Tra le ascese sulle cime più elevate e temibili del globo e un amore in grado di superare anche la distanza e l’altitudine, Goretta e Renato Casarotto sono da sempre la coppia che incarna amore e alpinismo. Di origine veneta, l’uno della provincia di Vicenza e l’altra della provincia di Verona, i due hanno condiviso una vita dedicata all’avventura e alla scoperta della montagna prima della tragica morte di lui in vetta al K2.
“Casarotto. Una vita tra le montagne”
E proprio la storia di Goretta e Renato Casarotto viene scandagliata e snocciolata in “Casarotto. Una vita tra le montagne”, ultima pubblicazione della stessa scrittrice e alpinista Goretta Traverso. È un intreccio di sogni, scelte di vita e grandi imprese, raccontato attraverso le memorie condivise della coppia e consolidato dai diari personali dove Renato mette in parola il suo profondo legame con la montagna.
Edito da Priuli&Verlucca nel dicembre del 2024, il volume è una riedizione attuale dei precedenti datati 1996 (DeAgostini) e 2013 (Alpine Studio, versione ampliata). Esso è acquistabile nelle principali librerie italiane o specializzate nonché disponibile nella sua versione brossura con inserti a colori anche sul sito web della casa al prezzo di 19,50 euro.
Renato Casarotto e Goretta Traverso
Renato Casarotto nasce nel 1948 ad Arcugnano (Veneto) ed è annoverato tra i più forti alpinisti italiani degli Anni Settanta e Ottanta in nome delle sue impegnative solitarie invernali sulle Dolomiti e sul Monte Bianco. Egli inizia a praticare l’alpinismo nel 1968 a soli venti anni durante il servizio militare prestato presso il battaglione degli esploratori alpini in Cadore, affermandosi presto come uno dei massimi sportivi del suo tempo.
È nel 1973 che egli conosce Goretta Traverso, ragazza estranea al mondo della montagna ma che per lui sceglie di affacciarvisi, divenendo nel 1985 la prima donna italiana a scalare la vetta di un 8 mila, il Gasherbrum II in Pakistan. Dopo il matrimonio nel 1975, ella lo accompagna in varie spedizioni tra Perù, Patagonia, Himalaya, Alaska e Canada, condividendo con lui una esistenza consacra al brivido della cima.
La montagna di Casarotto tra amore e morte
Nel 1979, Goretta e Renato Casarotto si recano in Patagonia, dove lui si cimenta nell’aria sfida di salire in solitaria il pilastro nord del Fitz Roy, una prua di granito alta ben 1.500 metri. Al secondo tentativo datato 19 gennaio, egli è in grado di conquistare la cima, che egli dedica proprio alla moglie intenta ad attenderlo al campo base e che nessuno dopo di lui è stato in grado di eguagliare.
È il 16 luglio del 1986 quando, Renato si cimenta nel tentativo di apertura in solitaria di una via sullo sperone sud-sudovest del K2, una via lungo già tentata da una spedizione francese nel 1979. Di ritorno al campo base, egli però perde la vita cadendo in un crepaccio e il suo corpo non è che ritrovato dopo 17 anni e trasportato al Memorial Gilkey, cenotaffio destinato ai decessi avvenuti in loco.
L’eredità di Goretta e Renato Casarotto e la filosofia oltre la montagna
Renato Casarotto ha lasciato un segno nel mondo dell’alpinismo, in parte raccontato dai volumi della moglie come “Casarotto. Una vita tra le montagne” ma anche “I monti di ghiaccio” (GET, 2001) o “Le Vette degli Immortali” (Alpine Studio, 2017). La vicenda della coppia è stata resa anche in forma cinematografica attraverso il film “Solo di cordata” (Davide Riva, 2015) e il documentario “K2 – Sogno e destino” (Kurt Diemberger e Julie Tullis) che riprende parte dei contatti radio tra i due.
Questo perché per loro la montagna non era soltanto una sfida fisica bensì piuttosto un luogo di introspezione, un modo per esplorare i propri limiti e connettersi con i misteri della natura. Le loro imprese sono state fonte di ispirazione per la loro audacia e la loro profondità, racconti di vita vissuta tra le montagne e di un alpinismo che come l’amore ha spinto i limiti umani oltre ogni confine.
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