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    Home » Articoli » La moderna meraviglia della chiesa di Notre-Dame-de-Toute-Grâce, a Passy, in Alta Savoia
    Alpi del nord e Rodano

    La moderna meraviglia della chiesa di Notre-Dame-de-Toute-Grâce, a Passy, in Alta Savoia

    Enrico MartialEnrico Martial17 Agosto 2024
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    Notre Dame De Toute Grâce (c) Département De La Haute Savoie
    Notre-Dame-de-Toute-Grâce (c) Département de la Haute-Savoie
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    Il Comune di Passy si trova in cima alla Vallée de l’Arve dopo essere scesi dal traforo del Monte Bianco e da Chamonix. Possiede la formidabile chiesa di Notre-Dame-de-Toute-Grâce, che da sola merita una visita. Si trova al Plateau d’Assy, sopra il capoluogo, a circa 1000 metri di altitudine.

    La chiesa è moderna, e per questo merita ancora più attenzione. Di solito, e in Italia in particolare, le chiese del Novecento si trovano in luoghi di nuova espansione urbanistica, sono realizzate con progettazioni semplici, attente ai costi, un po’ anonime e con gran cemento. Anche quando gli architetti si sono impegnati, non sempre l’esito è stato felice.

    La chiesa di Notre-Dame-de-Toute-Grâce invece è proprio un caso di nuova bellezza, di slancio artistico, perché probabilmente costruito sulle persone e sulla loro passione intorno a progetto che fu di un territorio e di una comunità.

    Perché la Chiesa

    Il Plateau d’Assy ha ospitato fino a 14 stabilimenti per la cura della tubercolosi, i sanatori, secondo un modello in voga tra fine Ottocento e nel primo Novecento circa la qualità e salubrità dell’aria e dell’ambiente di montagna. Fu un fenomeno europeo e alpino, a cui dobbiamo per esempio La Montagna incantata di Thomas Mann. Alcuni degli edifici del Plateau d’Assy fanno anche parte della storia dell’architettura dell’epoca. Se ne parla per esempio al Musée Savoisien di Chambéry.

    Abside

    Ogni struttura aveva i suoi ambienti a carattere religioso, le cappelle. A metà degli anni Trenta, Jean Dévemy era cappellano del sanatorio di Sancellemoz – una grande struttura con 190 letti in cui sono passati tra l’altro Igor Stravinsky e Marie Curie, che vi morì nel 1934.

    Pensò fosse utile costruire una chiesa, come luogo per tutto il territorio, per i pazienti e per gli abitanti. Con l’accordo del vescovo lanciò un concorso di idee nel 1937 e il progetto fu affidato a un architetto savoiardo di trent’anni, Maurice Novarina. La sua costruzione riprendeva degli elementi identitari a partire dai materiali: la pietra, l’ardesia, il legno.

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    L’edificio presenta allo sguardo del visitatore i caratteri moderni dell’epoca, è massiccio con la volontà di dare l’idea del solido e radicato, ma con un campanile che è slanciato e pare una torre. È uno stile nuovo e insieme profondamente alpino, integrato nel territorio. L’edificio, che attraversava nella sua costruzione i problemi della Seconda guerra mondiale, fu aperto al culto nel 1941.

    Gli artisti della prima metà del Novecento alla chiesa di Passy

    Le sue decorazioni hanno reso famosa l’opera, che è diventata un luogo rappresentativo dell’arte della prima metà del Novecento. Per una vicenda di amicizie personali e di scoperta di opere viste a Parigi, dal 1945 il padre domenicano Alain Couturier dà vita a un programma di decorazione e abbellimento della chiesa.

    Ottiene il contributo dei grandi artisti dell’epoca, da Marc Chagall – per tutta l’area del battistero e delle fonti battesimali, alla facciata della chiesa, con i mosaici di Fernand Léger.

    A Henri Matisse si deve l’altare a sinistra della navata, con un San Domenico in ceramica, a Jacques Lipchitz (cioè Chaim Jacob Lipchitz) la scultura di Notre-Dame-de-Liesse, mentre di Théodore Stravinsky, primogenito di Igor (che era guarito proprio al plateau d’Assy), si possono vedere i mosaici di Saint Joseph e di Sainte Thérèse de Lisieux. E poi ci sono opere di Jean Bazaine, Pierre Bonnard con il suo Saint François de Sales, Georges Braque, Jean Lurçat, Germaine Richier, Georges Rouault – le sue vetrate – Marguerite Huré, Carlo Sergio Signori, Adeline Hébert-Stevens.

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    Vetrate della chiesa di Notre-Dame-de-Toute-Grâce à Passy nel 2024 (Nos Alpes)
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    Quest’insieme di opere conferiscono alla chiesa un carattere nuovo, e straordinario da vedere oggi. Mescolano la modernità delle espressioni artistiche della prima metà del Novecento in un edificio religioso, che allora era in sé portatore anche di valori di conservazione e di continuità con il passato.

    L’arte come passaggio di un’epoca

    La chiesa fu quindi per anni oggetto di dibattitto proprio sul confronto tra modernità e conservazione, in anticipo al dibattito sul ruolo della Chiesa nel passaggio alla seconda metà del Novecento, che sarà segnata dal Concilio Vaticano II.

    Il Cristo con il corpo torturato e sofferente, posto davanti all’altare maggiore, della scultrice Germaine Richier, fu per esempio oggetto di profondi contrasti, tanto da dover essere ritirato dalla chiesa nel 1954, per ritornarvi solo nel 1969.

    Christ della chiesa di Passy di Germaine Richier esposto nel 2023 al Centre Pompidou, a Parigi CC BY SA 2.0 Jean-Pierre Dalbéra
    Christ d’Assy di Germaine Richier esposto nel 2023 al Centre Pompidou, a Parigi CC BY SA 2.0 Jean-Pierre Dalbéra

    Notre-Dame-de-Toute-Grâce del plateau d’Assy ha costituito poi d’esempio per altre chiese nuove in Francia, da quelle di Les Bréseux (Doubs, vicino al Jura svizzero) del 1947, di Vence, vicino a Nizza, tra il 1948 il 1950, ancora con Matisse, o la Chapelle Notre-Dame du Haut à Ronchamp (Haute-Saône) di Le Corbusier, a metà degli anni Cinquanta.

    La chiesa di Notre-Dame-de-Toute-Grâce è stata oggetto di un intervento di restauro a partire dal 2011. Va anche osservata, a una quarantina di metri dalla chiesa, la grande scultura Plaidoyer pour les Droits de l’Homme, che costituisce un ulteriore apporto dialettico, e laico, tra la modernità e il messaggio religioso.

    Fu di contrasto anche per l’architettura: a Maurice Novarina, che progettò Notre-Dame-de-Toute-Grâce, non piacque. Decise infatti di non assistere alla sua inaugurazione: era l’anno 2000 e lui aveva 93 anni.

    LEGGI ANCHE: Al Museo Matisse di Nizza il confronto pittorico “MiròMatisse”

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    Direttore di Nos Alpes, giornalista. Ha collaborato in tempi diversi con varie riviste e giornali, da Il Mulino a Limes, da Formiche a Start Magazine.

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