Sono giorni relativamente complicati in Francia, tra la sfiducia al governo di François Bayrou e l’annuncio di una giornata di mobilitazione 10 settembre nata sui social media, dal titolo “Bloquons tout”.
François Bayrou è stato sfiduciato all’assemblea nazionale con 364 voti contrari e 194 favorevoli, e le sue dimissioni sono previste per oggi, 9 settembre. Nel frattempo vi sono vari incontri preparatori pubblici in vista di una mobilitazione per il 10 settembre, che ancora gli osservatori attendono per capirne la portata.
Viceversa, la sua natura è ormai abbastanza definita, e non sono escluse tensioni, anche rispetto all’annuncio di una sorveglianza stretta da parte del ministro uscente degli interni, Bruno Retailleau.
Il voto di sfiducia e le dimissioni di Bayrou, due giorni prima di “Bloquons tout”
Il governo di François Bayrou aveva avuto il merito iniziale di far adottare al parlamento la legge di bilancio, dopo che il suo predecessore, Michel Barnier, era caduto il 4 dicembre 2024 proprio perché non aveva trovato l’accordo dell’assemblea per farla approvare.
Dopo questo primo atto, a Bayrou va riconosciuto un ruolo di governo ordinario, con atti neppure secondari, che hanno consentito al Paese di funzionare, in diversi ambiti. In materia di trasporti, anche nella nostra zona, abbiamo visto l’apertura del tunnel di Tenda e della seconda canna del traforo stradale del Fréjus. Ci sono state le nuove norme sul narcotraffico, sulla giustizia, il piano per Mayotte colpita dagli eventi alluvionali del XX.
Sul piano politico, il governo Bayrou ha fattore adottata una norma sulle modalità di scrutinio e di elezione del sindaco a Parigi, Lione e Marsiglia, su cui si era discusso per anni. Sono continuate le iniziative sull’innovazione, le politiche del territorio e per gli spazi rurali, la preparazione dei giochi olimpici del 2030. Un lavoro sulle questioni di difesa e capacità industriale per le forze armate ha preso piede, il dialogo europeo ha riempito le agende
La debolezza come forma di governo
Tuttavia, il governo ha proceduto in condizioni di continua debolezza, alla ricerca testo per testo delle maggioranze necessarie. Ha subito passaggi critici. Pur avendo superato le mozioni di censura il 5 febbraio, in un dibattito pesante, lo stesso Bayrou è stato coinvolto in varie vicende. Gli è stato rimproverato il mantenimento della sua carica di sindaco a Pau, e i relativi viaggi. I ministri hanno avuto buona libertà di espressione ,con il risultato di una loro coesione relativamente modesta, così come quella delle maggioranza relativa di sostegno. Rachida Dati, ministra delle cultura ha da poco rinunciato a contendere la candidatura per elezioni supplettive in un distretto di Parigi all’ex-primo ministro Michel Barnier. Sullo fondo, i media di destra e destra radicale si sono rafforzati e occupano una parte del dibattito nazionale, con giornali e riviste nell’orbita di Vincent Bolloré, e con trasmissioni che puntano sull’indignazione e lo scandalo.
Bayrou non era soprattutto riuscito a costruire un dialogo stabile con altre forze, per ridurre la pressione sul governo e aumentare il perimetro della maggioranza. A giugno, una trattativa sulle pensioni – un conclave, nel linguaggio della politica – non aveva avuto esito, a febbraio si era sviluppato un dibattito pesante su una istituzione scolastica vicina a Pau, Notre-Dame-de-Bétharram, in cui erano emersi casi di violenze fisiche e sessuali, una vicenda che il primo ministro avrebbe contribuito a tenere sopita nel 1996.
Un nuovo governo per il prossimo bilancio
Così debole, il governo Bayrou ha funzionato, ma non sarebbe stato in grado di far approvare un nuovo bilancio, soprattutto con i vincoli e la crisi del debito.
Sull condizione delle finanze pubbliche Bayrou aveva proposto ad aprile un comitato di emergenza sul bilancio (comité d’alerte sur le budget), e a maggio un referendum, entrando tra l’altro nella competenza del presidente della Repubblica, a cui spetta la competenza. A giugno era appunto fallita la trattativa sulle pensioni. L’estate è trascorsa con suoi appelli al popolo per affrontare la situazione. Sul piano della comunicazione, il nervosismo è cresciuto, anche sulla proposta di soppressione di due giorni festivi.
Nel pomeriggio dell’8 settembre 2025, l’Assemblea nazionale francese ha votato la sfiducia al governo guidato da François Bayrou: 364 deputati si sono espressi contro la fiducia, e 194 a favore.
“Bloquons tout”: un movimento di protesta per il 10 settembre
Contemporaneamente, l’inizativa spontanea “Bloquons tout” ha convocato per il 10 settembre 2025 una mobilitazione per un blocco simbolico del Paese.
Nato in maggio su Telegram da un collettivo chiamato Les Essentiels, il movimento ha guadagnato notorietà a luglio in seguito alle misure economiche illustrate da Bayrou.
Non vi è una organizzazione né emergono leader, la formazione è orizzontale ma con presenze della sinistra radicali e dei verdi. Jean-Luc Mélenchon (La France Insoumise) ha espresso il suo sostegno. Anche se alcuni sindacati hanno mostrato prudenza, tra i partecipanti delle assemblee preparatorie, figurano alcune delle loro sigle. L’intensa attività sui social fa anche sospettare azioni di disinformazione e possibili ingerenze esterne, nel contesto della guerra in Europa e con l’obiettivo di indebolire il dibattito politico del Paese che partecipa al gruppo dei “volenterosi” in difesa dell’Ucraina.
Vi è attesa sulla reale portata del movimento, che al momento non sembra avrà un carattere particolarmente forte, in un clima di relativo declino della fase populista, anche in Francia come è già avvenuto in Italia. Il ministro uscente degli Interni, Bruno Retailleau, ha annunciato una mano ferma in caso di disordini e violenze. La carta interattiva dei punti di raggruppamento e di interruzione della circolazione indica tra le altre, località come Albertville, Annecy, Gap, Barcelonette, Grenoble, ma anche Tenda e Breil-sur-Roya.
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