Annecy ha reso nota la nuova Carta della vita notturna, frutto della collaborazione tra il Comune, la Prefettura dell’Alta Savoia e il Gruppo degli albergatori e ristoratori locali (GHR). L’obiettivo è favorire una migliore qualità della vita per residenti, operatori economici e visitatori durante le ore serali, promuovendo comportamenti responsabili e riducendo i rischi, anche sotto il profilo della salute, rispetto al rumore.
La Francia e numerosi suoi comuni, come d’altra parte avviene in Italia, stanno cercando di recuperare un discreto ritardo nell’applicazione delle norme che prevedono di ridurre il rumore urbano.
Una risposta condivisa ai problemi della vita notturna
Annecy è una città turisticamente attrattiva, per il suo patrimonio storico e architettonico, per il dinamismo economico e per la presenza di numerosi locali e ristoranti. Tuttavia, l’animazione notturna porta con sé problematiche legate alla convivenza tra residenti, esercenti e frequentatori notturni, soprattutto nelle aree centrali più frequentate.
Per risolvere questi conflitti, la Carta della vita notturna prevede impegni condivisi tra amministrazione comunale, Prefettura e operatori commerciali. L’obiettivo è migliorare la convivenza urbana attraverso una gestione equilibrata della movida, senza compromettere il diritto al riposo dei cittadini.
La Carta è dunque uno strumento con cui si cerca un equilibrio tra in funzionamento economico e la qualità della vita degli abitanti, prevenendo lo spopolamento e la perdita di identità del centro antico della città.
Per esempio, a febbraio 2024, la città aveva già dato vita a un Conseil de la vie nocturne, un tavolo di lavoro partecipato per ridurre i conflitti che si stavano generando sul tema dell’animazione serale in città e sul rumore.
Obiettivi e strumenti della Carta
La Carta della vita notturna si inserisce in un piano di azione più ampio che mira a promuovere il “vivere insieme” attraverso un approccio collaborativo tra istituzioni pubbliche, commercianti, residenti, giovani e forze dell’ordine.
L’iniziativa si allinea alle politiche europee in materia di riduzione dell’inquinamento acustico. In particolare, la direttiva europea 2002/49/CE del 25 giugno 2002, relativa alla gestione del rumore ambientale, è stata recepita in Francia con l’ordinanza del 12 novembre 2004. La normativa ha introdotto nuovi obblighi per le amministrazioni locali, tra cui la creazione di mappe acustiche, la diffusione di informazioni sul rumore e l’adozione di misure preventive per limitare l’impatto acustico delle infrastrutture di trasporto.
Si nota inoltre che il problema del rumore urbano influisce anche sulla biodiversità. Il rumore urbano altera gli ecosistemi, interferendo con il comportamento degli animali e mettendo a rischio la flora.
Piani nazionali ed europei per contenere il rumore
La Commissione europea, il 25 luglio 2024, aveva deciso di adire la Corte di giustizia dell’Unione europea contro la Francia per la mancata adozione di piani d’azione contro il rumore, come previsto dalla direttiva 2002/49/CE. La direttiva stabilisce i livelli di inquinamento acustico e le misure per ridurlo, come interventi urbanistici e protezioni contro il rumore, con l’obiettivo di tutelare la salute pubblica e preservare l’ambiente, in linea con l’ambizione “zero inquinamento” del Patto verde per l’Europa.
La Francia, nonostante alcuni progressi, secondo la Commissione non ha pienamente ottemperato alla legislazione, tra cui la realizzazione di mappe acustiche per centri urbani e infrastrutture di trasporto. Tali mappe costituiscono la base per adottare misure di riduzione nei piani d’azione. Va comunque ricordato che per esempio a livello di dipartimento deve essere adottato il Plan de Prévention du Bruit dans l’Environnement (PPBE), che riguarda agli assi viari e di trasporto. Per esempio, il Plan dell’Alta Savoia è stato approvato con decisione della prefettura il 15 luglio 2024. Uno sforzo di adeguamento alla normativa e di miglioramento della situazione è dunque in corso.
La Commissione aveva già inviato una lettera di messa in mora nel maggio 2013, una successiva nel dicembre 2017 e un parere motivato nel settembre 2023, ma ha ritenuto insufficienti le risposte delle autorità francesi, portando così la questione davanti alla Corte di giustizia.
Anche in Italia…
Con un tipo di trasposizione diversa, anche l’Italia incontra analoghe difficoltà sul tema del rumore urbano. Solo il 64,5% dei comuni ha approvato il Piano di classificazione acustica (analogo alla “mappa” francese) lo strumento principale per gestire l’inquinamento sonoro e pianificare lo sviluppo urbano nel rispetto della salute pubblica. La situazione varia notevolmente tra le regioni: se in Valle d’Aosta la copertura è completa (100%), in Molise si ferma all’1%. La Regione Piemonte ha reso noti i dati di inquinamento acustico, per esempio del piano di classificazione di Torino, attraverso un portale.
Ancora più critico è il dato sui Piani di risanamento acustico comunale: solo 66 comuni li hanno adottati, e il 60% di questi si trova in Toscana.

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