla fine del novembre scorso Clément Beaune, allora ministro delegato ai Trasporti, durante una intervista all’emittente nazionale RMC.
Beaune, che non è stato confermato al ministero dei trasporti nel nuovo governo di Gabriel Attal, vede tutti i suoi dossier aperti ormai spostati sul tavolo di Christophe Béchu, ministro della transizione ecologica e della coesione dei territori, che ha assunto anche le sue deleghe. Al momento, come riferiva anche La Tribune del 12 gennaio, non vi sono segnali nuovi anche sulle tariffe, mentre si avvicina la scadenza del 1° febbraio.
Se la linea assunta fosse confermata, dopo il +4,75% registrato l’anno passato a causa dell’inflazione, dunque, i viaggiatori potranno auspicare in incrementi nettamente più moderati. Il tutto nonostante le minacce lanciate dalle società di gestione delle infrastrutture circa i rincari dovuti alla tassa di 600 milioni di euro imposta dal Governo alle concessioni autostradali e aeroportuali: attesa sin dal 2006, la misura è volta a finanziare la transizione ecologica e l’infrastrutturazione ferroviaria del Paese.
“Vi sono state molta disinformazione e spesse volte anche menzogne su tale tassa poiché essa non ha alcun impatto sulla modifica dei pedaggi – aveva spiegato Beaune -. Non vi sarà alcun +5%, tutti coloro che hanno detto questo e hanno parlato di approvare il provvedimento non stanno dicendo la verità ai francesi perché è lo Stato che, alla fine, potrà adottare un testo di legge che convaliderà questa modifica”.
Al momento le autostrade francesi sono gestite da un trittico di società, ovverosia le francesi Vinci ed Eiffage che si occupano delle ex Autoroutes du Sud de la France (ASF) e della rete Autoroutes Paris-Rhin-Rhône (APRR) e la spagnola Abertis che si occupa invece della Compagnia autostradale del Nord e dell’Est della Francia (SANEF). Nel solo 2021, le tre realtà sono state in grado di ottenere un guadagno netto di 3,9 miliardi di euro.
“Non è per divertimento ma perché servirà anche a finanziare gli investimenti nei punti di ricarica elettrica, nel leasing sociale e nell’acquisto di nuovi treni – aveva commentato all’epoca Beaune. Sono 600 milioni di euro all’anno di tasse per finanziare la transizione ecologica e garantire che i trasporti siano più ecologici e meno costosi negli anni a venire”.
Il ministro francese delegato ai Trasporti aveva peraltro smentito le voci di un ulteriore innalzamento dei prezzi dei pedaggi del +5% previsto per il 2025, spiegando che “le indicazioni e le previsioni ufficiali parlano di una inflazione attorno al 2,5%, quindi l’anno successivo potremmo avere degli aumenti ma anche questi saranno moderati”; egli aveva poi aggiunto che “ogni anno vi è una rivalutazione che dipende in particolare dall’inflazione perché non la conosciamo e non possiamo determinarla per gli anni a venire”.