La permeabilità del confine tra Francia e Italia è in pericolo.
Merci e passeggeri rischiano di subire una riduzione della libertà di movimento oltre che di vedere aumentare costi e tempi per raggiungere l’Ovest del nostro continente attraverso l’unico confine dell’Unione Europea.
Questo problema colpisce in particolare alcuni importanti regioni del nord-ovest italiano come Liguria, Piemonte e Valle d’Aosta. È fondamentale esplorare con attenzione il punto di vista francese, soprattutto considerando che i dati e le informazioni attualmente disponibili faticano a emergere in modo chiaro.
Il confine tra Italia e Francia
Partendo da Ventimiglia sino al Monte Bianco tutti i passaggi, valichi e tunnel stradali e ferroviari a confine tra Italia e Francia presentano criticità e limiti. Il loro superamento sembra non essere affrontato con organicità e coordinamento e soprattutto non in modo complice con il vicino.
Frane, manutenzioni ordinarie e straordinarie, limiti stagionali, limiti di capacità, normative su merci pericolose, contingentamenti per limitare il traffico pesanti contribuiscono a creare una cortina sempre più difficile da affrontare.
I passaggi autostradali principali, quelli scelti per trasportare le merci o per i viaggi lunghi (turistici o di lavoro) sono tre: l’autostrada ligure che sfocia in Costa Azzurra, la A32 Torino-Bardonecchia collegata con il Tunnel del Fréjus e la A5 che passando dalla Valle d’Aosta sfocia in Francia attraverso il Tunnel del Monte Bianco.
Come sappiamo quest’ultimo passaggio è chiuso sino a metà dicembre per manutenzione e il passaggio piemontese del Fréjus è attivo ma in Francia, a pochi chilometri dal confine, incombe una frana dall’estate scorsa. Ventimiglia si trova alla fine di un tratto autostradale fitto di gallerie e viadotti soggetti a continua manutenzione e aggiornamento secondo normativa.
Per dare una idea dei soli mezzi pesanti in transito attraverso queste arterie si pensi che sono circa 10 mila tir al giorno, più o meno metà solo attraverso Ventimiglia. A questi si aggiunge il traffico privato con picchi estivi e settembre è ancora estate, soprattutto per il turismo internazionale.
Le alternative secondarie sono inadatte
I passaggi stradali secondari di confine tra Italia e Francia sono sostanzialmente la strada statale di Ventimiglia e poi dipartimentale di Mentone, il Tunnel e colle di Tenda e i Colli della Maddalena, del Monginevro, del Moncenisio e del Piccolo San Bernardo.
Poco adatti al traffico pesante e molto sensibili alle condizioni meteo, essi non rappresentano una vera alternativa ai tre passaggi autostradali e sono soggetti a ristrutturazione o rinnovo. Ne sono un esempio la chiusura totale del Tenda, il contingentamento del Monginevro e i limiti di peso imposti agli altri.
I collegamenti ferroviari sono appesi alla limitata linea attraverso Ventimiglia e, se vogliamo considerarla, visto l’esiguità dei treni giornalieri, la linea attraverso il Tenda. La tratta principale attraverso il Fréjus è chiusa da 13 mesi e pare riaprirà a fine inverno 2025.
La via stradale svizzera non è una opzione soprattutto per il traffico pesante visto il divieto di transito notturno e soprattutto la dogana, ormai superata al confine tra Italia e Francia con il mercato unico.
Che cosa fare?
Siamo dunque in presenza di una fragilità che metterebbe a dura prova non solo il sistema dei trasporti ma l’intero sistema produttivo del Nord-ovest (legato a forti flussi di import ed export), il turismo e gli scambi culturali e famigliari.
Che cosa fare allora?
È necessario trovare il modo di creare un tavolo stabile ad hoc tra i Governi italiano e francese e prepararsi in caso di interruzione di una delle attuali arterie. Le conferenze intergovernative, una per ogni passaggio, non sembrano essere in grado di risolvere con una pianificazione chiara ed efficace il problema.
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