È quest’anno la città di Torino a vestire i panni di Capitale della cultura di impresa 2024. Il tutto nonostante l’ombra della deindustrializzazione e della progressiva perdita di aziende e investitori che ha colpito e continua ad affliggere il territorio torinese.
Torino come Capitale della cultura di impresa
Il premio Capitale della cultura di impresa viene assegnato da Confindustria sulla scia del titolo di Capitale della cultura dell’omonimo ministero italiano. Esso è stato in passato attribuito a Genova (2019), Alba (2020/2021), all’area congiunta Padova-Treviso-Venezia-Rovigo (2022) e a Pavia (2023).
Il dossier di candidatura a questo ruolo, dal titolo “Spazio al futuro”. produce un ritratto e una visione della città su diversi piani, turistico, della ricerca e della formazione, dei servizi, come annota il presidente dell’ Unione Industriali Torino Giorgio Marsiaj, che è peraltro anche Presidente Consulta per la Valorizzazione dei Beni Artistici e Culturali di Torino.
In questa prospettiva, che unisce la tradizione manifatturiera alle nuove attività, si articola la programmazione annuale ispirata alla tematica “Spazio al futuro”. Gli appuntamenti che scandiranno questo 2024 saranno complessivamente ventiquattro e avranno come loro punto di riferimento tanto lo spazio cittadino quanto la sua sezione di Confindustria.
Luci e ombre
Mentre Torino assurge a Capitale della cultura di impresa, si registrano diversi segnali contrastanti sullo sviluppo economico ed industriale. Tra gli altri episodi di attualità, va segnalato che Stellantis, appena la settimana passata, ha annunciato l’uscita volontaria o incentivata dall’azienda di 1.560 persone nel solo stabilimento di Mirafiori. Si tratta, nel complesso, del 43,3% delle 3.597 uscite totali predisposte su tutto il territorio nazionale.
LEGGI ANCHE La ex Olivetti di Ivrea diviene un polo per start-up