Prima dell’annessione del 1860, Casa Savoia ha fatto di Aix-les-Bains una prestigiosa città termale. Da Carlo Emanuele III a Vittorio Amedeo III, i sovrani savoiardi presero l’importante decisione politica di sfruttare le sorgenti, costruire nuovi edifici e dare ai luoghi un moderno aspetto urbano.
Questa eredità è ancora oggi visibile nell’architettura, nell’urbanistica e nella dimensione termale di Aix. Per circa cinquant’anni, nel XVIII secolo, Aix-les-Bains fu al centro di un movimento di rinnovamento urbano e di sviluppo dell’industria termale, fortemente incoraggiato dai re degli Stati di Savoia.
La scintilla che accelerò i progetti fu la visita di un prestigioso utente in cura …
Acque antiche ma urbanistica mal adattata
Molto prima che la dinastia savoiarda tracciasse un futuro ambizioso per Aix-les-Bains, le sue acque sgorgavano già, discrete e potenti, nella località. Provenivano dalla roccia del Jura, dall’altra parte del lac du Bourget, dopo esserne scorse al di sotto.
Le sorgenti principali sono almeno quattro, sfruttate in tempi diversi e per scopi diversi.
La sorgente Chevalley haute, situata in profondità, rilascia acqua a 71°C, ricca di bicarbonato, zolfo e oligoelementi, ed è rinomata per il trattamento di reumatismi e disturbi venosi. La sorgente Reine-Hortense (o Chevalley basse) fornisce acqua a 38°C, con proprietà complementari lenitive, antinfiammatorie e venotoniche.
Le sorgenti Marlioz, scoperte intorno al 1850 a sud della città, sono oggi circondate da un parco di 10 ettari. La loro acqua, anch’essa ricca di zolfo, è indicata per le affezioni dell’apparato respiratorio e delle mucose orali e linguali. Allo stesso tempo, la sorgente minerale di Aix-les-Bains, captata a nord a Raphy Saint-Simon, riunisce queste acque per l’imbottigliamento sotto il nome di Eau minérale naturelle d’Aix-les-Bains, imbottigliata dal 1906.
Naturalmente la città utilizza queste acque fin dall’antichità: i resti romani conservati nei sotterranei della Maison de Lamartine, nel cuore del centro cittadino, e il Bain Royal (una semplice piscina, ultima vestigia delle terme romane), vicino all’antico Château d’Aix, testimoniano la precoce integrazione delle terme nella vita quotidiana.

