Vi proponiamo la prima parte di un racconto che ci accompagnerà per quattro giorni, ancora sul tema delle festività. E’ un testo originale, ambientato in gran parte in Valle d’Aosta. E’ stato scritto in questi giorni, ed è da leggere.
Non tutti credono a leggende, streghe, lupi mannari, luoghi maledetti persino al diavolo. C’è chi pensa siano solo storie.
Il 23 maggio 1323 Ebalo Magno di Challant firma le sue ultime volontà. Spartisce i suoi possedimenti e i titoli annessi tra i figli e i nipoti, lascia inoltre cospicue somme di denaro agli ospedali e alla chiesa. Sceglie come dimora eterna la chiesa di Challand-Saint-Victor. Il 16 ottobre di quello stesso anno, avvolto nelle mura del suo amato castello, il Signore di Challant esala l’ultimo respiro.
L’abbé Gaël celebra la cerimonia e quella fu la sua ultima funzione religiosa come parroco. L’età inizia a farsi sentire. Da qualche anno pensa al ritiro per dedicarsi alla lettura, alla montagna finché è ancora in forze. Ma ciò che più di ogni altra cosa lo spinge a prendere la decisione di abbandonare l’abito talare, ancor prima del Santo Natale, è una profonda riflessione sulla sua fede. Da tempo non riesce a sopportare il silenzio di Dio. Decide di ritirarsi in una piccola baita nel bosco di Challand-Saint-Victor, lasciando la sua amata comunità molto scossa per il suo improvviso ritiro.
L’inverno è alle porte. Una disputa tra gli eredi di Ebalo per la divisione dei numerosi feudi segna la bassa Valle. Gli abitanti di Challand hanno appena pianto il loro amato Signore e la loro guida spirituale si è ritirata. Il popolo brancola nel buio e regna l’incertezza per il riconoscimento del futuro Signore. Ed è proprio nei momenti in cui l’animo umano vacilla che si fa avanti il demonio.
Il mont Carogne si erge 1440 metri sopra Verrès, toglie il sole al paese per gran parte della mattina e gli anziani sul monte tramandano molte leggende. Carogne, così diventano le bestie che osano pascolare su quella terra. Qualcuno sostiene che la montagna è maledetta. Ma non tutti credono nelle leggende. Hubert alle storie non da retta. Lui è un allevatore, non ha tempo per le fantasie e porta il suo gregge di pecore sulla montagna maledetta.
Quello di Hubert fu l’ultimo pascolo sul mont Carogne e da quel giorno anche lui credette alle leggende. Lo trovarono accovacciato in mezzo alle erbe ghiacciate del monte maledetto. Tremava e non dal freddo, ma dalla paura. Il suo gregge era di carcasse: le pecore, i cinque caproni e persino il suo cane. Sembravano morte da settimane: i vermi banchettavano, l’odore di morte invadeva l’aria, ormai erano carogne.
Hubert non parlò per giorni. E quando ritrovò la parola confessò al paese che non fu il monte a uccidere il suo gregge, ma il diavolo. Ed era stato il demonio in persona a confessarglielo.
Il gruppo dei capifamiglia del paese si riunisce in segreto. La disputa tra gli eredi di Ebalo per l’eredità è sempre più accesa. La fame è tanta, il peccato serpeggia per le strade del paese: furti, violenza. Il diavolo si avvicina. Il Consiglio come unica soluzione decide di andare a chiedere aiuto al vecchio ed esperto abbé Gaël.
Tornate domani su Nos Alpes per la seconda parte…