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    Home » Articoli » Cosa si è detto al Convegno di Roma sul bacino di vita transfrontaliero
    Alpi del sud e Provenza

    Cosa si è detto al Convegno di Roma sul bacino di vita transfrontaliero

    Enrico MartialEnrico Martial19 Aprile 2024
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    Bacino Small Di Vita Transfrontaliero, Un Convegno A Roma Il 18 Aprile 2024 Foto Laurence Navalesi
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    Il convegno che si è tenuto il 18 aprile a Roma, dal titolo Il bacino di vita transfrontaliero: integrazione europea tra Italia e Francia ha suscitato tra i partecipanti e gli ascoltatori in remoto ampio interesse e soddisfazione, e ha portato alla luce piste di lavoro e nuove domande. il convegno è stato organzizato dall’ISSIRFA – CNR in collaborazione con il laboratorio DITER dell’Università di Nizza Costa Azzurra.

    Intanto, il concetto di bacino di vita transfrontaliero si propone ormai con un concetto acquisito, proprio grazie all’incontro e in ragione di alcuni punti di chiarezza che sono emersi. Le definizioni attuali, che sono emerse anche negli interventi, sono vicine a quella della classica della DATAR, che viene dunque piuttosto confermata: un territorio geograficamente, socialmente, culturalmente ed economicamente coerente, che esprime esigenze omogenee in termini di attività e servizi.

    Il bacino di vita

    È quindi chiaro che il bacino di vita può superare i confini amministrativi. Anche solo per restare in Italia, è quanto vuole fare la Strategia Aree interne, anche se poi, per ragioni di gestione, i perimetri finiscono per coincidere a volte con gli enti intercomunali esistenti. Gli stessi Gruppi di Azione Locale dello Sviluppo rurale europeo uniscono spessp ambiti intercomunali a cavallo dei confini amministrativi, com’è il caso del GAL Escartons e Valli Valdesi.

    Per questo, d’altra parte, si parla di bacino di vita transfrontaliero: per introdurre un concetto che consenta di cogliere i bisogni comuni – e di produrre iniziative e progetti – senza per questo modificare il limite segnato dal confine interno tra due o più Stati membri. Su questo punto gli interventi sono stati molti, con buona presenza accademica. Philippe Weckel ha svolto tra gli altri una interessante presentazione, che si riferisce al suo recente lavoro sui bacini di vita applicati alle Alpi occidentali del sud.

    Le volontà e gli esercizi di cooperazione

    Un secondo punto da ricordare del convegno di Roma sta nelle volontà espresse nel proseguire nella cooperazione. Sono state raccontate, con impegno e partecipazione, le esperienze recenti di costruzione di forme di collaborazione stabile, da GECT Riviera promosso dalla Communauté d’agglomération de la Riviéra française (CARF) con vari comuni italiani, all’Alleanza transfrontaliera tra la il comune e la città metropolitana di Nizza Costa Azzurra e con il comune e la provincia di Imperia e con la provincia di Cuneo: ne ha parlato tra gli altri Laurence Navalesi.

    Il sindaco di Modane Jean-Claude Raffin ha presentato la nuova e più stabile organizzazione della Conferenza transfrontaliera delle Alte Valli (CHAV) che è riuscita a costituirsi come associazione e ad avere una persona di supporto per le attività comuni, oppure il futuro GECT dell’Espace Mont-Blanc, sollecitato dallo stesso Trattato del Quirinale e di cui un primo testo è già entrato in esame tra il 2022 e il 2023.

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    Va sottolineata alla buona presenza di rappresentanti delle amministrazioni centrali italiane, Affari regionali, ministero degli Esteri, che hanno stabilito un buon rapporto di collaborazione e supporto scientifico con il CNR ISSIRFA, guidato da Giulio Salerno, che opera come detto anche in collaborazione con il laboratorio DITER – dell’Università di Nizza Costa Azzurra.  Infine, la presenza e gli interventi dei punti di riferimento per l’art. 10 del Trattato del Quirinale dedicato alla cooperazione transfrontaliera, gli ambasciatori Philippe Voiry e Andrea Cavallari, hanno confermato il buon livello di dialogo e di familiarità orientata all’esame e alla presa  in carico dei diversi temi e problemi, con la relativa evoluzione degli strumenti concettuali impiegati.

    Le piste da percorrere

    Nell’insieme il colloquio ha prodotto dunque un progresso, che permette di intravvedere nuove piste di lavoro. D’altra parte, la cassetta degli attrezzi sulla cooperazione transfrontaliera esiste da parecchi anni, e si tratta di aggiornamenti periodici. Nella scatola si trovano ancora espressioni piuttosto vecchie, come quella retorica dei “popoli cugini” o qualche difficoltà nel guardare i territori come un insieme, sopravvalutando o sottovalutando le differenze a seconda dei casi.

    Ormai qualcosa si è capito dei sistemi sanitari reciproci – tra ASL e Agences régionales de la Santé in Francia. Tuttavia ancora non si percepisce l’urgenza di alcuni servizi di interesse pubblico transfrontaliero – per esempio per ridurre le multe quando si installa un autovelox su una strada di collegamento italo-francese – che pure sono attivi su altre frontiere interne dell’Unione europea.

    Illuminante e utile è stato per esempio l’intervento di Jean Peyrony, a capo della Mission opérationnelle transfrontalière, che ha ricordato il lavoro anche del Joint Research Center e le B-Solutions promosse dalla Commissione europea insieme all’Associazione delle regioni frontaliere d’Europa (AEBR)

    Si progredisce sulla base comune della legislazione europea

    In altri termini, la lettura del transfrontaliero può essere integrato nel sistema di leggi che riguardano l’insieme dell’Unione e che concretamente hanno consentito una più facile circolazione nei bacini d vita transfrontalieri: la moneta unica, il bonifico bancario europeo con stessi costi e stessi tempi, la circolazione delle merci, dei servizi.

    Tra le piste di lavoro, si intravvede l’opportunità di raccordare ciò che avviene sul piano europeo e poi nazionale con quello locale-regionale dei progetti. Per esempio l’11 aprile scorso è entrato in vigore l’Interoperable Europe Act sull’interoperabilità e scambio transfrontaliero dei dati, che coinvolge l’insieme degli Stati membri e non solo le zone di frontiera mentre prosegue in parallelo il progetto finanziato dal programma Interreg Alcotra Observ’Alp, proprio sullo scambio intercomunale dei dati.

    Anche sul piano della riflessione teorica, la dimensione generale dell’integrazione europea, che infatti ricorre nel sottotitolo del convegno di Roma, costituisce un motore essenziale anche per la riflessione locale e frontaliera. Per le infrastrutture di trasporto e di prossimità frontaliera, dal Monte Bianco al Fréjus al Tenda per esempio, si dovrà presto introdurre probabilmente il tema della difesa comune e del loro buon funzionamento in un’economia “di guerra”, anche solo riguardo al raddoppio dei trafori e al completamento delle opere di riparazione e a quelle di protezione.

    LEGGI ANCHE: Traforo del Monte Bianco: chiusura totale dal 2 settembre al 16 dicembre

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    Direttore di Nos Alpes, giornalista. Ha collaborato in tempi diversi con varie riviste e giornali, da Il Mulino a Limes, da Formiche a Start Magazine.

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