Nel Medioevo, l’uso era moderato: le sorgenti erano sfruttate a livello domestico o all’interno di austere terme medievali, senza alcuna traccia di un progetto urbano o istituzionale. La fitta urbanizzazione del villaggio che circonda le sorgenti ha poi reso impossibile il loro sfruttamento.
Un’alluvione che cambia la vocazione del centro di Aix-les-Bains
Nel 1737, una piena del torrente Sierroz, che attraversa il cuore di Aix, minacciò i quartieri vicini alle sorgenti termali. L’acqua di superficie, fredda e ricca di depositi alluvionali, rischiava di infiltrarsi nelle falde termali profonde, alterandone la temperatura, la purezza e la portata. Era necessario proteggere le sorgenti, le cui proprietà terapeutiche erano già note.
L’Intendenza Reale del Ducato di Savoia diresse un grande progetto: fu scavato un nuovo letto per il torrente Sierroz e furono spostati i mulini centrali. Spostandoli, l’amministrazione del Ducato liberò spazio nel centro della città, vicino alle sorgenti. Ciò permise di prevedere la costruzione di bagni termali in un secondo momento, come avvenne nel 1779 con le Anciens Thermes.
In altre parole, questa operazione prefigurava uno sviluppo urbano incentrato sulla valorizzazione delle acque piuttosto che sul loro sfruttamento a fini artigianali (molitura, concia, ecc.). L’intervento diretto dello Stato sotto il re Carlo Emanuele III segnò anche un cambiamento di scala, passando da una gestione locale a una visione territoriale guidata dal governo centrale.
Questo passaggio, che sembrava essere principalmente idrologico, aprì la strada alla riqualificazione urbana. Tuttavia, in questa fase, Aix era ancora un villaggio rurale, privo di pianificazione territoriale e di reali ambizioni termali.
Un incendio che cambiò l’aspetto e le dimensioni di Aix-les-Bains
Il 9 aprile 1739, un grave incendio devastò Aix-les-Bains, distruggendo circa 80 case – quasi la metà della città – nella zona centrale, tra cui la rue Albert Ier, la place Carnot e la rue des Bains. L’evento sconvolse la storia della città termale. Re Carlo Emanuele III, sovrano di Sardegna e duca di Savoia, intervenne direttamente per guidare la ricostruzione, proprio come Carlo Alberto aveva fatto per Sallanches nel 1840. Fu l’inizio di una trasformazione urbana.
In seguito all’incendio, le autorità locali chiesero il sostegno finanziario reale. Carlo Emanuele III concesse immediatamente le sovvenzioni a una condizione: la ricostruzione doveva incorporare una moderna pianificazione urbana. Incaricò l’ingegnere Garella di elaborare un piano di allineamento più razionale. Il piano, che fu immediatamente attuato, prevedeva strade dritte e aperte, facciate armonizzate con due piani e un piano terra, e il divieto di tetti di paglia – il combustibile che aveva causato l’incendio – pur rimanendo circoscritto all’area interessata.
Grazie a questa ricostruzione, guidata dai principi di un’urbanistica illuminata– basata su razionalità, igiene ed eleganza – la città si apprestava a diventare una prestigiosa stazione termale.
Aix-les-Bains si trasformò da piccola città mercato in una città basata sui più moderni precetti urbanistici e igienici. La trasformazione era ideale per la rapida crescita del turismo termale. Casa Savoia voleva avere un grande centro termale europeo per attirare l’élite dell’epoca.
La profonda delusione di un frequentatore speciale delle terme

Ciononostante, nell’agosto del 1772, Benoît-Maurice si fermò ad Aix per apprezzare le rinomate acque sulfuree. Soggiornando nelle immediate vicinanze delle sorgenti, scoprì strutture fatiscenti e scomode, non all’altezza di un visitatore prestigioso.
Sebbene Benoît-Maurice (Benedetto) non avesse probabilmente visitato nessuno dei grandi centri termali europei come Spa, Vichy, Baden o Bad Ischl, possiamo supporre che avesse trascorso un po’ di tempo nelle terme piemontesi di Acqui o di Saint-Vincent in Valle d’Aosta – rinomate fin dal XVIII secolo. Conosceva quindi, per uso diretto o per sentito dire, le abitudini aristocratiche dell’epoca in materia di salute, igiene e tempo libero.
Benoît-Maurice non era altro che il principe Benedetto di Savoia, duca di Chablais e figlio del re Carlo Emanuele III! Egli espresse la sua insoddisfazione per lo stato di degrado delle terme. Lo riferì direttamente alla corte di Torino. A suo avviso, Aix meritava un centro termale degno di questo nome, all’altezza della sua naturale reputazione.
Ciò provocò un impulso reale decisivo. Già nel 1775, Vittorio Amedeo III, successore di Carlo Emanuele III (morto nel 1773) e fratellastro di Benedetto, visitò Aix e, in seguito alle lamentele dei consiglieri locali, prese una decisione: un decreto reale dell’11 giugno 1776, che ordinava al comte de Robilant, ufficiale e ingegnere, di progettare un grande stabilimento termale intorno alla sorgente sulfurea.
Il progetto termale (1779-1783)
Il progetto iniziale era ambizioso, con piscine alimentate da due sorgenti termali. Tuttavia, di fronte a vincoli finanziari, il progetto fu riorientato sull’unica sorgente sulfurea, per farne il fulcro del nuovo stabilimento. Il progetto, finanziato dalle tasse del ducato e della città, iniziò nel 1779 e si concluse nel 1783.

