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    Home » Articoli » Mont-Dauphin, città fortificata e incompiuta per proteggersi dai Savoia
    Nos Alpes alla scoperta…

    Mont-Dauphin, città fortificata e incompiuta per proteggersi dai Savoia

    Enrico MartialEnrico Martial26 Ottobre 2024
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    Mont-Dauphin, Caserne Rochambeau avec son escalier (c) Nos Alpes Enrico Martial
    Mont-Dauphin, Caserne Rochambeau avec son escalier (c) Nos Alpes Enrico Martial

    Una visita a Mont-Dauphin è interessante perché si tratta di un luogo in cui si intersecano vicende passate e temi contemporanei.

    Da un lato vi è la vicenda dell’invasione di casa Savoia nel Delfinato, che comportò la distruzione di Gap: un piccolo stato alpino contro il Regno di Francia.

    Dall’altro vi è l’esperimento di Vauban, che ha creato non solo una fortezza difensiva, ma una new town con vita civile e militare insieme. Ancora oggi sono due dimensioni che convivono, in un progetto di nuova urbanizzazione che, come altri, anche contemporanei, non è mai riuscito a raggiungere i suoi obiettivi iniziali di popolazione e sviluppo.

    Infine, vi è un panorama straordinario, che da solo merita la visita.

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    Il villaggio e città fortificata di Mont-Dauphin (c) CC BY SA 3.0 Mossot Wikimedia Commons

    La città fortificata

    Mont-Dauphin è anzitutto una fortificazione, voluta da Luigi XIV per proteggere Gap, Sisteron, Embrun, da casa Savoia che governava su un insieme di territori a cavallo delle Alpi. I Savoia, insediati a Torino e con forti radici a Chambéry, con Amedeo II, nel quadro della lega di Augusta contro Luigi XIV, nel 1692 avevano invaso il Delfinato con 40 mila uomini.

    Di mezzo c’erano gli equilibri europei, la volontà di sganciarsi dalle pressioni del re di Francia, le rivolte protestanti che da alcuni anni riemergevano tra Provenza e Alpi del sud. L’esercito savoiardo arrivò fino a Gap, con qualche incursione a Sisteron, e nel corso degli scontri la città venne quasi completamente distrutta.

    L’anno successivo, Vauban venne inviato a predisporre una fortificazione contro il rischio di una nuova invasione dei Savoia. L’opera nelle sue parti principali fu completata in pochi anni.

    Il progetto di new town fortificata

    Mont-Dauphin fa parte delle opere che sono oggetto di tutela UNESCO dal 2008, come patrimonio dell’umanità. È una new town, e non solo una fortezza, una delle nove città fortificate di Vauban.

    Prevede una dimensione militare, per posizione, armamento, caserme, approvvigionamenti, e una parte urbanistica. Infatti, nelle new town di Vauban c’è posto per le abitazioni, le scuderie, i negozi, l’edificio del governatore e quelli di servizio. L’idea era di alleggerire il peso della vita militare unendovi la vita civile così da migliorare le capacità fisiche delle truppe, contenere le malattie, favorire una migliore condizione di vita, ridurre le diserzioni.

    Ai civili e alle famiglie veniva offerti incentivi per insediarsi nelle città fortificate, che comunque presentavano un’immagine meno rassicurante delle città e dei villaggi ordinari, per la più grande concentrazione maschile e per la vita più difficile. Vauban aveva immaginato una popolazione di 2000 abitanti, ma il massimo si raggiunse nel 1850, con 400 abitanti.

    Sostanzialmente completata nelle parti militari già nel 1700, la piazza forte nel 1713 perse inoltre il suo ruolo originario. Con il trattato di Utrecht di quell’anno, infatti, il confine con i territori di casa Savoia viene spostato fino a Briançon. Mont-Dauphin passava in seconda linea, e altre fortezze dovevano essere costruite.

