30 Ottobre 1944
Il freddo di quella mattina impedisce alla neve la sua discesa dai cieli che fino a qualche ora prima aveva ricoperto tutta la vallata di Cogne. Le strade del paese sono vuote e il silenzio è tombale. Una giovane ragazza all’alba di quella mattina desolata corre per le strade del paese con un pesante zaino sulle spalle. Ad ogni angolo si ferma e sbircia, come è sicura di essere la sola per quelle strade riprende la sua corsa. Attraversa tutto il paese lasciando le orme dei suoi piccoli piedi sulla neve, arriva sfinita davanti a una porta.
Bussa senza forze e un uomo dall’aria sospettosa la fa entrare. All’interno dell’abitazione ci sono almeno otto uomini tutti riuniti intorno a un tavolo. Hanno i visi logori, gli occhi stanchi e sono tutti molto giovani. Sono i partigiani e della fresca repubblica di Cogne. La condensa esce dalle loro bocche e alcuni cercano di scaldarsi le mani con il calore dei loro fiati. Tra loro c’è Giuseppe Ferdinando Cavagnet, per gli amici Nando, nome di battaglia Plik, il comandante del gruppo. Un debole fuoco scalda la dimora ma non basterebbero le fiamme dell’inferno per vincere il freddo di quella mattina.
- Orsetta! Che ci fai ancora qui? Non siete partite? Urla l’ingegner Franz Elter che ha organizzato assieme ai partigiani l’occupazione di Cogne.
- Papà all’alba è arrivato questo dalla miniera, mamma dice che la casa è sorvegliata e lei anche, è uscita così io sono potuta venire da voi.
La bambina si toglie il pesante zaino dalle spalle e cerca di posarlo sul tavolo ma non riesce, un partigiano l’aiuta. All’interno dello zaino ci sono almeno 6 mine e alcune cartucce di fucile. Tutti guardano la bambina senza commentare. Il papà, l’ingegner Elter si avvicina a lei e le fa una carezza sul volto. Anche Nando si avvicina.
– Tieni prova a suonare questa, poi ti riaccompagno a casa. Dice Nando con la sua voce pacata.
La bambina guarda l’oggetto, è l’armonica, se la rigira tra le mani e poi si dirige in un angolo vicino al fuoco, cercando di capire come usarla.
I partigiani restano in silenzio per qualche istante fino a che il Biondo prende la parola.
- 6 mine e qualche colpo, poche armi dalla Francia, da giù invece non è arrivato niente, alcuni di noi a malapena sanno impugnare un fucile, non avremo scampo.
- Quindi vuoi scappare Biondo? Dobbiamo frenarli il più possibile… Ribatte Vigo, uno dei partigiani.
- Non ho detto che dobbiamo scappare solo che siamo spacciati.
- D’accordo calmiamoci. L’importante adesso è mettere in salvo i Cogneins, noi proveremo a difenderci fino all’ultimo ma se non dovessimo riuscirci ci ritireremo anche noi tra le montagne. Non dobbiamo farci catturare ma soprattutto non dobbiamo disunirci. Dice Plik a bassa voce, guardando i compagni negli occhi.
Un suono stridulo proviene dall’armonica, la bambina ha capito come suonare e ha l’aria divertita.
- Non c’è niente di più triste di vedere una bambina con le armi. Continua Plik sottovoce con la tristezza negli occhi.
La radio posta in mezzo al tavolo inizia a emettere dei rumori, fruscii e poi una frase.
- Allô, allô, ici radio Vallée d’Aoste libre, pour que nous puissons dire demain notre parole…
- Ecco Dudo speriamo abbia buone notizie. Commenta il Biondo subito zittito dagli altri. Alzano il volume e ascoltano tutti, anche la bambina smette di soffiare nell’armonica.
Dopo qualche minuto la radio non emette più alcun suono ma le notizie non hanno comunicato niente di buono.
- Questo vuol dire che attaccheranno presto, questione di giorni.. e da quello che dice Dudo saranno migliaia. Nazisti bastardi.
- Biondo! Datti un contegno c’è una bambina. Dice Nando sottovoce.
Si avvicina alla bambina che è tutta rannicchiata nell’angolo.
- Hai già capito come suonarla, sei sveglia.
- Ho paura. Dice la bambina.
- Ti svelo un segreto, la paura è una gran cosa. Li vedi quei burberi là vicino al tuo papà?
Nando indica il tavolo dove discutono i partigiani.
- Anche loro hanno paura ma tu non lo diresti vero? Sai perché? Quello è il coraggio e non tutti ce l’hanno, è quello che ci rende forti. Non siamo niente senza la paura e il coraggio, e tu sei molto coraggiosa. Adesso ti faccio sentire una cosa e poi ti riporto a casa.
Nando si alza e inizia a cantare.
- Là sulle cime nevose!
- Non adesso Plik! Urla il Biondo.
Vigo si alza dal tavolo e continua.
- Una croce l’è piantà…
Altri tre si alzano e anche il Biondo controvoglia segue il canto.
- Non vi son fiori né rose, l’è la tomba di un soldat, l’è un Partigian che nel fuoco morì! E noi ti ricordiamo caro compagno che vegli de lassù!
Nando fa cenno alla bambina di suonare l’armonica e lei con un sorriso si mette a soffiare nello strumento per tutto il resto della canzone.
L’ingegner Elter saluta la figlia e la fa accompagnare a casa da Nando. In paese non c’è anima viva, molti abitanti sono già scappati, altri si rifugiano nelle case pronti a partire ma nelle abitazioni si nascondono anche le spie. Nando Cavagnet detto Plik è nato e cresciuto a Cogne e sa come muoversi, dopo non molto tempo arriva davanti alla casa della bambina.
- Mamma mi ha detto di dirvi che abbiamo molto freddo, e ne avremo ancor di più quando passeremo per le montagne.
Nando pensa alla risposta per qualche istante.
- Dille che entro stasera vi faremo arrivare delle coperte.
Per tutto il viaggio di ritorno Plik non fa che pensare alle parole della bambina, al sul sguardo impaurito, ma il freddo rende sempre più confusi i suoi pensieri. Nella casa i partigiani discutono sul piano per difendersi dal prossimo attacco nazista. Plik prende un pezzo di carta e scrive poche righe, poi le consegna a un giovane partigiano di appena 18 anni.
- Sali sul camion e porta questo messaggio alla caserma di Aosta, assicurati che arrivi al Centurione Adolfo, a lui soltanto, chiaro?
- Plik vuoi che vada a consegnare un nostro messaggio al centurione di Aosta?
- Esatto ragazzo è molto importante, lui capirà. Ti fidi di me?
Il ragazzo guarda il comandante Plik confuso ma ha un grande rispetto per lui. Così il giovane partigiano annuisce con il capo e si mette in viaggio verso Aosta.