Come impatta la circolazione dei tir attraverso il Traforo del Monte Bianco sulla qualità dell’aria nella Valle dell’Arve, tra Alta Savoia e Cantone di Ginevra, ai piedi del Massiccio del Monte Bianco?
È una domanda che episodi come il picco di inquinamento registrato lo scorso martedì 21 gennaio, che aveva generato una allerta rossa per eccesso di polveri sottili PM10 e biossido di azoto NO2, pongono ripetutamente in essere.
Senza contare che quello stesso giorno il traffico dei mezzi pesanti ha subito un forte e rallentamenti per via della chiusura temporranea del Traforo del Fréjus, una tematica che ben si inserisce all’interno del dibattito sul raddoppio del tunnel tra Valle d’Aosta e Chamonix.
Allerta rossa nella Valle dell’Arve
Nella notte tra lunedì 20 e martedì 21 gennaio, la Valle dell’Arve era in allerta rossa per un grave episodio di inquinamento atmosferico derivante dalla combustione per il riscaldamento e dai motori a freddo dei veicoli. Peculiari condizioni climatiche e termiche hanno generato accumuli notevoli di polveri sottili (PM10) e biossido di azoto (NO2), aggravati dalle temperature negative e dalla scarsa ventilazione.
Di qui dunque la necessità di adottare alcune specifiche misure restrittive tra cui il divieto di utilizzo di stufe a legna come supporto al riscaldamento e la riduzione della temperatura di riscaldamento degli edifici a 18 gradi. Anche la velocità da rispettare su strada è scesa da 80 chilometri orari a 70 chilometri orari, il tutto a fronte del limite già previsto a 110 chilometri orari su alcune autostrade della vallata.
La deviazione del traffico
Lo stesso martedì 21 gennaio, la Valle dell’Arve si è trovata al centro di una crisi del traffico, con code in ingresso al Traforo del Monte Bianco a Chamonix che hanno superato le tre ore. Questo a causa della chiusura del Traforo del Fréjus per un malfunzionamento alla condotta antincendio del Traforo d’Orelle e della deviazione dei mezzi pesanti al secondo tunnel franco-italiano nel quadro del “Plan de franchissement alpin”.
Ma la situazione è rapidamente variata poiché la prefettura dell’Alta Savoia ha adottato una misura di disimpegno indirizzando i veicoli pesanti provenienti dalla Regione Auvergne-Rhône-Alpes verso Ventimiglia. Lungo la giornata sono stati monitorati 4.454 transiti (a fronte di una media giornaliera pari a circa 1.700 unità), mentre il giorno successivo la circolazione è scesa a 3.248 unità.
Le reazioni sulla qualità dell’aria al Monte Bianco e nella Valle dell’Arve
Il massiccio afflusso di mezzi pesanti, combinato con il peggioramento della qualità dell’aria, non è sfuggito alle attenzioni di ambedue residenti e associazioni ambientaliste locali. Una di queste era Coll’Air, collettivo “eco-cittadino” che a seguito dei recenti picchi di inquinamento ha inviato una lettera a tutti i Comuni e alle Comunità di Comuni del territorio domandando una migliore informazione per i cittadini.
Più nel dettaglio, l’associazione ha denunciato la gestione dei flussi di traffico nella vallata, con migliaia di camion che vi hanno transitato nonostante il livello rosso e un drastico impatto in termini di inquinamento e salute. Tra le richieste, si segnala l’installazione di pannelli luminosi per diffondere notifiche di allerta e l’inserimento di banner informativi sui siti web comunali.
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