Dopo anni di assenza nelle librerie italiane e francesi, la casa editrice Guérin-Paulsen ha dato alle stampe una riedizione in francese de “Le mie montagne” di Walter Bonatti. Dal titolo “À mes montagnes”, il volume alterna al testo in traduzione di Félix Germain alcune suggestive immagini della collezione privata dell’autore e alpinista.
Nel 2001 era stato pubblicato “Montagnes d’une vie”, dal contenuto in parte comune con il libro originale, uno dei grandi classici della letteratura di montagna nelle Alpi. Tale seconda pubblicazione risale invece all’ottobre di quest’anno ed è già acquistabile al prezzo di 56,00 euro sul sito web del suo editore.
“Le mie montagne” di Walter Bonatti
Nato a Bergamo il 22 giugno del 1930 e deceduto a Roma il 13 settembre del 2011, Walter Bonatti è stato un alpinista, scrittore e fotoreporter, soprannominato “il re delle Alpi”. Avviato sin da piccolo allo sport, egli compie le sue prime scalate sulle Prealpi della Lombardia nel 1948, per poi lanciarsi sin dall’anno successivo in sfide sempre più intense su tutto l’arco alpino.
Tra le sue mete predilette predominia il Monte Bianco, dove egli scala l’Aiguille noire de Peuterey e le Grandes Jorasses e apre la nuova via di granito rosso della parete est del Grand Capucin. Altra sua grande impresa è la prima traversata scialpinistica delle Alpi, 1.795 chilometri e 136 mila metri di dislivello compiuti tra il 14 marzo e il 18 maggio del 1956 con Luigi Dematteis, Alfredo Guy e Lorenzo Longo.
Appena due anni prima, nel 1954, egli partecipa a soli 24 anni alla spedizione italiana capitanata da Ardito Desio e fiancheggiata da Achille Compagnoni e Lino Lacedelli sulla vetta del K2. L’esperienza è però per lui deludente a causa del comportamento dei suoi due compagni, che egli accusa di averlo lasciato indietro assieme al collega pakistani Amir Mahdi privo di riparo e cibo.
Dall’alpinismo alla scrittura
Dalle vette inviolate di alcune delle pareti più temibili e delle cime più temute delle Alpi, Walter Bonatti sceglie di votarsi in parte alla scrittura del suo “Le mie montagne” nel 1961. A 31 anni egli ha già da raccontare oltre un decennio di avventure, tra trionfi colmi di gioia e sofferenze, emozioni e risentimenti.
Soltanto quattro anni dopo, nel 1965, egli abbandona l’alpinismo estremo per dedicarsi a esplorare Paesi e paesaggi sconosciuti come collaboratore giornalistico per il settimanale “Epoca”. Quello stesso anno egli discende in canoa per 2.500 chilometri i Fiumi Yukon e Porcupine tra Canada e Alaska, mentre tra il 1967 e il 1978 egli va alla ricerca delle sorgenti del Rio delle Amazzoni.
Nel 1970 l’uomo scala il Monge Acomcagua, la cima più alta delle Ande, e l’anno successivo egli esplora per 500 chilometri i fiordi della Patagonia, in una sequela di sfide con se stesso che non si concluderà che nel 1986.
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