Sarà da ora in avanti considerata a tutti gli effetti parte delle ricchezze nazionali, più specificatamente del Patrimonio immateriale UNESCO, la stagione degli alpeggi tipica della Svizzera. Lo scorso mercoledì 6 dicembre si è difatti tenuta in Botswana la 18ª sessione del Comitato intergovernativo per la salvaguardia del patrimonio culturale immateriale: durante la giornata, la tradizione di alta quota è stata iscritta nella “Lista rappresentativa del patrimonio culturale immateriale dell’umanità”.
Dalla candidatura al riconoscimento
Depositato nel marzo 2022, il dossier di candidatura della stagione degli alpeggi svizzera è stato coordinato dall’Ufficio federale della cultura (UFC) e da specialisti nel campo del patrimonio culturale e dell’agricoltura; a questi si si è poi aggiunto uno specifico gruppo di accompagnamento composto da esponenti dell’economia alpina, dei Cantoni, dei musei, dei parchi naturali e di altre organizzazioni interessate.
Tra le tematiche emerse durante i lavori sono state giudicate di rilevante importanza sia la varietà delle tradizioni alpestri sia le sfide legate alla loro trasmissione, tra le quali il ricambio generazionale e i cambiamenti climatici. Per affrontare queste problematiche, gli attori coinvolti hanno elaborato congiuntamente alcune misure mirate quali la collaborazione intersettoriale, la formazione e la ricerca di personale, la sensibilizzazione del pubblico, la mediazione del patrimonio culturale e la ricerca interdisciplinare.
Nel riconoscere il valore di Patrimonio immateriale UNESCO dell’estivazione del bestiame nei pascoli di montagna è stata peraltro sottolineata la qualità del dossier e del film presentati per la candidatura. Questi hanno voluto insistere sul carattere vivente di una pratica documentata sin dal tardo Medioevo ma costantemente adattata alle condizioni climatiche, sociali ed economiche imposte dalla modernità sino ad arrivare ancora integra ai giorni nostri.
L’irrigazione
Anche l’irrigazione di montagna svizzera, con i suoi consorzi di “bisses” (canali costruiti tra il XIII e il XX secolo sui pendii e nelle valli laterali) e prati irrigui, ha ottenuto l’importante riconoscimento di Patrimonio immateriale UNESCO in seno a una candidatura multinazionale.
Risale in particolare al marzo del 2022 il dossier “Irrigazione tradizionale: conoscenza, tecnica e gestione”, coordinato dall’Austria e coinvolgente il Belgio, la Germania, l’Italia, il Lussemburgo, i Paesi Bassi e la Svizzera. L’obiettivo era la promozione di modelli più tradizionali di irrigazione attraverso i consorzi, cooperative storiche che gestiscono un bene comune a livello territoriale e in maniera partecipativa.
Più nello specifico, in Svizzera, il progetto ha coinvolto i “wässermatten” (prati irrigui) in Alta Argovia nei Cantoni di Berna e Lucerna e i consorzi Oberwalliser Sonnenberge, Ayent, Lens, Trient, Nendaz e Grächen nel Vallese.
Le altre candidature
La Svizzera vanta una altra serie di otto peculiarità inserite nella “Lista rappresentativa del patrimonio culturale immateriale dell’umanità” dell’UNESCO sin dall’ottobre del 2014.
Oltre alla Festa dei vignaioli (2016) e al Carnevale di Basilea (2017), fanno la loro comparsa anche la gestione del rischio valanghe (2018) e le processioni della Settimana Santa di Mendrisio (2019). Le proposte più recenti concernono poi le competenze nella meccanica degli orologi e nell’arte, il design grafico e tipografico e lo jodel (2020).
Altre candidature anch’esse multinazionali hanno riguardato la tecnica dei muretti a secco (2018), l’alpinismo (2019) e gli usi nei laboratori delle cattedrali in Europa (2020).