Dalla fine del 1994, l’Abbazia di San Michele della Chiusa, meglio nota anche come Sacra di San Michele, è diventata il monumento simbolo del Piemonte.
La legge regionale afferma che l’Abbazia ha un valore inestimabile per la sua posizione, la sua storia e il suo valore spirituale, la cui eccellenza contraddistingue l’intero Piemonte. Una visita in Piemonte deve quindi includere la Sacra di San Michele!
È impossibile non vedere l’abbazia dalla valle. Di giorno svetta come un trofeo sul Monte Pirchiniano. Di notte, illuminata dalle luminarie, sembra galleggiare nel cielo. In caso di maltempo, appare in mezzo alle nuvole che squarciano le pendici della montagna. In caso di neve, risplende al sole.
La Sacra di San Michele è sia una vedetta all’ingresso della Val di Susa sia una testimone storico per il passato tumultuoso di questa valle piemontese. Scopriamo insieme la sua storia.
La Sacra di San Michele, un’abbazia dalla storia antichissima
La sua costruzione iniziò intorno all’anno 1000. Fatto storico e leggenda si fondono spesso quando si cerca di risalire così indietro nel tempo per la costruzione di un edificio religioso. La sua storia merita di essere raccontata.
Qualche anno prima dell’anno Mille, l’imbocco della Val di Susa era abitato da alcuni contadini che lasciavano le loro mandrie a pascolare nei campi. Così troviamo il Monte Caprasio, dove probabilmente vivevano le capre, il Monte Musiné, probabile dimora di un gruppo di asini, e il Monte Pirchiniano, dove probabilmente i maiali erano allevati. Luoghi isolati, dunque.
Queste valli erano già note ai Romani, che proteggevano la strada che dalla Gallia Cisalpina portava a Marsiglia attraverso il passo del Monginevro e la valle della Durance, lungo la via Domiziana. Sulla cima del monte Pirchiniano costruirono un castrum per osservare i movimenti nella valle.
I Longobardi costruirono poi delle fortificazioni in Val di Susa. Queste divennero note come fortificazioni dell’Ecluse (o Cluse, da cui il nome della futura abbazia) e furono progettate per impedire l’avanzata delle truppe di Carlo Magno, che occuparono definitivamente la zona nel 773.
Infine arrivarono i Saraceni e, dopo la loro partenza nell’888, la valle cadde nel silenzio e nell’oblio.
Un eremita, Saint Jean-Vincent
Fu in queste condizioni che un eremita, San Giovanni Vincenzo, già arcivescovo di Ravenna, decise di stabilirsi sulla cima del Monte Caprasio, di fronte al Monte Pirchiniano. Voleva anche costruire una piccola chiesa e iniziò a raccogliere i materiali necessari.
Questi materiali scomparvero durante la notte e San Giovanni Vincenzo pensò che i ladri fossero venuti a rubarli mentre lui dormiva. Così una notte non dormì. Si nascose e aspettò. E lì, stupito, vide degli angeli che portavano i suoi materiali sulla cima del Monte Pirchiniano. Un messaggio divino che gli diceva dove sarebbe stato il futuro santuario. San Giovanni Vincenzo obbedì e trasferì il suo eremo lassù, completando la costruzione del santuario dedicato all’arcangelo San Michele. Questo avvenne nel 983, prima tappa della costruzione della futura abbazia.
La costruzione dell’abbazia in cambio del perdono per una vita dissoluta
All’approssimarsi dell’anno 1000, mentre il mondo stava per precipitare nell’ignoto e la paura della fine del mondo si faceva sempre più intensa, un signore dell’Alvernia percorse la Via Francigena attraverso la Val di Susa per espiare i suoi peccati di vita dissoluta davanti al Papa a Roma. Il Papa gli concesse il perdono in cambio di sette anni di esilio o della costruzione di un’abbazia.
Sulla via del ritorno, Hugues de Montboissier, detto Ugone, scorse l’eremo di San Giovanni Vincenzo e ed ebbe un moto di pietà. Fu ispirato a costruire l’abbazia proprio in questo luogo.
È così che all’inizio del nuovo millennio, per la precisione nel 1002, sulla cima di una montagna nacque un’abbazia che sarebbe sopravvissuta nei secoli sotto la protezione del culto di San Michele, uccidendo il drago, simbolo del male.
I modelli
Ma c’era ancora un dettaglio. Dovevamo decidere che aspetto avrebbe avuto questa abbazia. Quale modello avrebbe seguito? Nel continente europeo esistevano già due grandi abbazie dedicate al culto di San Michele. La prima, a sud-est, in Puglia, nella regione del Gargano. La seconda, ai margini nord-occidentali, in Normandia, per proteggersi dai pericoli del mare, l’attuale Mont-Saint-Michel, fu costruita secondo lo stesso progetto. Poiché l’abbazia di Mont Pirchiniano si trovava praticamente a metà strada tra i due edifici, a 1000 km di distanza, si decise di prenderli come esempio e di costruirli con la stessa sagoma.