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    Il clima che si respira

    La passeggiata a Mont-Dauphin è interessante per il paesaggio, per gli edifici storici e per l’ambiente locale. Il luogo continua ad essere una new town incompiuta, che cerva ancora un proprio percorso di sviluppo. Malgrado la sua importanza patrimoniale, ha bisogno di attività e popolazione, gli abitanti sono oggi circa 170.

    Una parte delle caserme dove si trovano alcuni uffici pubblici sono destinati oggi a laboratori per artisti e artigiani. Lungo la via principale alcune attività di ristorazione sono gestite a livello familiare, senza sfarzo e senza segnali di sovraturismo. Nei cortili interni, dove vi viene servito il caffè, si trovano i giochi dei bambini, qualcuno può passare a bagnare i gerani.

    Uno degli edifici lungo la via principale è luogo di soggiorno e vacanza riservato all’Armée. Altre strutture storiche sono utilizzate come colonie per ragazzi, oppure sono in corso di recupero e conservazione per mezzo di France Relance, il programma europeo Post Covid di riavvio delle economie del continente. La città offre varie attività al turista, dalle visite guidate al passeggio nel giardino alberato, ai giochi.

    La caserma Campana e il Pavillon des officiers, l’arsenale, la chiesa

    La caserma Campana, che si trova a sinistra dopo l’ingresso principale della porta di Briançon, ospita gli edifici pubblici e i laboratori degli artigiani e artisti. Il suo interesse risiede anche nell’architettura, con il tentativo di creare degli spazi abitati più confortevoli e attrezzati. Converrà proseguire poco oltre per accedere al punto di osservazione sulle mura, che mostra l’altezza sul corso d’acqua e la protezione che la natura offre alla piattaforma difensiva. Dall’altro lato della porta di Briançon merita uno sguardo anche l’edificio degli ufficiali, il Pavillon des Officiers. Oggi ospita una struttura alberghiera, e si può in parte visitare.

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    La Caserma Campana in parte occupata da negozi e laboratori di artisti (c) CC BY SA Wikimedia Commons

    L’arsenale e la polveriera presentano una notevole dimensione e importanza per l’epoca. Il vero fatto d’arme del complesso fortificato è avvenuto durante la Seconda guerra mondiale, con un bombardamento italiano del 1940 che ha distrutto parte dell’arsenale.

    La chiesa è poi veramente particolare. È l’esempio fisico dello sviluppo interrotto della città di Vauban. In progetto prevedeva una pianta molto più ampia, di cui è stata realizzata solo una parte, con l’abside, un inizio del corpo centrale e il campanile. Il colpo d’occhio è notevole, fa intuire tutte le difficoltà che sono state incontrare dall’edificio attraverso la Rivoluzione (quando la cittadina venne chiamata Mont-Lion), gli incendi, i tentativi di ingrandimento e i restauri d’urgenza, e soprattutto la mancanza di risorse.

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    La chiesa incompiuta a Mont-Dauphin, con le auto parcheggiate accanto (c) Nos Alpes Enrico Martial

    La caserma di Rochambeau e la volta di Philibert de l’Orme

    La grande caserma Rochambeau si fa notare per la particolare scalinata di accesso e per lo spazio del sottotetto.  La struttura è realizzata utilizzando legno di piccole dimensioni, al massimo di circa 120 cm, creando una struttura a volta senza pilastri centrali. La soluzione tecnica, che rimediava alla scarsa disponibilità di grandi tronchi e permetteva di rispariamare denaro, si deve a Philibert de l’Orme (ou Delorme). Lo spazio creato suscita un ambiente particolare, ed è proposto sia alle visite sia all’allestimento di mostre ed esposizioni.

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    La scalinata recuperata con France Relance alla Caserma Rochambeau (c) Nos Alpes Enrico Martial

    Il punto di osservazione che si trova accanto all’edificio e alla Porta d’Embrun offre panorama spettacolare e restituisce l’idea di controllo che il forte esercitava sugli accessi al territorio.

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    Direttore di Nos Alpes, giornalista. Ha collaborato in tempi diversi con varie riviste e giornali, da Il Mulino a Limes, da Formiche a Start Magazine.

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