Franco Manes, membro della Camera dei deputati del Parlamento italiano, ha partecipato ai tre giorni di lavori della Commissione mista interparlamentare d’amicizia italo-francese, a Parigi, tra il 3 e il 5 aprile scorsi: anche per il suo punto di osservazione valdostano, ha in passato più volte preso posizione sui trasporti transalpini.
Gli abbiamo rivolto alcune domande per capire qualcosa di più sugli incontri avvenuti.
Nell’ambito dell’incontro interparlamentare Italia-Francia si è parlato di trasporti transfrontalieri
Le interrelazioni ferroviarie e stradali attraverso le Alpi sono fondamentali per la cooperazione e per gli scambi tra i due Paesi. Nell’incontro interparlamentare, si è aperto un dibattito interessante sulla mobilità grazie anche agli interventi dei colleghi piemontesi e e di quelli francesi dell’Haute-Savoie e della Maurienne.
Dal mio canto ho sottolineato come le visioni contrastanti debbano essere risolte. Sui casi di maggiore attualità, non credo si possa più aspettare: dal raddoppio del traforo stradale del Monte Bianco, alla gestione efficace dei lavori al tunnel di Tenda, oppure per la frana nella Maurienne. È necessario individuare rapidamente le soluzioni opportune. Le comunicazioni strategiche attraverso le Alpi non possono subire interruzioni né nel breve né nel medio termine: è un messaggio che abbiamo fatto intendere a entrambi i governi.
Si è parlato anche del Monte Bianco dunque…
Sul Tunnel del Monte Bianco si è evidenziata la non sostenibilità di queste chiusure programmate autunnali, che evidenziano disagi su entrambi i versanti, italiano e francese. Vi è stato pieno accordo su questo con i colleghi francesi.
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Il Trattato del Quirinale ricorre spesso nei discorsi, ma qual’è la sua percezione in ambito parlamentare? Con quali temi?
Il Trattato del Quirinale rappresenta un fatto storico senza precedenti, nonostante, anche nei media, ne sia stato dato maggiore risalto sul versante italiano che su quello francese.
Abbiamo anche ricordato la prima riunione del Comitato frontaliero previsto dal Trattato, che si è tenuta il 30 ottobre scorso a Torino. E’ un esercizio nuovo per le amministrazioni centrali e regionali, abituate a lavorare in modo separato, e che ora si ritrovano in un contesto che obbliga a dialogare e ad agire insieme sui temi di prossimità. Il Comitato ha una composizione mista e flessibile che coinvolge, oltre ai livelli statale e territoriale, anche gli operatori transfrontalieri.
La nostra collaborazione di prossimità si fonda sulla storia e sul senso di vicinanza tra le popolazioni. D’altra parte, condividiamo anche sfide importanti, economiche, sociali e territoriali. L’ecosistema della montagna è toccato direttamente dai cambiamenti climatici, e occorrono nuove iniziative su questo tema da parte dei nostri due Paesi.
Il Trattato presenta vari capitoli, oltre a quello della cooperazione transfontaliera
Lo slancio sul piano politico generato dal Trattato nel primo periodo di applicazione va consolidato. Assistiamo a una buona collaborazione tra gli uffici delle amministrazioni centrali, anche nei rapporti umani, e cooperazioni estese ad altri campi, come università, centri di ricerca, associazioni di categoria.
La dimensione europea dei nostri rapporti bilaterali indica anche la necessità di rafforzare la dimensione trilaterale, italo-franco-tedesca.
Gli scambi parlamentari italo-francesi possono dare impulso su alcuni argomenti? Con che frequenza pensate di sentirvi?
Possiamo dire che gli scambi, grazie alle iniziative del presidente [della delegazione italiana del gruppo di amicizia italo-francese] on. Piero Fassino, hanno già avuto risultati concreti, per esempio in Italia nei rapporti con l’ambasciata di Francia a Roma, in incontri con le delegazioni dell’Assemblea nazionale e del Senato della Repubblica francese e nei dialoghi con personalità francesi della ricerca e dell’Università.
A margine dei lavori di Parigi, si è sottolineata l’opportunità di creare un confronto parlamentare continuo su temi di interesse bilaterale tra le Commissioni permanenti italiane di Camera e Senato e le equivalenti Commissioni permanenti del Parlamento francese, in particolare nelle fasi propedeutiche degli atti legislativi di interesse comune.
E’ un obiettivo decisamente interessante, che comporterà un buon impegno sia sul piano politico che tecnico-amministrativo, con un effetto sull’insieme della cooperazione tra Italia e Francia.