La stazione di depurazione di Veynes, inaugurata nel settembre 2024, ospita un esempio di autoconsumo collettivo patrimoniale (autoconsommation collective patrimoniale). È un sistema in cui l’energia rinnovabile, in questo caso solare, prodotta localmente viene consumata direttamente da edifici pubblici situati nelle vicinanze.
Sul versante italiano, vi sono altri casi in cui i comuni cercano una propria autonomia energetica attraverso le rinnovabili, come nel caso delle comunità dell’energia rinnovabile (CER) – in Piemonte che ne sono 67 – che a loro volta si ritrovano in Francia nelle Centrales villageoises.
Tuttavia, il caso di Veynes è significativo come orientamento: si tratta di collegare una produzione rinnovabile a consumi pubblici comunali definiti. In questo caso, la città ha realizzato un impianto per alimentare la stazione di depurazione delle acque, e altri edifici pubblici con il surplus in fase diurna.
Un progetto inedito per Veynes e le Hautes Alpes
Nell’area adiacente alla nuova stazione di depurazione delel acque, il comune ha installato un impianto composto da 140 pannelli fotovoltaici, posizionati su gabbioni in pietra. L’energia prodotta durante il giorno alimenta la stazione stessa, mentre il surplus si indirizza verso la scuola, la mediateca e lo stadio.
Durante la notte, quando i pannelli non producono energia, l’impianto continua a funzionare attingendo alla rete elettrica, ma l’obiettivo è una riduzione complessiva dei consumi energetici della città. Il 60% della produzione dell’impianto è direttamente assorbita dalla stazione di depurazione, e il suo utilizzo arriva fino al 95% per i bisogni degli altri edifici collegati.
L’idea è stata proposta da Serge Eysseric, primo vicesindaco di Veynes ed ex tecnico del Dipartimento, che ha potuto unire competenze e risorse.
Sotto il profilo finanziario, il Dipartimento delle Alte Alpi ha contribuito con 24.000 euro, pari al 30% della spesa e il comune di Veynes ha finanziato il restante, per 56.000 euro, come indicato nella delibera comunale adottata il 16 maggio 2024. Dalla decisione alla messa in opera è dunque passato meno di un anno, anche per il supporto del servizio tecnico e di ingegneria del Dipartimento, che sia chiama IT05.
Il “responsabile energia” del servizio, Quentin Jacquet, ha accompagnato il progetto a supporto degli uffici comunali nella valutazione delle proposte, dei calcoli e degli aspetti tecnici, ha effettuato sopralluoghi.
Un progetto trasferibile e una tendenza che si diffonde
La città di Veynes non è nuova al tema del solare: già il 2 marzo 1981 Le Monde ne parlava come di un comune anticipatore, e all’epoca l’impiego era in prevalenza termico.
Il progetto attuale è considerato dal Dipartimento delle Hautes-Alpes come un esempio trasferibile per le piccole città alpine, proprio intorno al concetto di autoconsumo collettivo patrimoniale.
Altre località stanno già percorrendo su questa strada: Saint-Gervais-les-Bains in Alta Savoia ha un progetto di copertura fotovoltaica di un parcheggio e già alimenta in energia solare la piscina e altri edifici pubblici. Il Comune di Aosta ha appena lanciato un progetto di comunità dell’energia rinnovabile.
Nostra area alpina emerge un orientamento interessante da osservare: è teso a valorizzare sotto il profilo energetico aree inutilizzate del patrimonio pubblico, appunto come i terreni accanto agli impianti di depurazione, oppure tetti delle strutture sportive o di trasporto locale, o i parcheggi.
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