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    Home » Articoli » Il va e vieni dei Savoia alle Terme della Valle d’Aosta
    Nos Alpes alla scoperta…

    Il va e vieni dei Savoia alle Terme della Valle d’Aosta

    Caterina PizzatoCaterina Pizzato26 Luglio 2025
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    Le attuali terme a Pré-Saint-Didier in Valle d'Aosta - les thermes à Pré-Saint-Didier en Vallée d'Aoste (c) CC BY-SA 3_0 SSire Wikimedia Commons
    Le attuali terme a Pré-Saint-Didier in Valle d'Aosta - les thermes à Pré-Saint-Didier en Vallée d'Aoste (c) CC BY-SA 3_0 SSire Wikimedia Commons

    Alla scoperta del primo turismo in Valle d’Aosta, Caterina Pizzato segue la presenza di casa Savoia e lo sviluppo delle terme. Ne aveva accennato sabato scorso Oliver Ciucci nel racconto di quelle di Aix-les-Bains…


    Un protagonista dell’epoca d’oro dello sviluppo turistico in Valle d’Aosta è stato sicuramente il termalismo: Courmayeur, Pré-Saint-Didier e Saint-Vincent fiorirono grazie alla presenza di Casa Savoia che portò con sé un seguito di aristocrazia e personalità varie della politica, dell’economia e della cultura.

    I Savoia hanno frequentato le acque della Valle d’Aosta già dal Cinquecento

    Già dal XVI-XVII secolo, infatti, le sorgenti di acqua calda, minerale e curativa erano ampiamente frequentate dai Savoia che avevano contribuito all’analisi delle proprietà terapeutiche delle acque e alla diffusione della loro conoscenza: non a caso, notevoli investimenti sulla viabilità migliorarono l’accesso da Torino alle località termali valdostane.

    Come raccontava l’abbé Henry, nella Histoire populaire religieuse et civile de la Vallée d’Aoste del 1929, «la villégiature a commencé, dans la Vallée d’Aoste, il y a plus de deux siècles et demi. Elle débuta à Courmayeur et à Pré-Saint-Didier, où existent des eaux minérales et thermales. Depuis 1670 environ, tous les étés les malades vinrent demander la guérison à ces sources merveilleuses. […] dans ces deux pays furent crées les premiers hôtels. […]

    En 1850 la Famille Royale vient passer la saison à Courmayeur avec une nombreuse suite: grande réclame pour le pays ! La Famille Royale logeait généralement dans les cures. […] Ensuite on vint chercher chez nous non plus seulement les eaux minérales, mais le bon air de montagne, le repos, la tranquillité: […] depuis 1860 commencèrent les constructions à Gressoney, à Valtournenche et à Cogne. Puis à partir de 1880 […] partout on bâtit des hôtels. Depuis 1900 on peut dire que toutes les communes alpines ont des villégiateurs: […] parmi les plus marquants, signalons la Reine Marguerite. Elle vint passer plusieurs étés à Courmayeur, à l’Hôtel Royal, ensuite elle se fit construire à Gressoney-Saint-Jean, au débouché du vallon de l’Aranzola, la Villa Savoia, qu’elle habita régulièrement tous les étés dès l’année 1904».

    Le acque di Pré-Saint-Didier-les-Bains

    Le salubri e benefiche acque sorgive di Pré-Saint-Didier-les-Bains erano già note in epoca romana, ma la prima notizia storica certa risale al 1560, all’atto di infeudazione concesso dal Duca Emanuele Filiberto di Savoia a Claude de Léaval, rappresentante di una nobile e antica famiglia di Morgex e proprietario delle terme sin dal XV secolo. Nel corso del XVII secolo una frana (o una terribile alluvione) fece scomparire le polle sorgive sotto tonnellate di detriti e vennero ritrovate solo nel 1752 quando la sorgente riaffiorò nella stretta gola dell’Orrido dove scorre la Dora di Verney.