In effetti, queste tre abbazie dedicate a San Michele farebbero parte della linea energetica e magica che, sotto l’egida di San Michele, raggruppa sette abbazie tra l’Irlanda e la Palestina, passando per l’Inghilterra e la Grecia.
È per questo che ci stupiamo di vedere una sagoma molto familiare quando il nostro sguardo cade sulla Sacra di San Michele alle porte di Torino, in direzione di Susa, o arrivando dalla Francia alle porte della valle.
La movimentata storia della Sacra di San Michele
I primi abati, giunti dall’Alvernia su richiesta di Ugone, diedero al luogo un’intensa vita spirituale, seguendo la regola di San Benedetto. L’abbazia divenne prospera e ben presto riuscì a svincolarsi dal vescovado di Torino, diventando indipendente e acquisendo numerosi territori e altre abbazie o priorati in luoghi più o meno lontani. Anche il Priorato di Chamonix faceva parte dei possedimenti dell’Abbazia.
Nel XIV secolo, quando Amedeo VI di Savoia, detto il Conte Verde, decise di affidare la gestione dell’abbazia a un suo delegato, iniziò il declino. La vita spirituale si indebolì. I benedettini se ne andarono e si parlò addirittura di distruggere la Sacra di san Michele nel 1622. Fortunatamente fu dimenticata. E per due secoli fu abbandonata.
Fino al 1836, quando Carlo Alberto di Savoia decise di restaurare l’abbazia e di affidarla all’Ordine Rosminiano, insieme ad altre abbazie. In questo modo, nella Sacra di San Michele furono inumate le spoglie di 24 membri della famiglia reale sabauda. Suo figlio, Vittorio Emanuele II, re d’Italia, continuò l’opera del padre. Anche Massimo d’Azeglio, patriota e intellettuale al servizio della causa dell’unità d’Italia, sostenne questa ristrutturazione, vicino alla prima capitale del Regno d’Italia, Torino.
Durante la Seconda guerra mondiale, il sito che domina la valle fu utilizzato come nodo di trasmissione per le comunicazioni ottiche tra Torino e i forti della Val di Susa. I messaggi luminosi da Torino venivano inviati ai reggimenti di stanza in valle e in montagna, garantendo il collegamento tra lo Stato Maggiore e le truppe della valle.
Cosa si può visitare alla Sacra di San Michele?
Una visita alla Sacra di San Michele offre un percorso storico, esoterico e persino letterario!
Infatti, oltre alla sua storia movimentata e alle sue bellezze architettoniche, il turista viene scopre i luoghi che si dice abbiano ispirato Umberto Eco per ambientare l’azione del suo romanzo Il Nome della Rosa, che ha venduto diversi milioni di copie ed è stato tradotto in oltre quaranta lingue.
In realtà, si dice che Umberto Eco abbia tratto la sua ispirazione da diversi monasteri e abbazie d’Europa, ma il simbolismo del romanziere sembra adattarsi alla configurazione dei luoghi.
È in un misto di arte, architettura e simbolismo che i visitatori si aggirano per l’Abbazia. Restano gli elementi antichi, ma ci sono anche parti restaurate da architetti di fama come Alfredo d’Andrade, che ha restituito all’Abbazia la sua silhouette medievale, e lo scultore Paul dë Doss-Moroder, che ci ha lasciato la monumentale statua di San Michele, alta cinque metri.
Il primo elemento degno di nota è il monumentale Scalone dei Morti, una salita vertiginosa che conduce al cuore dell’abbazia. Ogni gradino, consumato dal passaggio di migliaia di pellegrini, sembra sussurrare antiche preghiere, aggiungendo un tocco mistico alla salita. Un ingresso laterale conduce a luoghi di sepoltura dove sono stati ritrovati scheletri e mummie di monaci.
Un altro luogo di sepoltura sotto l’Abbazia è il Sepolcro dei Monaci, una probabile riproduzione del Santo Sepolcro, che segnava una prima tappa per i pellegrini diretti a Gerusalemme lungo la Via Francigena. In cima alla scalinata si trova un suggestivo portale.
La Porta dello Zodiaco, un’opera d’arte suggestiva e mistica
Il Portale dello Zodiaco è ornato da sculture che rappresentano i segni zodiacali, i cui dettagli finemente cesellati sembrano quasi prendere vita davanti ai vostri occhi.
Questo capolavoro romanico affascina per i suoi dettagli e il suo simbolismo. Situato all’ingresso dell’abbazia, è una tappa obbligata per chiunque voglia entrare in questo santuario millenario. Il portale è ornato da intricate sculture che rappresentano i segni zodiacali e figure allegoriche, vera testimonianza della maestria degli artigiani dell’epoca.
