Il Salon international des Santonniers di Arles 2025, con la Valle d’Aosta come ospite d’onore, si è aperto con l’inaugurazione del 6 dicembre, si svolge fino al 18 gennaio 2026 e attira ogni anno migliaia di visitatori nella storica Chapelle Sainte-Anne e in altre sedi del centro di Arles.
Dal 1958, il salone è un appuntamento importante nel calendario culturale della città provenzale, tra artigiani, collezionisti e appassionati di presepi.
Nato per iniziativa del santonnaio Marcel Carbonel (1911-2003) e del conservatore dei musei di Arles Jean-Maurice Rouquette (1930-2019), l’evento presenta un patrimonio culturale vivo e radicato nella cultura popolare, e per questo è molto frequentato e sentito.
Le esposizioni presentano statuine in terracotta, scenografie molto curate nei dettagli, anche con interpretazioni più contemporanee e con elementi di innovazione artistica.
Il Forte di Bard, in Valle d’Aosta, di rimando, ospita un grande presepe di Arles, e fino al 6 gennaio 2026.

La Valle d’Aosta con le sue sculture alpine, con tratti religiosi e popolari
La Regione Valle d’Aosta partecipa all’edizione 2025 grazie a un partenariato tra l’Associazione Forte di Bard e l’Association des Amis du Salon International des Santonniers d’Arles, con il supporto del Museo dell’Artigianato valdostano di tradizione (MAV), e dell’Assessorato regionale allo Sviluppo economico.
Nel giorno dell’inaugurazione, il 6 dicembre, con il sindaco di Arles Patrick De Carolis, erano presenti Ornella Badery, presidente del Forte di Bard, Bruno Domaine, presidente de L’Artisanà, e Alessia Duroux, responsabile del MAV.
Le opere di 25 artisti valdostani sono ora esposte in due luoghi importanti. Nella Chapelle Sainte-Anne ci sono i presepi di Giulio Vuillermoz, Luigi Meynet, Jean Brunodet, François Cerise e Marco Joly.
Nell’Église des Trinitaires si trovano le sculture di Guglielmo Pramotton, Enrico Massetto, Guido Diémoz, Peter Trojer e altri.
Le creazioni raccontano il paesaggio alpino e la vita in montagna attraverso materiali e stili propri della tradizione valdostana.
Nello scorso anno, tra il 7 dicembre al 26 gennaio 2025, il Forte di Bard aveva ospitato un grande presepe, Li Santoun d’Arles, curato dall’Association des amis du Salon International des Santonniers di Arles. Rappresentava un villaggio provenzale dell’Ottocento, con 250 santons, su 80 metri quadri.
Il presepe in provenienza da Arles è stato rinnovato anche per quest’anno, è collocato al forte di Bard negli spazi del Corpo di guardia, e sarà aperto fino al 6 gennaio 2026.

Un patrimonio che va oltre la Natività
I santons provenzali non rappresentano solo la Natività. Oltre alle figure tradizionali di Maria, Giuseppe, il Bambino e i Re Magi, raffigurano i personaggi di un villaggio del Settecento, come il pastore, il contadino, il fornaio, il pescatore, l’artigiano, l’uomo anziano. È una rappresentazione collettiva della vita quotidiana, un racconto del territorio.
Durante la Rivoluzione Francese, quando le rappresentazioni religiose furono vietate, la tradizione dei santons si radicò nelle case, come fenomeno di resistenza culturale e di identità del territorio. Ogni figura è modellata a mano da un artigiano — il santonnier — che crea la statuina in argilla con uno stampo in gesso, la cuoce in forno e la dipinge a mano. Si tratta di un processo e di un saper fare che vengono tramandati da generazioni.
La Provenza ospita numerose foires aux santons nel periodo natalizio: oltre a quella famosa di Arles, ci sono per esempio a Aix-en-Provence, Aubagne, Carpentras, Sisteron e soprattutto a Marsiglia, dove si tenne la prima fiera ufficiale nel 1803.

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