Il maestoso Bâtiment Royal des Bains presenta una facciata di ordine ionico, tipica del neoclassicismo torinese, ancora oggi visibile, una pianta a ferro di cavallo allargata verso est e un cortile interno che viene subito messo a frutto. L’edificio rispondeva a criteri di igiene, comfort e prestigio, paragonabili ai grandi resort europei dell’epoca. Sorgeva sul sito delle terme medievali demolite, liberando una spianata per i frequentatori delle terme. Ciò diede impulso alla riconfigurazione del tessuto urbano circostante (l’attuale rue Victor-Amédée III). Fin dall’apertura, le terme accolsero quasi 600 visitatori all’anno.
I bagni furono successivamente ampliati
Le terme furono successivamente ampliate tra il 1829-1832 (primo annesso) e poi tra il 1854-1861 sotto l’architetto Jules Pellegrini, seguito dal grande ampliamento di Pétriaux (1930-1934) – a sottolineare la durata della struttura iniziata sotto i Savoia.
Lo sviluppo delle terme faceva parte di una strategia di prestigio dinastico. Vittorio Amedeo III sfruttò il sito per affermare l’immagine della Savoia come Stato illuminato, moderno e benevolo. Le terme divennero una vetrina: vennero sviluppati alberghi, sentieri, servizi e strade per attirare una clientela aristocratica – piemontese, savoiarda, francese e talvolta straniera – che stimolò un notevole boom economico, con artigianato, alberghi, sanità.

Aix fu trasformata in una vetrina urbana, con strade, aree pedonali e passeggiate (il “Gigot”, la futura piazza Boucher), sottolineando un desiderio politico di pianificazione urbana sociale ma anche di attrattiva. Il termalismo diventava così uno strumento di influenza e di soft power, prima di affermare un nuovo modello economico per i vecchi Stati.
1860: la Francia rafforza il patrimonio savoiardo
Con il Trattato di Torino (24 marzo 1860), Aix divenne francese. Ma l’industria termale era già in funzione e la Francia ereditò un sistema strutturato che mise subito a frutto.
Nel 1854-1860, Vittorio Emanuele II, re di Sardegna e poi d’Italia, lanciò un progetto di ampliamento sotto la guida dell’architetto Charles-Bernard Pellegrini: una nuova facciata neoclassica, nuovi edifici in ampliamento e gallerie vetrate. Ma i lavori si interruppero, finché Napoleone III, ormai imperatore, non prese in mano il progetto. Completò gli ampliamenti delle terme, dichiarò le acque “nazionali” e fece di Aix una località prestigiosa sotto il Secondo Impero. La firma “RF” fu aggiunta alla facciata delle terme.
Contemporaneamente, la Francia rivisitò il casinò del Grand Cercle / Palais de Savoie, costruito originariamente nel 1850 sotto Casa Savoia, ricostruì e ampliò l’Hôtel de Ville, l’antico castello di Aix, e prese cura del parco floreale (1865-1869). Infine, i miglioramenti alla stazione ferroviaria, collegata alla rete ferroviaria francese dal 1858, consolidarono Aix come stazione termale nazionale e internazionale.

Aix-les-Bains, il suo destino segnato da Casa Savoia
Una passeggiata nel centro della città rivela che Aix è il risultato di un’intenzione davvero regale. Una passeggiata qui è anche il risultato della volontà politica del primo re, che vide il potenziale strategico di questa città d’acqua, e del secondo re, che la trasformò in una moderna stazione termale, individuando nell’acqua un vettore di prestigio, igiene e progresso.
Tra i due, il duca di Chablais, Benedetto, usò la sua influenza nelle alte sfere per far sì che la Savoia, di cui era uno dei signori, beneficiasse della potenza economica del Regno di Sardegna.
Ancora oggi, la stazione termale più popolare di Francia rimane erede di questo atto di fondazione. La dinastia dei Savoia riuscì a elevare il termalismo a livello europeo, lasciando alla Francia e ai suoi frequentatori un’eredità da mantenere, modernizzare e valorizzare.


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