    Con la metà del secolo la gestione dei bagni passò in mano al Conseil des Commis e nel 1770, sulla riva destra del torrente, venne costruito un piccolo edificio appoggiato alla montagna con diciotto vasche e una doccia, dove nel 1789 soggiornarono i Principi Carlo Emanuele di Savoia-Carignano e Maria Cristina di Sassonia, genitori di Carlo Alberto, per ben quaranta giorni.

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    Amé Gorret, Claude-Nicolas Bich, Guide de la Vallée d’Aoste, 1877 (c) CC01 Public Domain Wikimedia Commons

    La modernità delle terme nell’Ottocento

    Lo stabilimento, gestito dai fratelli Perrod, venne completamente rinnovato nel 1834 e disponeva di diciassette vasche di marmo bianco con diciotto eleganti cabine ben ammobiliate per cambiarsi. L’acqua arrivava per mezzo di una serie di condutture di piombo sotterranee in grado di mantenere la temperatura di sgorgo nella gola dell’Orrido a 28,5 gradi Réaumur, ovvero all’incirca 36°C.

    Negli anni seguenti, l’offerta termale si arricchì di una dépendance che ospitava un salone da ballo e delle sale per la lettura e il gioco, mentre nelle vicinanze vennero costruiti alcuni alberghi, quale l’Hôtel dell’Universo e della Rosa dei fratelli Orset.

    L’acqua arsenico-ferruginosa aveva una grande efficacia nella cura dei reumatismi, delle paralisi, delle malattie cutanee, scrofulose e persino per la sterilità. Le tariffe per accedere alla sorgente erano: L. 4 come diritto fisso d’entrata, L. 1 per un solo bagno compresa la biancheria, L. 5 per un bagno a vapore, L. 1,50 per una doccia di qualsiasi genere e L. 0,50 per riposare in un letto dello stabilimento per un’ora o meno.

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    A Courmayeur, la scoperta delle fonti termali

    La cittadina di Courmayeur, all’epoca romana nota per lo sfruttamento minerario, deve la sua fortuna turistica alle sorgenti di acqua minerale dalle elevate virtù terapeutiche, oggi cadute nell’oblio. L’epoca della loro scoperta non è nota, ma secondo la tradizione popolare la si deve agli animali che oltre ad abbeverarsi curavano i loro mali: la fama delle portentose guarigioni giunse a Torino e si intrapresero le analisi per precisarne le virtù.

    Nel Seicento le sorgenti principali portavano i nomi di membri della famiglia regnante: la fonte Vittoria in onore del giovane duca Vittorio Amedeo; Giovanna Battista come la moglie di Carlo Emanuele II e Margherita come la moglie di Emanuele Filiberto, che per prima le aveva frequentate nel 1536. La fonte La Saxe prese il nome dall’omonimo monte soprastante, che per pura coincidenza si poteva tradurre anche con “Sassonia”, in riferimento alle alleanze dei Savoia con casate austroungariche. Vi era anche la fonte Regina, scoperta più tardi, in onore di Margherita di Savoia.

    Le celebri sorgenti d’acqua curativa e sulfurea divennero un’attrattiva per l’aristocrazia piemontese e savoiarda. Con l’apertura, a fine Ottocento, dei primi alberghi – l’Hôtel de l’Union, l’Hôtel de l’Ange e il Grand-Hôtel Royal – la cittadina trovò la sua vera vocazione territoriale: il turismo di alto livello.

    Le acque semi-ferruginose e ricche di acido carbonico della fonte Vittoria di Dolonne sgorgavano a 12°C dal torrente Chacruy (Chécrouit) in una vecchia casupola in legno alla quale, nel 1828, venne aggiunta un’ampia sala per ospitare Carlo Alberto, allora Principe di Carignano. Esse venivano definite deostruenti e toniche, utili per guarire le affezioni digestive, le debolezze, le emorragie passive e persino per combattere la sterilità.

    La sorgente Margherita a Courmayeur

    A circa quattrocento metri dal centro, sulla riva sinistra della Dora, scaturiva la sorgente Margherita, tutelata da un padiglione rotondo privo di finestre. Queste acque, molto simili alle precedenti, miglioravano le condizioni di salute dei bambini debilitati e le funzioni digestive durante lo sviluppo, curando anche la clorosi femminile. Le due fonti erano ritenute complementari per ritrovare la buona salute: la tariffa giornaliera per bere l’acqua di entrambe era di L. 0,40 (per meno di tre giorni), altrimenti si pagava un diritto fisso di L. 6 per tutta la stagione.

