Lo Yodel, antica tecnica vocale radicata nelle regioni alpine della Svizzera centrale, è ufficialmente entrato a fare parte della Lista del Patrimonio culturale immateriale dell’umanità UNESCO. La decisione, dovuta al Comitato intergovernativo riunitosi a New Delhi lo scorso mercoledì 10 dicembre, rappresenta una valorizzazione significativa e un tributo a tale tradizione musicale tramandata da generazioni.
Dalle Alpi al mondo, l’evoluzione di un canto identitario
Lo Yodel è una forma di canto che alterna registro di petto e registro di testa per creare sequenze vocali prive di parole, un tempo utilizzate per comunicare da una valle all’altra o per richiamare il bestiame. Tale terminologia fa la sua prima comparsa alla fine del Settecento, ma le sue radici sono molto più antiche, intrecciate ai ritmi delle comunità rurali e della vita alpina.
Nel corso del XIX secolo la funzione originaria di tale pratica si trasforma progressivamente, lasciando spazio a una dimensione più artistica e collettiva che porta alla nascita di associazioni, cori e concorsi che ne favoriscono la diffusione. Con il tempo si affermano poi due principali modalità esecutive, ovverosia lo Yodel naturale, tramandato oralmente e basato su melodie prive di testo, e lo Yodel cantato, che combina strofe con parole e ritornelli vocalizzati.
Alfine, a decorrere dalla seconda metà dell’Ottocento, tale tecnica entra stabilmente nel repertorio della musica popolare svizzera, per poi essere adottata anche da artisti di ambito colto e contemporaneo. Oggi conta oltre 12 mila praticanti riuniti in centinaia di gruppi diffusi sul territorio nazionale, con varianti stilistiche che cambiano da una regione all’altra rispecchiando la pluralità linguistica e culturale del Paese.
Lo Yodel come Patrimonio UNESCO in trasformazione
Lo Yodel è una pratica musicale che attraversa generazioni e contesti sociali diversi, trasmesso tramite insegnamento orale, scuole di musica, cori e piattaforme digitali che permettono la condivisione e la documentazione del repertorio. Le esibizioni si svolgono in occasione di feste popolari, competizioni, concerti e ricorrenze legate alle tradizioni agricole, spesse volte accompagnate da strumenti tipici come l’armonica o la fisarmonica.
Esistono peraltro anche percorsi formativi dedicati, come il master dell’Università di Lucerna, mentre numerosi artisti contemporanei hanno scelto di reinterpretare questa tradizione in chiave sperimentale. Tra loro figura Erika Stucky, nota per l’integrazione dello Yodel con il jazz, il rock e la musica d’avanguardia, un contribuito all’evoluzione di un linguaggio che resta profondamente legato alle sue radici.
I rappresentanti dell’Associazione federale degli jodler hanno accolto l’iscrizione a Patrimonio UNESCO come un segnale di apprezzamento a livello mondiale capace di sottolineare il ruolo del canto nella costruzione dell’identità svizzera.
Il percorso verso l’iscrizione UNESCO
La candidatura per l’iscrizione dello Yodel a Patrimonio UNESCO presentata dalla Confederazione Svizzera è stata coordinata dall’Ufficio federale della cultura e ha coinvolto associazioni, specialisti e comunità di praticanti. Tale eterogeneo gruppo è stato poi incaricato della redazione di un dossier considerato particolarmente solido dal Comitato esaminatore poiché in linea con le tappe previste dalla Convenzione per la salvaguardia del patrimonio culturale immateriale.
Tra gli obiettivi inseriti nel testo figurano il rafforzamento dei programmi educativi nelle scuole, la promozione di attività di sensibilizzazione, la creazione di progetti di ricerca e la coordinazione nazionale per la trasmissione alle nuove generazioni. Inoltre, esso proponeva approfondimenti circa la documentazione della tradizione, la descrizione della sua vitalità, l’individuazione delle comunità portatrici e la pianificazione di misure di tutela a lungo termine.
Con l’ingresso dello Yodel, la Svizzera amplia ulteriormente i propri elementi riconosciuti a livello internazionale, con sei di essi iscritti nella Lista del Patrimonio immateriale e dodici siti iscritti invece nella Lista del Patrimonio dell’umanità. Tra i primi citiamo la Festa dei vignaioli di Vevey (Canton Vaud), il Carnevale di Basilea e la stagione alpestre; tra i secondi richiamiamo i tre castelli di Bellinzona (Canton Ticino), i vigneti terrazzati del Lavaux (Canton Vaud), La Chaux-de-Fonds e Le Locle (Canton Neuchâtel).
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