(2) Un racconto in quattro parti dedicato a Joseph-Samuel Farinet, falsario ed eroe popolare in Vallese e nelle Alpi, nato a Saint-Rhémy, in Valle d’Aosta, nel 1845: anche in questa occasione si parla di Adélaïde
8 anni dopo.
La chiesa di Saint-Remy è ornata a festa. Si celebra un matrimonio ed è presente tutto il paese. Tutti attendono in silenzio l’arrivo della sposa. Adélaïde entra in chiesa con l’abito bianco accompagnata dal padre. Sua madre si emoziona come la vede entrare. Arriva all’altare e giura amore eterno al suo uomo.
Finita la cerimonia gli sposi escono e un boato li accoglie, vengono lanciati dei fiori, si ride, si piange e Adélaïde e Augustin Mochettaz, lo sposo, si baciano di fronte a tutti. Un coro di una decina di persone tra cui bambini inizia a intonare una musica popolare, e questo coro viene accompagnato dal suono di due violini, una ghironda, due flauti e un nuovo strumento arrivato nelle alpi da qualche anno: l’organetto. Si danza, si brinda e si festeggia la nuova unione nel piazzale della chiesa.
In disparte, lontano dalla folla, un uomo osserva con un cappuccio in testa, è Joseph-Samuel Farinet. Come la musica cessa e la folla inizia a disperdersi lui si dilegua nel nulla.
Adélaïde nel bel mezzo della prima notte da sposa è inquieta e non riesce a chiudere occhio. Sente un rumore provenire da sotto la finestra della camera, poi un altro ancora, e infine il tonfo di un sasso contro il vetro. Suo marito si rigira nel letto ma non si sveglia, lei si alza per andare a vedere. Apre con delicatezza la finestra e nascosto nel buio vede Joseph con il capo alzato che aspetta il suo sguardo.
– Sei forse impazzito? Vuoi farti arrestare? Bisbiglia Adélaïde.
– Fammi entrare per favore?
– Cosa dici Joseph! Mio marito sta dormendo lo sveglieremo.
– Solo un minuto per favore, devo dirti una cosa. Fidati di me.
Lei si fida di lui.
Adélaïde apre la porta senza fare rumore ma questa è vecchia, in legno e cigola. Il marito si rigira ma non si sveglia. Joseph entra con un sacco di tela in mano e lei gli fa strada verso la cucina, la parte più lontana dalla camera da letto, e lì accende una candela.
– Sono venuto a salutarti.
– Lo vedo, e nel cuore della notte, la mia prima notte da sposa.
– Immagino che tu avrai fatto i tuoi doveri… Dice Joseph chinando il capo. Ma non sono qui per questo. Sono venuto a salutarti perché me ne devo andare. I gendarmi hanno trovato il mio nascondiglio, devo oltrepassare le montagne, allontanarmi, lasciare il paese.
Adélaïde non risponde subito, poi con un filo di voce gli chiede: tornerai?
– Non lo so, dice lui. Si guarda attorno come per assicurarsi che nessuno possa sentirli e guardandola negli occhi le chiede: vieni con me?
– Non posso Joseph, lo sai.
– Sì lo so, tuo padre. Mi ha sempre odiato.
– Lui non ti odia, si preoccupa per me, è questo che fanno i padri.
– Già. Risponde Joseph senza guardarla.
Adélaïde si avvicina alla dispensa, la apre e prende del pane, lo avvolge in un pezzo di carta e lo porge a Joseph che lo prende ringraziandola con gli occhi.
Infila il pane nel suo sacco di tela.
– Volevo lasciarti questo. Dice alla ragazza mentre fruga nel sacco e da lì tira fuori l’archetto e il suo vecchio violino.
La ragazza ha gli occhi lucidi.
– Non lo so suonare, perché me lo lasci.
– Perché è tutto quel che ho, e voglio che lo tenga tu. Io me ne farò un altro. Adesso devo andare, è meglio se viaggio con il buio.
– È pericoloso Joseph, perché non ti consegni?
– Gli uccelli non sono fatti per restare in gabbia, devono volare nel cielo.
– Sai sempre cosa dire tu.
I due si guardano intensamente, un filo di luce proveniente dalla candela ormai quasi consumata del tutto li divide.
– Volevo salutarti e saperti bene, e ora che l’ho fatto non mi resta che andare.
Joseph si dirige verso la porta.
– Joseph.
Lui si ferma sul ciglio. Adélaïde gli si avvicina cercando di non fare rumore.
– Sono incinta.
– Come? Dice Joseph sorpreso e con un filo di voce, ma anche se fossero stati soli in una valle deserta il suo tono non sarebbe potuto essere più alto.
– È tuo.
Una lacrima scende dal viso del ragazzo, la stessa che scorre assieme a tante altre sul viso di Adélaïde. I due si stringono in un muto abbraccio.
– Allora tornerò, è questo che fanno i padri. Le bisbiglia Joseph all’orecchio e dopo aver dolorosamente sciolto quell’abbraccio apre con garbo la porta, ma questa cigola.
– Digli che deve oliare i cardini.
Adélaïde con il viso segnato dal pianto sorride e lui fa lo stesso, poi sparisce avvolto nel buio.