Nella serie di complesse dinamiche che regola importazioni ed esportazioni da e verso la Svizzera, la componente dell’indicazione geografica gioca un ruolo chiave soprattutto per ciò che concerne i formaggi. È la constatazione che emerge dallo studio “Price Premiums for Single-Name and Compound-Name Geographical Indications in Swiss Cheese Trade” del centro di competenza per la ricerca agricola Agroscope.
L’indicazione geografica
Una indicazione geografica (IG) è un diritto di proprietà intellettuale a proteggere la denominazione di un prodotto con una specifica origine e una determinata qualità o reputazione a essa dovute. Tale categoria comprende a sua volta differenti denominazioni tra cui la Denominazione di Origine Protetta (DOP) e l’Indicazione Geografica Protetta (IGP), ambedue riservate a prodotti artigianali e industriali nonché agricoli ed enogastronomici.
Stando agli esperti, dunque, le IG rappresentano strumenti fondamentali nel commercio internazionale di formaggi poiché segnalano l’origine geografica e le caratteristiche distintive di un dato prodotto. Di qui dunque la necessità di una strategia di marketing capace di massimizzarne lavorazione e affinamento generando così ricadute anche sui prezzi all’import e all’export.
I formaggi a indicazione geografica tra Svizzera, Italia e Francia
I formaggi a indicazione geografica certificati in Svizzera sono complessivamente sette, ovverosia il Gruyère DOP (Cantone Friburgo), l’Emmentaler DOP (Cantone di Berna) e l’Appenzeller DOP(Cantone di Appenzello). Vi si aggiungono anche il Tête de Moine DOP (Cantone del Jura), il Vacherin Mont d’Or DOP (Cantone del Vallese), lo Sbrinz DOP (centro Svizzera) e il Raclette DOP (Cantone del Vallese).
Spostandosi in italia è possibile trovare al nord il Parmigiano Reggiano DOP, il Grana Padano DOP, ilGorgonzola DOP, la Fontina DOP (Valle d’Aosta), l’Asiago DOP e il Taleggio DOP. Accanto alla Ricotta Romana DOP e al Pecorino Romano DOP, citiamo al sud la Mozzarella di Bufala Campana DOP e il Caciocavallo Silano DOP.
Quanto alla Francia, richiamiamo il Roquefort DOP (Aveyron), il Camembert de Normandie DOP(Normandia), il Comté DOP (Jura), il Reblochon de Savoie DOP (Savoia) e il Chèvre du Poitou DOP(Poitou-Charentes). Accanto a essi figurano peraltro il Munster DOP (Alsazia), l’Emmental de Savoie DOP (Savoia), il Saint-Nectaire DOP (Auvergne) e il Boursin DOP (Normandia).
Un incremento di prezzo del +5%
Stando alle analisi, i formaggi a indicazione geografica provenienti o trasportati in Svizzera subiscono un incremento di prezzo del +5% rispetto alle tipologie invece non caratterizzate da essa. Questo in modo particolare per ciò che concerne i prodotti con una protezione a nome singolo (Roquefort o Gruyère, ma anche a parola doppia come Grana Padano o Parmigiano Reggiano).
Per contro, le varianti con un nome composto (Camembert de Normandie o Raclette du Valais) paiono essere esenti da tali dinamiche. Questo perché la protezione concerne la denominazione per intero, ciò che consente ai concorrenti di utilizzarne liberamente la parte generica (Camembert o Raclette) associandola ad altri prodotti non protetti che vi entrano in concorrenza.
Promuovere una “strategia della qualità”
Secondo lo studio di Agriscope, una alternativa all’indicazione geografica coincide con pratiche di branding attraverso marchi registrati, una proposta le cui ricadute non sono tuttavia state evidenti nel campione oggetto di studi. Ne sono esempi validi la registrazione dei marchi Babybel o Appenzeller, rispetto ai quali non è stato però segnalato alcun incremento significativo per le importazioni e le esportazioni all’ingrosso.
Nel complesso, dunque, la IG e il marchio motivano soltanto una piccola parte del costo intero, per larga parte influenzato dalla tipologia di prodotto commercializzata (formaggio erborinato, a pasta molle e altro). Di qui perciò l’appello, esteso tanto a livello politico quanto a livello economico, di promuovere una “strategia della qualità” basata sulla lavorazione di alto livello e sulla raffinatezza casearia.
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