    La sorgente Margherita scomparve nel 1881 a seguito di un’alluvione. Anche la fonte Giovanna Battista, vicina alla Margherita, venne distrutta dalla Dora già nel Settecento. Nel 1883 venne costruito al di sopra della sorgente scomparsa il grande stabilimento idroterapico di Michel Tavernier, oggi trasformato in albergo.

    Le Sorgenti di La Saxe e di Dolonne

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    I Bagni di La Saxe di Courmayeur, in una immagine del 1900 circa (c) CC BY 3_0 Italia Fondazione Torino Musei Wikimedia Commons

    Già nel 1814 le sorgenti di La Saxe, grazie all’intraprendenza di Michel Derriard, disponevano di una casupola con cinque bagnatoi singoli, una camera separata con vasche per gli scabbiosi e, al piano superiore, alcune camere da letto per gli ammalati. L’acqua solforosa, alcalina, iodurata e bromurata, ricca di barégine, usciva direttamente dalla rupe a circa 18°C con un getto di dieci centimetri di diametro. Presentava un sapore nauseante e un odore di uova fracide, ma le sue proprietà erano utilizzate per curare malattie cutanee, disturbi del sistema linfatico e affezioni croniche del petto. L’acqua era anche utile per rendere più bianca la lingerie di canapa.

    Nel 1835 il dottor Barthélemy Augustin Vagneur, protomédecin di Morgex, ricostruì l’edificio aggiungendo una grande sala e venticinque piccole vasche. Le acque solforose costituivano un’ottima cura per le vie respiratorie, digestive e urinarie, oltre che per la scabbia, le efflorescenze cutanee, l’artrite, la sciatica e le ferite da arma da fuoco. Il prezzo per un bagno, compresa la biancheria, era di L. 1,50, mentre per soggiornare nella camera d’inalazione e bere liberamente si pagava un diritto fisso di L. 2 per tutta la stagione.

    La fonte Regina sgorgava a nord del ponte di Dolonne, inglobata in una casa privata. Nel 1886 Valentin Berthod canalizzò le acque verso un nuovo edificio inaugurato dalla Regina Margherita, e nel 1895 la gestione passò alla famiglia Suquet, già proprietaria della fonte Vittoria.

    A inizio Novecento, Courmayeur ha cinque fonti di acque minerali

    Nel 1906 la cittadina ai piedi del Monte Bianco si descriveva così nella guida La Vallée d’Aoste: «Courmayeur a vraiment tout pour lui: hôtels luxueux, élégantes villas, riantes campagnes, villages pittoresques, cinq sources minérales, forêts touffues couvrant les croupes des monts. Verts pâturages, un climat d’une douceur toujours égale et un fond de tableau d’une grandeur incomparable. Dont la blancheur éclatante a pour corniches les sombres rochers à pic du Mont Chétif et du Mont de la Saxe. […] de juin à septembre c’est une ville pleine de luxe, de mouvement et d’entretien, offrant à ses visiteurs toutes les commodités et le comfort de la vie moderne».

    Nel 1886, giungendo a Courmayeur, «l’apparizione ha più del fantastico che del reale; si direbbe un colpo di scena spettacoloso preparato da qualche magica potenza per sorprendere la mente umana e trasportarla nel mondo del sovrannaturale. […] Là in fondo, incorniciata da due alte e scure montagne che sembrano venirsi incontro, sorge l’eccelsa ed abbagliante catena del Monte Bianco, altera nella sua maestà di colosso delle Alpi e profilata sul cielo radioso quale un immenso sipario che sia uscito dalla più fervida fantasia di artista»–

    La cittadina di Saint-Vincent compra la sua sorgente

    Nel 1820 il Comune di Saint-Vincent acquistò la proprietà della sorgente, scoperta nel 1770 dall’abbé Jean-Baptiste Perret, costruendo un edificio in stile neoclassico, la nota Fons Salutis, con al piano inferiore le terme e a quello superiore le sale per il riposo degli ospiti e un gabinetto medico di consultazione. All’esterno, sul frontone, campeggiava l’iscrizione: «À la mémoire de Jean Baptiste Perret – prêtre du diocèse d’Aoste – qui a découvert cette source de santé et de richesse – le XX juillet MDCCLXX – sous le règne de Charles Emanuel III – hommage de reconnaissance universelle».

