Il 30 novembre 2025 gli elettori in Svizzera sono chiamati a referendum a esprimersi su due iniziative popolari: una riguarda l’introduzione di un servizio civico obbligatorio per tutti i cittadini, l’altra propone una nuova imposizione federale su grandi successioni e donazioni per finanziare le politiche climatiche. Entrambe sembrano destinate a essere respinte, secondo i sondaggi condotti a poche settimane dal voto.
La votazione rientra nella prassi istituzionale svizzera della democrazia diretta, che prevede frequenti consultazioni su temi di interesse nazionale. In questo caso, il dibattito si è sviluppato attorno a questioni che toccano la coesione sociale, il sistema di milizia e l’equità fiscale.
Servizio civico per tutti
L’“Iniziativa Servizio civico” propone di estendere a tutti i cittadini svizzeri — uomini e donne — l’obbligo di prestare un servizio alla collettività. Questo potrebbe assumere la forma del servizio militare, della protezione civile o di un’attività civile a beneficio della società e dell’ambiente. L’obiettivo dichiarato è quello di rafforzare il bene comune, riformulando in senso ampio il concetto di sicurezza nazionale.
Attualmente, solo gli uomini sono tenuti al servizio obbligatorio, mentre le donne possono parteciparvi su base volontaria. Il nuovo modello, secondo i promotori, porterebbe a un raddoppio del numero di persone reclutate e comporterebbe un incremento dei costi per la Confederazione, i Cantoni e le imprese.
Il Consiglio federale e il Parlamento raccomandano di respingere l’iniziativa, sostenendo che l’attuale sistema basato su esercito, protezione civile e servizio civile sia sufficiente a garantire la sicurezza del paese. La proposta viene giudicata eccessiva, poco sostenibile economicamente e potenzialmente dannosa per il mercato del lavoro.
I sondaggi indicano una probabile bocciatura: il 64% degli elettori intende votare contro, mentre solo il 32% è favorevole. Rispetto alla rilevazione precedente, i no sono cresciuti di 18 punti. Anche la percezione pubblica dell’esito è cambiata: l’82% degli intervistati ritiene che l’iniziativa sarà respinta.
Iniziativa per il futuro: tassare le grandi eredità per finanziare il clima
La seconda proposta all’esame degli elettori è l’“Iniziativa per il futuro”, lanciata dai Giovani Socialisti (GISO). Il testo prevede l’introduzione di un’imposta federale del 50% sulla parte eccedente i 50 milioni di franchi nelle successioni e nelle donazioni tra persone fisiche. Il gettito verrebbe destinato per due terzi alla Confederazione e per un terzo ai Cantoni, con l’obiettivo di finanziare politiche climatiche e sociali.
La misura mira a rafforzare l’investimento pubblico per la transizione ecologica, agendo in modo redistributivo. Secondo i promotori, la crisi climatica richiede strumenti fiscali più incisivi e una trasformazione economica sostenuta da chi detiene grandi patrimoni.
Il Consiglio federale e il Parlamento si oppongono all’iniziativa, temendo effetti negativi sulla stabilità fiscale. La nuova imposta, si sostiene, potrebbe indurre i contribuenti più facoltosi e alcune imprese a trasferirsi all’estero, riducendo il gettito invece di aumentarlo.
Anche in questo caso, i sondaggi mostrano una dinamica di crescente opposizione. Il 68% degli elettori si dice contrario, con un margine di 38 punti sui favorevoli (30%). La tendenza si è accentuata rispetto alla prima rilevazione di ottobre, con un calo di 4 punti tra i sostenitori e una crescita di 6 punti tra i contrari. Solo il 2% degli intervistati dichiara di essere ancora indeciso.
Il sostegno all’iniziativa si concentra tra gli elettori dei Verdi (76%) e del Partito Socialista, mentre tutti gli altri elettorati, compresi quelli senza affiliazione, si dicono in maggioranza contrari. Il rifiuto è particolarmente netto tra i sostenitori del Partito liberale-radicale (95%) e dell’Unione democratica di centro (90%).
Partecipazione in calo e aspettative del voto, verso un doppio no
La partecipazione prevista si colloca sotto la media storica. Solo il 43% degli aventi diritto ha dichiarato con certezza che voterà, un dato inferiore rispetto alla media del 47,1% registrata nelle votazioni federali degli ultimi quindici anni. La bassa affluenza potrebbe riflettere la percezione diffusa di un esito già scritto.
Secondo le rilevazioni, la probabilità che le due iniziative siano approvate è considerata minima anche dagli stessi elettori: una valutazione condivisa trasversalmente, che contribuisce a consolidare l’aspettativa di un doppio no.
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