Cambiamenti climatici in generale e riscaldamento globale in particolare rendono il futuro degli sport di alta quota sempre più incerto su tutto l’arco alpino. La concomitanza tra un aumento esponenziale delle temperature medie e una carenza di precipitazioni sufficienti ad alimentare gli stock nevosi sta lentamente diminuendo il numero di piste sciabili.
Molti comprensori stanno dunque tentando di sfruttare sino all’ultimo fiocco di neve e sino all’ultima giornata fredda per rendere i propri anelli accessibili tramite innevamento artificiale. Altre realtà, per converso, hanno oramai deciso di lasciarsi alle spalle la propria vocazione turistica improntata allo sport e di reinventarsi in conseguenza alle condizioni meteo sempre più incerte.
L’inverno 2024
Gennaio è da sempre considerato come il mese più freddo di tutta la stagione invernale, connotato da temperature rigide e abbondanti precipitazioni su tutte le Alpi. Tuttavia, il 2024 rappresenta una parziale eccezione a tale tendenza poiché, nonostante il freddo e la pioggia gelata che hanno interessato la settimana tra domenica 7 e domenica 14, sin da febbraio del 2022, tutti i mesi tranne l’aprile del 2023 hanno di gran lunga superato i gradi medi degli anni passati.
Stando ai dati raccolti e resi noti da Méteo France, il termometro si è mantenuto a circa +0,6 gradi al di sopra della norma stagionale lungo tutto il mese di gennaio. Tra mercoledì 24 gennaio e venerdì 26 gennaio, per esempio, le temperature minime non hanno superato i 12,0 gradi e hanno invece toccato i 20,0 gradi in Provenza.
A questo si aggiungono livelli di precipitazioni inferiori del -20% rispetto alla norma, con una drastica alternanza tra inondazioni ed episodi estremi e clima straordinariamente mite che ha finito con l’esacerbare le condizioni già secche della costa mediterranea.
Il caso di Serre Chevalier
Sita vicina a Briançon, sotto il colle del Monginevro, all’interno del Parc national des Écrins, Serre Chevalier può essere definita come tra le più grandi stazioni di sport invernali delle Alpi sia quanto a chilometraggio delle piste sia quanto a numero di visitatori. Dotata di un comprensorio di ben 250 chilometri, essa si estende sul territorio dei comuni di Briançon, Puy-Saint-Pierre, Saint-Chaffrey, La Salle-Les Alpes e Monêtier-les-Bains.
Conscia del forte impatto dei cambiamenti climatici sullo sci, la località ha avviato per il tramite della società gestrice Compagnie des Alpes, una specifica rivoluzione ecologica. Essa è esordita nel 2011 con la decisione di utilizzare esclusivamente energia rinnovabile da fonti esterne, divenuta poi parzialmente autoprodotta dal 2018 con la conversione ad alimentazione fotovoltaica degli impianti di risalita. Più tardi, nel 2019, sono state installate due pale eoliche attorno alle piste che a oggi coprono il 30% del fabbisogno energetico del comprensorio.
A destare ancora polemica nonostante l’assegnazione nel 2022 del “Premio EUSALP energy” per la sostenibilità ambientale è, tuttavia, la fruizione di cannoni per l’innevamento artificiale. Per farvi fronte, Serre Chevalier monitora attraverso un drone le proprie piste al fine di conoscerne il reale bisogno di neve e utilizzare soltanto l’acqua e l’energia strettamente necessarie.
Queste trasformazioni sono sostenute dal Plan Montagne, con 200 milioni di euro stanziati per le Alpi del sud, da un lato per modernizzare le strutture e gli impianti di risalita, dall’altro per diversificare l’offerta turistica e innovare per l’ambiente. In questo contesto, il presidente della Regione Sud, Renaud Muselier, ha visitato le Hautes Alpes il 6 febbraio.
Nel proprio futuro la stazione sciistica vede poi l’idroelettrico, sfruttato quale fonte di energia a basse emissioni di carbonio proprio per le attrezzature destinate all’innevamento. Ma tutto questo sarà e per quanto a lungo davvero sufficiente a mantenerla in vita nonostante il persistente riscaldamento globale che attanaglia le Alpi del Sud?