    Una delle prime frequentatrici fu la regina Maria Teresa d’Austria d’Este, moglie di Vittorio Emanuele I, con le figlie Beatrice, Anna e Maria Cristina nelle estati 1825, 1826 e 1827.

    Qualche decennio dopo, nel 1854, anche Maria Teresa di Toscana, vedova di Carlo Alberto, e Adelaide di Savoia, sua nipote e futura consorte di Vittorio Emanuele II, proseguirono la tradizione di Casa Savoia di curarsi con l’acqua della fonte di Saint-Vincent.

    Fu così che nacque un primo timido turismo elitario composto da aristocratici, politici, ecclesiastici, rentiers, ufficiali, uomini di legge, banchieri e commercianti, soprattutto piemontesi, che consideravano alla moda “passare le acque” nei mesi estivi.

    Nel 1892 le terme si ampliarono con nuove sezioni per i bagni, eleganti sale da pranzo, lettura, gioco e conversazione e un salone da ballo. Il 1900 inaugurò anche un’innovativa funicolare elettrica a cremagliera, opera dell’ingegnere torinese Giovanni Battista Diatto, che dal centro abitato permetteva di raggiungere lo stabilimento in pochi minuti superando sessantadue metri di dislivello.

    All’inizio del Novecento, la cittadina termale vantava la più alta ricettività turistica della Valle d’Aosta con sette alberghi e 625 posti letto.

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    Vettura n. 2 della funicolare di Saint-Vincent conservata al Museo dei Trasporti “Ogliari” a Ranco (c) CC 01 Public Domain Torsade de Pointes Wikimedia Commons

    Nel Settecento, il termalismo come motore di sviluppo della Valle d’Aosta

    L’Intendente della Royale Délégation, Aimé-Louis-Marie Vignet des Étoles, a partire dal 1773 dedicò grande attenzione allo sviluppo termale nel suo progetto di rilancio commerciale della provincia. In pochi anni, il termalismo divenne una delle principali attrazioni turistiche della Valle d’Aosta. Per favorire l’arrivo dei visitatori e stimolare gli scambi, Vignet migliorò in particolare la rete viaria¹²⁴.

    Anche il medico aostano e giornalista liberale Auguste Argentier fu un grande promotore del termalismo.

    Convinto che le tre stazioni termali potessero rappresentare il volano dell’economia turistica valdostana, Argentier univa santé et plaisir. Il suo giornale L’Album, journal des Grandes Alpes (1859), distribuito durante la stagione delle cure termali, aveva l’obiettivo di informare i villeggianti sulla qualità delle acque minerali locali, valorizzando allo stesso tempo il territorio circostante e l’attività alpinistica.

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    Un estratto da L’Album, Journal des Grandes Alpes, presso la Biblioteca regionale della Valle d’Aosta e in digitale su Cordela

    (in parte tratto da L’apporto della Famiglia Reale allo sviluppo turistico
    della Valle d’Aosta da metà Ottocento al 1946
    , tesi di Laurea magistrale all’Università della Valle d’Aosta, anno 2021, per gentile concessione di Caterina Pizzato. Sono stati aggiunti i titoli dei paragrafi, il titolo e qualche minimo aggiustamento per la lettura e con i grassetti. Le immagini sono a cura della redazione di Nos Alpes)

    LEGGI ANCHE:

    L’industrie des étrangers, o dell’arrivo del turismo in Valle d’Aosta, di Caterina Pizzato

    Il prestigioso visitatore alle origini dello sviluppo termale ad Aix-les-Bains, di Oliver Ciucci

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