Se si osserva attentamente, si noterà che ogni segno zodiacale è raffigurato con notevole precisione. Le figure di animali e personaggi mitologici sono scolpite con grande attenzione ai dettagli, catturando i tratti caratteristici di ogni segno. Ad esempio, il leone del segno del Leone ruggisce con imponente maestosità, mentre i pesci del segno dei Pesci sembrano nuotare in armonia.
Questo portale non è solo un elemento decorativo, ma ha anche un profondo significato simbolico. I segni dello Zodiaco, associati ai mesi dell’anno, ai cicli della natura e alle costellazioni, ricordano ai visitatori lo stretto legame tra l’universo cosmico e la vita spirituale. Attraversare questo portale significa entrare in uno spazio sacro dove tempo ed eternità si incontrano. È un punto di passaggio in cui i visitatori sono invitati a lasciarsi alle spalle le preoccupazioni terrene per entrare in uno spazio di meditazione, preghiera e contemplazione.
Visitare la chiesa e lasciarsi trasportare indietro nel tempo
La visita alla chiesa permette di fare un salto indietro nel tempo e di ripercorrere l’intera storia della Sacra di San Michele.
Varcato il Portale dello Zodiaco, si sale un’altra rampa di scale prima di entrare nella chiesa abbaziale. Sul portale d’ingresso, tra le pietre, un’antica lapide ci ricorda che qui c’era anche una presenza romana oltre 2.000 anni fa.
L’abside è rivolta verso il punto esatto in cui sorge il sole il 29 settembre, giorno di San Michele. Spiritualità ed esoterismo andavano di pari passo nel Medioevo.
Sotto uno dei primi pilastri della chiesa, si può vedere la cima del Monte Pirchiniano: una caratteristica geologica all’interno di un sito mistico. Un’unione tra cielo e terra.
Nella chiesa sono stati rinvenuti e collocati i monumenti funerari di alcuni membri della famiglia reale dei Savoia.
La parte della chiesa nota come vecchio coro è in realtà l’antica chiesa costruita da Hugues de Montboissier, detto Ugone.
Ma l’elemento più sorprendente all’interno della chiesa è il santuario originale, costruito da Saint Jean-Vincent. Vi si accede attraverso una dozzina di gradini che sono stati calpestati e consumati da migliaia di pellegrini per quasi mille anni. Un momento mozzafiato.
Numerose ricostruzioni, fortificazioni e restauri nel corso del tempo hanno modificato il sito, ma la visita di ogni area permette di immaginare la grandezza di questo luogo nel corso dei secoli.
Tra gli edifici che compongono l’abbazia ci sono anche gli appartamenti destinati a ospitare i membri della famiglia reale dei Savoia, che nell’Ottocento si impegnarono in prima persona per il restauro dell’abbazia, e una biblioteca con oltre diecimila libri antichi.
La torre Bella Alda e la sua vista sulla Val di Susa
L’ultimo fiore all’occhiello della Sacra di San Michele si svela quando si raggiunge la torre dell’abbazia. La Torre della Bella Alda prende il nome dalla leggenda di una fanciulla salvata dalla Vergine Maria nonostante il salto nel vuoto per sfuggire ai suoi assalitori.
La leggenda narra anche che, per guadagnare denaro, invitò gli abitanti del villaggio a ripetere il salto, questa volta verso la morte.
Fortunatamente, i visitatori troveranno molto da apprezzare nelle viste panoramiche mozzafiato sulla Valle di Susa. Le montagne si ergono maestose all’orizzonte e le loro cime innevate si stagliano contro il cielo azzurro.
Come si arriva alla Sacra di San Michele?
Il complesso abbaziale è aperto ai visitatori tutto l’anno, mattina e pomeriggio, ad eccezione di gennaio, quando è aperto solo nei fine settimana. Ci sono alcune limitazioni di orario, come gli orari delle messe e i giorni festivi. La visita è gratuita e dura circa due ore.
Per raggiungere la Sacra di San Michele in treno, prendete la linea Torino-Susa, scendete a S. Ambrogio e percorrete i 2,5 km della Via Crucis fino all’Abbazia. Si tratta di un’ora e mezza di cammino, con ben seicento metri di salita.
In alternativa, si può scendere ad Avigliana, dove da aprile a novembre è attivo un servizio di bus navetta. I pullman partono anche da Torino. Potete trovare tutte le informazioni necessarie seguendo questo link.
La Sacra di San Michele non è solo il simbolo del Piemonte, ma anche un monumento di grande valore spirituale. Questa abbazia porta in sé tutti i dubbi e le paure dell’anno Mille, ma anche tutti gli alti e bassi della storia. È sopravvissuta allo scorrere del tempo, protetta da un arcangelo che si ritiene invincibile di fronte al Male.
LEGGI ANCHE: La promessa non mantenuta sui Forti dell’Esseillon, in Alta Maurienne