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    Home » Articoli » All’italo-francese STMicroelectronics, qualche tensione e contesto difficile
    Economia

    All’italo-francese STMicroelectronics, qualche tensione e contesto difficile

    Enrico MartialEnrico Martial16 Aprile 2025
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    Le strutture di STMicroelectronics a Catania (c) CC BY SA 4_0 Webonline2007 Wikimedia Commons
    Le strutture di STMicroelectronics a Catania (c) CC BY SA 4_0 Webonline2007 Wikimedia Commons

    Il titolo dell’italo-francese STMicroelectronics resta altalenante in borsa, con qualche recupero e qualche caduta, in un contesto di annunci sulla riduzione del personale e di un aperto contrasto tra il governo italiano e la sua governance. La grande società nel 2024 ha avuto un fatturato di 13,27 miliardi di dollari, però in calo del 23,2% rispetto al 2023.

    STMicroelectronics produce principalmente semiconduttori (i chip) e dispositivi elettronici. È partecipata in eguale misura dal governo italiano, via ministero del Tesoro (50%) e dal governo francese, attraverso il fondo BPI BpiFrance Participations (47,55%) e il Commissariat à l’énergie atomique et aux énergies alternatives (CEA, al 2,45%), in un veicolo comune, la STMicroelectronics Holding NV (27,50%). La società ha sede a Ginevra.

    Una crisi economica nel mercato dei semiconduttori, ma è possibile ?

    In una fase di forte domanda di microprocessori e semiconduttori, e di volontà europea di rafforzare e proprie capacità (o sovranità) produttive nelle materie tecnologiche, l’italo-francese  STMicroelectronics nel 2024 ha perso dunque il 23% del suo fatturato. Il mercato semiconduttori è però in crescita e loro sono dappertutto: in uno smartphone se ne trovano circa 160, in un’automobile da 1400 ai 3500 di una ibrida.

    Estratto da una infografica della Commissione europea (c) Unione europea 2022
    Estratto da una infografica della Commissione europea (c) Unione europea 2022

    STMicroelectronics è in difficoltà malgrado una fase di forte domanda mondiale di microprocessori e semiconduttori. Ha un piano di riduzione del personale su base volontaria per 2800 posti nel mondo (su circa 50 mila nel mondo) e di contenimento delle spese. La riorganizzazione ha acceso dibattiti e confronti tra i lavoratori nei 14 siti in cui è presente, come in Italia e Francia, a Rennes, Tours, Crolles vicino a Grenoble, Agrate vicino a Milano, Marcianise e Catania.

    Parte delle difficoltà dell’azienda deriva dal mercato automotive, che è ora in crisi e produce meno domanda di chip. Inoltre, l’azienda fronteggia una concorrenza forte, dalla Cina a Taiwan (STMicroelectronics è 13sima sul piano mondiale), è esposta alla volatilità delle vicende sui dazi.

    Da parte dei due governi, italiano e francese, emerge più critica che valutazione sulle cose da fare, mentre da parte europea e da altri Stati membri, a parte i progetti finanziati, vi è un sostanziale silenzio. L’Unione europea, tra l’altro, con il Regolamento del 2023 (il regolamento chip) puntava a raddoppiare la propria quota di mercato di semiconduttori dal 10% al 20% del 2030.

    Il conflitto sulla governance

    Sullo sfondo, presso il governo italiano, emerge una preoccupazione e un fastidio per le performance economiche di STMicroelectronics nel 2024, ma senza grande dettaglio sui singoli aspetti e sulle prospettive. Il conflitto si è precisato nell’ambito del rinnovo di uno dei membri del consiglio di amministrazione.

    La nomina di Marcello Sala, direttore generale al Tesoro per la partecipate, è stata rifiutata dall’advisory board. A seguire, la stampa italiana ha dato notizia che il governo italiano, per voce del ministro italiano dell’Economia Giancarlo Giorgetti, avrebbe ritirato la fiducia all’amministratore delegato Jean-Marc Chery, e ne è seguita una replica con un comunicato stampa del 10 aprile. La schermaglia è stata pubblica, i rappresentanti pubblici francesi avrebbero votato a favore e sarebbero dunque i tre rappresentanti del “mercato” ad aver votato contro. Bisognerà vedere a maggio, al prossimo Consiglio, come andranno le cose.

    Una audizione complicata al Senato francese

    Anche sul versante francese il clima non è buono per la società. Chery è stato in audizione al Sénat il 1° aprile e l’incontro si è svolto con discrete tensioni, tra accuse di pagare poche tasse in Francia (si è detto meno di 100 mila euro) e di ricevere molte sovvenzioni (487 milioni nel 2023, ma anche fondi statali per 2,9 miliardi per il sito di Crolles, a cui si aggiungono i contributi della Regione Auvergne Rhône-Alpes e altri aiuti). Le risposte hanno riguardato i contributi previdenziali e le imposte (30 milioni sulla produzione, 50 sulla società, 500 milioni di previdenza). Un clima difficile, tutti concentrati su questi temi, anche rispetto alle volontà di costruire i cosiddetti “campioni industriali europei” in un mercato dei semiconduttori apparentemente in grande espansione.

    Chery ha tra l’altro ricordato (qui sotto al minuto 15:15) che l’Europa occupa solo l’8% mondiale della domanda di semi-conduttori, e che Italia e Francia rappresentano meno del 4% delle vendite dell’azienda.

    Inoltre, il piano aziendale annunciato sembra lasciar spazio a interpretazioni nazionali semplificate, rispetto invece alla complessità del problema.

    Per esempio, la specializzazione per territori darebbe alla Francia gli impianti delle tecnologie digitali e all’Italia le tecnologie analogiche e di potenza: sembra intuitivamente che la parte più innovativa sia a favore francese. Invece, per esempio, il progetto GaN (Gallium nitride) già finanziato dall’Unione europea come tecnologia futura, sarà sviluppato a Catania e non a Crolles (Grenoble), come indicava France3 il 14 aprile, mentre la produzione dei wafer a sei pollici (200 mm) è già stata spostata da Tours a Singapore.

    LEGGI ANCHE: Giorgia Meloni a Torino visita un’azienda di satelliti a orbita bassa

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    Direttore di Nos Alpes, giornalista. Ha collaborato in tempi diversi con varie riviste e giornali, da Il Mulino a Limes, da Formiche a Start Magazine.

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