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    Home » Articoli » Il monte Pilatus con cremagliera, stambecchi e sociologia globale
    Nos Alpes alla scoperta…

    Il monte Pilatus con cremagliera, stambecchi e sociologia globale

    Enrico MartialEnrico Martial20 Luglio 2024
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    Monte Pilatus Zahnradbahn Viadukt Eselwand (credits Pilatus Bahnen Ag)
    Monte Pilatus Zahnradbahn Viadukt Eselwand (credits Pilatus Bahnen Ag)
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    Il monte Pilatus è una destinazione classica, che però non tutti conoscono. Offre una spettacolare vista sull’insieme della Svizzera e del lago dei Quattro Cantoni sulle cui rive è posta Lucerna. Ci si arriva con un trenino a cremagliera che vale da solo la visita, o in alternativa in teleferica. Ci si trovano due grandi alberghi di quota, tre passeggiate brevi con viste spettacolari. C’è anche parecchia gente, che viene in visita da tutto il mondo.

    Perché bisogna salire sul Monte Pilatus

    Il Pilatus è un po’ come la torre Eiffel a Parigi o Piazza San Marco a Venezia.

    Se vi va a Lucerna o nei pressi del lago dei Quattro Canoni è una meta obbligata. Salirci è un impegno: ci si trascorre buona parte della giornata e il biglietto di andata e ritorno nel 2024 costa 78 CHF (80,60 euro). Va pagato alla partenza o online, anche con le carte, e soltanto in franchi svizzeri, per non caricarsi anche la quota fissa per il cambio.

    Si parte da Alpnachstad e si arriva al Pilatus, su un grande spazio in cui insistono due alberghi, una grande terrazza sotto cui si trovano ristorante e negozi, le stazioni di arrivo e partenza della funicolare e della funivia, gli avvii delle escursioni brevi e lunghe.

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    (credits Pilatus-Bahnen AG)

    La funicolare è già una buona ragione di visita

    Per sperimentare la funicolare, si parte da Alpnachstad. Inaugurata nel 1889, su un tragitto di 4618 metri, fa parte delle prodezze dell’ingegneria dell’epoca, come se ne trovano in diverse località alpine. Questa è riuscita superare pendenze del 48%, integrando alla macchina due ruote a cremagliera orizzontali. L’ultima versione rinnovata è del 2023, quando è stata completata anche la ristrutturazione dell’edificio di partenza.

    La salita è un vero incanto: ci si allontana dalla stazione sul lago, si passa nel bosco e in brevi gallerie, poi gli alberi si diradano, lasciano il posto ad alpeggi e a una stalla con gli animali in una stazione intermedia.

    Il paesaggio non è continuo, il trenino segue gli avvallamenti, passa sotto le rocce, affronta uno spazio verde più grande per salire poi sul fianco della montagna e arrivare ai 2150 metri. Alla fine non sono poi tanti per chi conosce le Alpi, ma il modo per arrivarci è davvero forte e stridente.

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    L’arrivo della funicolare al Monte Pilatus, tra le nuvole (Nos Alpes Enrico Martial)

    Si può anche ridiscendere in funivia e arrivare Kriens, l’andata e ritorno costa sempre 78 franchi. Ci sono altre possibilità: un anello aggiungendo il treno che unisce Alpnachstad e Kriens, o anche il battello sul lago.

    Cosa c’è in cima

    Per la posizione e per gli oltre 2000 metri, l’aria è sferzante e fresca anche in piena estate, fosse anche solo per la forma di questa montagna, che era detta spezzata e pare una piccola catena montuosa e se stante. Ha tre punte, in cui si può andare in passeggiata, al Tomlishorn (30-40 minuti), all’Oberhaut e all’Esel. Queste ultime due richiedono tra i dieci e i quindici minuti di salita.

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    La passeggiata verso il Tomlishorn (Nos Alpes Enrico Martial)

    Per lo più, la gente che vi trascorre una sola giornata passa una buona parte del suo tempo sulla terrazza principale. Sui due lati ci sono gli alberghi storici, il Pilatus Kulm che risale al 1890, è patrimonio storico ed è stato ancora ristrutturato nel 2010, e il Bellevue, con la sua forma rotonda più recente. Non vi propongono solo la camera, ma anche le serate romantiche, l’osservazione del cielo stellato la notte, i fine settimana di ripresa fisica, compreso lo YinYoga e il Cate Spinner, se a voi dicono qualcosa.

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    L’Hotel Pilatus Kulm (Nos Alpes Enrico Martial)

    L’offerta è varia, e insegna all’osservatore come fare accoglienza turistica e a inventare progetti su una destinazione vecchia di centotrent’anni. Le leggende del luogo fanno parte della giornata: il drago, Ponzio Pilato, l’uomo diventato roccia.

    Sotto la terrazza è pieno di negozi, per lo più orientati a una clientela globalizzata di classe media o agiata che cerca qualche oggetto che rimanga nella memoria, dall’abbigliamento ai coltelli svizzeri di ogni livello e integrazione.

    Nella terrazza di sopra, alla fine, si può comunque svicolare con delle patatine fritte e una birra, o qualcosa del genere street food. Il Pilatus è chic e insieme popolare.

    La terrazza è anche un punto di osservazione sociologico: oltre al magnifico panorama vi scorre molta gente. Sono indiani e cinesi, scandinavi e italiani, brasiliani e kazachi, e tra gli europei persino qualche svizzero. Uno spaccato della popolazione globale guarda il lago dei Quattro Cantoni e Lucerna, e si guarda tra sé.

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    La terrazza e il Pilatus Kulm (Nos Alpes Enrico Martial)

    Per la montagna

    Le correnti ascensionali in alcune ore del giorno sono intense, e così accanto vi piroettano i parapendii. Qualcuno passa con corde e chiodi, altri fanno la discesa fino a valle indossando gli scarponcini.

    La maggior parte dei visitatori va a vedere le tre piccole vette del gruppo. Con il cielo pulito il paesaggio è monumentale, ma con le nuvole è fiabesco. Vi salgono accanto, si muovono e si aprono, si possono toccare.

    Vale sempre la pena di fare la passeggiata più lunga, fino al Tomlishorn, con il bello e il cattivo tempo. La vista è incantevole, in particolare nella tratta in costa.

    Si notano una installazione di sorveglianza militare e diversi stambecchi. Scomparsi in Svizzera, sono stati reintrodotti a partire dalla prima metà del Novecento, in provenienza … dalla Valle d’Aosta e dal Gran Paradiso.

    LEGGI ANCHE: Estavayer-le-Lac, sul lago di Neuchâtel

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    Direttore di Nos Alpes, giornalista. Ha collaborato in tempi diversi con varie riviste e giornali, da Il Mulino a Limes, da Formiche a Start Magazine.

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