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    Home » Articoli » Le sette zone sanitarie transfrontaliere tra Francia e Belgio /4
    Economia e politica

    Le sette zone sanitarie transfrontaliere tra Francia e Belgio /4

    Enrico MartialEnrico Martial16 Agosto 2024
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    Drapeau belge à Royan (CC BY-SA 3.0 Cobber17)
    Drapeau belge à Royan (CC BY-SA 3.0 Cobber17)
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    La cooperazione sanitaria transfrontaliera in Europa /4
    Tra Belgio e Francia esiste la più consolidata forma di cooperazione sanitaria transfrontaliera, di cui si parla relativamente poco, ma che costituisce un caso avanzato e una buona pratica di accordi e di collaborazione., con sette zone strutturate.

    Per quanto meno visibile nella narrazione europea, sulla frontiera tra Francia e Belgio esiste un sistema collaudato di cooperazione per mezzo di zone sanitarie transfrontaliere. È nato come in altri casi su un problema puntuale, cioè l’assistenza sanitaria ai lavoratori transfrontalieri, intorno agli anni ‘70, ed è poi evoluto passando dalla collaborazione tra gli ospedali per approdare alla creazione di uno spazio transfrontaliero della salute.

    La fase riferita ai lavoratori transfrontalieri riguardava i sistemi di sicurezza sociale integrata da una successiva attività verso le cure sanitarie sin dai primi anni ‘90. Con il programma Interreg I (1991-1993) tra la provincia belga dell’Hainaut e l’allora regione francese di Nord-Pas-de-Calais si è assistito alla fase di apprendimento e adattamento ai rispettivi sistemi organizzativi e sanitari, a cui è seguito un primo accordo tra gli ospedali nel 1993, con collaborazioni in particolare tra quelli della zona orientale di Lille, della città di Tourcoing e della città belga di Mouscron.

    Nello spazio transfrontaliero, i pazienti francesi hanno iniziato a ricevere cure per le dialisi a Mouscron, mentre le malattie infettive i belgi di prossimità erano presi in carico dall’ospedale francese di Tourcoing.

    Anche in questo caso l’evoluzione della base giuridica europea ha permesso di superare una parte degli ostacoli esistenti: con i Regolamenti n. 883/2004 e n. 987/2009 sulla mobilità transfrontaliera, per esempio, fu soppressa l’autorizzazione preventiva da parte del proprio servizio nazionale. Intanto, con il programma Interreg II l’esperienza si estendeva all’intera frontiera, in particolare con una carta sanitaria franco-belga, avviata dal 1° maggio 2000, a partire dall’ospedale belga di Chimay e da quelli francesi di Felleries-Liessies, Fourmies e Hirson.

    Lo sviluppo di convenzioni settoriali ha infine indotto l’adozione di un accordo intergovernativo franco-belga, firmato il 30 settembre 2005[1], ed entrato in vigore a sei anni di distanza, dopo le pubblicazioni sulle rispettive gazzette ufficiali, il 1° marzo 2011. L’accordo prendeva forma nel clima della direttiva europea n. 24 dello stesso anno 2011 sulla mobilità dei pazienti, sulle norme per la prescrizione (ricetta) europea e sulla nascita dei punti di contatto nazionali.

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    La mappa delle sette zone ZOAST (c) Observatoire Franco-Belge de la santé – GEIE

    L’accordo ha consentito intanto la creazione di sette zone transfrontaliere della salute, le ZOAST (Zone organisée d’accès aux soins transfrontaliers). Le prime tre hanno preso vita nel 2008 (Ardenne, Nord-Hainaut occidentale, Arlon e Longwy) a cui ne sono seguite due nel 2010 (Mons-Maubeuge e Tournai-Valenciennes), una nel 2012 (Thiérache) e una nel 2015 (Littoral de la mer du Nord). Si è passati dalla cooperazione interospedaliera alla definizione di territori con prestazioni sanitarie comuni. Dalla specializzazione delle strutture per patologia o per disponibilità di apparecchiature si è pervenuti alla mutualizzazione delle capacità di presa in carico, come potrebbe avvenire all’interno di uno Stato membro.

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    A questa evoluzione si è accompagnata l’adozione di ulteriori strumenti, per esempio in materia di soccorso sanitario, con la Convenzione AMU del 20 marzo 2007, per le urgenze e per la presa in carico dell’infarto e dell’ictus, risolvendo tra l’altro in alcune aree distanti i problemi dei tempi di intervento superiori a 20 minuti, non conformi alle norme in vigore. In ambito socio-sanitario è stato inoltre sottoscritto il 21 dicembre 2011 ed è entrato in vigore il 1° marzo 2014 un accordo quadro franco-belga per la presa in carico delle persone disabili, con monitoraggio comune, processi di innovazione e riforma nel settore[2].


    Note

    [1] Accord-cadre entre le Gouvernement de la République française et le Gouvernement du Royaume de Belgique sur la coopération sanitaire transfrontalière, signé à Mouscron le 30 septembre 2005, JORF n°0097 del 24 aprile 2011. L’atto è stato anche ratificato dalle componenti regionali belghe, per esempio  dalla Comunità fiamminga, cfr. Moniteur Belge – Belgisch Staatblad n. 129 del 16 aprile 2009.

    [2] Henri Lewalle, La coopération sanitaire et médico-sociale transfrontalière franco-belge comme instrument d’intégration européenne pour améliorer les conditions de vie et l’état de santé des populations frontalières, in “Santé en contexte”  UNA éditions, 2021, pp. 25-35. L’elenco degli Accordi tra Francia e Belgio è disponibile presso il CLEISS (Centre des liaisons européennes et internationales de sécurité sociale), Agenzia francese che riunisce per questi ambiti le competenze dei ministeri della sicurezza sociale e dell’economia.


    Copertina Del Volume Cnr Issirfa
    Copertina del volume CNR Issirfa

    Serie di sette articoli da un saggio di Enrico Martial nel volume “La cooperazione sanitaria transfrontaliera: sfide ed esperienze”, a cura di Raffaella Coletti e Gabrielle Saputelli, Roma, Giuffré 2022, in una collana del ISSIRFA del Consiglio nazionale delle ricerche (CNR)

    (segue dopo il fine settimana: la serie riprende lunedì 19 agosto)

    LEGGI LA SERIE DEI SETTE ARTICOLI : La cooperazione sanitaria transfrontaliera in Europa

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    Direttore di Nos Alpes, giornalista. Ha collaborato in tempi diversi con varie riviste e giornali, da Il Mulino a Limes, da Formiche a Start Magazine.

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