Ultima parte del racconto sulla cacciata del diavolo, tra montagne, neve, fedeli e battaglie
La piana è silenziosa. La Becca Crevaye e il Trident de Faudery, con le loro cime innevate, si affacciano su Plan de Dance. Il freddo ha gelato la neve sul terreno. L’Abbé Gaël è seduto sotto un albero ai margini della piana, la Bibbia aperta sulle ginocchia e un rosario avvolto nella mano sinistra. È lì da molto tempo, ha visto la notte calare e il gelo si è impossessato del suo corpo. Trema ma non smette di pregare. E la sua voce resta per qualche attimo l’unico suono in quella radura. L’Abbé deve resistere almeno fino alla mezzanotte della vigilia, con l’arrivo del Natale il diavolo sarà più debole e lui potrà provare ad affrontarlo.
All’improvviso, un canto di cicale avanza nell’aria fino a diventare un grido straziante. Gaël si alza in piedi, qualcosa di maligno si avvicina. A quel verso innaturale di cicale si unisce quello di gufi e grilli, poi arrivano gli ululati dei lupi. Dalla cima delle montagne si staccano slavine, il popolo del male sta scendendo: streghe, stregoni, fiere. Tutti sono pronti ad unirsi al grande ballo.
Dal lato opposto della piana si leva una colonna di neve. Il fuoco che ne esce è immenso. Lucifero è arrivato e i suoi seguaci marciano verso di lui. È in piedi in mezzo alle fiamme che variano dal rosso infernale al blu degli oceani. La sua forma è mostruosa: le corna immense, una coda nera, la barba folta a coprire un volto caprino come le sue gambe.
L’Abbé è attratto da quel fuoco. Il diavolo sussurra, le belve sono arrivate. La piana è invasa dal male e la danza è iniziata.
Le urla demoniache coprono ogni altro suono: grida, macabre risate, ululati e un canto. Un canto infernale che viene intonato mentre il popolo del male danza in cerchio attorno al grande fuoco, nato dalla neve da dove Lucifero guida il Sabba. Le parole di quella maledetta canzone sono rivolte verso l’Abbé.
“Poni fine al tuo tormento, siamo noi la tua speranza, unisciti alla nostra Danza”.
Gaël senza nemmeno essersene reso conto avanza verso le fiamme. Ha lo sguardo perso e le braccia lungo i fianchi, con il rosario che pende fino a toccare terra. Il Sabba continua, le risate di Lucifero riecheggiano. Il freddo non si percepisce più, il calore degli inferi avvolge tutta la piana. L’Abbé continua ad avanzare e la sua preghiera cessa, è sempre più vicino alla danza.
All’improvviso una stella attraversa il cielo scuro e illumina ogni cosa. La mezzanotte è scoccata. Il giorno del Santo Natale è arrivato. È la Stella di Betlemme. Anche il grande Sabba si ferma e Lucifero resta accecato.
L’Abbé guarda abbagliato il passaggio di quella stella e una lacrima scende sul suo viso, e come questa cade al suolo dai cieli una neve leggera scende sulla piana.
Posa la Bibbia sul terreno gelato e inginocchiato a braccia aperte e la testa rivolta al cielo, con il rosario stretto nelle mani prega, mentre la neve santa cade sul suo viso.
Le fiamme crescono, Lucifero incita la danza e il cerchio si infittisce, le urla aumentano ma la neve cresce, depositandosi su tutto ciò che incontra.
Le fiamme fumano, Lucifero si dimena. Le streghe e gli stregoni restano ustionati dai fiocchi, e abbandonano il ballo risalendo sulle cime. Il vento si alza, il calore cresce. L’ira di Lucifero è spaventosa ma la neve non smette di scendere sulla piana, fino a spegnere il fuoco. Restano solo Lucifero e l’Abbé Gaël. Ogni fiocco brucia la pelle del demone che fuma di rabbia e guarda minaccioso, con gli occhi iniettati di sangue, il vecchio prete. Lucifero lo chiama a sé ma lui continua a pregare e stringe il rosario con tutta la forza che ha in corpo.
La mattina del Santo Natale una bufera di neve si abbatte su tutta la Valle d’Aosta. Nella chiesa di Challand-Saint-Victor si riuniscono gran parte degli abitanti arrivati a fatica da alcuni feudi della bassa Valle. Arrivano da Montjovet, Chenal, Saint Vincent. La voce sulla presenza del diavolo e la battaglia contro il vecchio parroco a Plan De Dance, al confine col Vallese, nonostante i chilometri di distanza, si è sparsa in fretta. La paura è ovunque.
La disputa tra gli eredi di Ebalo per la spartizione dei territori non si è ancora risolta. Riuniti nella chiesa, i fedeli, uno accanto all’altro pregano con le teste chine e gli animi sperduti. Il vecchio parroco non ha ancora fatto ritorno e tutti sperano nel suo arrivo. Se non dovesse essere lui a entrare, a varcare il portone sarà il diavolo. Ma proprio all’inizio della cerimonia condotta dalla voce insicura e tremante del giovane parroco che ha sostituito Gaël, il grande portone della chiesa si spalanca. Una nuvola di neve si propaga, il freddo entra.
I fedeli spaventati si voltano, si allontanano, urlano e come la neve si deposita l’Abbé Gaël entra. Indossa l’abito talare, ha gli occhi chiusi e la faccia stanca.
Prima parte: La cacciata del diavolo e il mont Carogne
Seconda parte: La cacciata del diavolo e il Plan de Danse
Terza parte: La cacciata del diavolo, l’abbé Gaël e Giotto
Le quattro parti: La cacciata del diavolo