Gli elettori valdostani hanno votato nel referendum del 10 agosto a favore della conferma della legge elettorale del 27 febbraio 2025 che ha reintrodotto tre preferenze per l’elezione del Consiglio regionale della Valle d’Aosta, che si terranno il prossimo 28 settembre.
La consultazione ha visto un’affluenza bassa e un risultato in leggera ma certa prevalenza di voti favorevoli ma con una posizione meno orientata alle tre preferenze, come invece si erano collocati gran parte dei partiti e degli esponenti politici.
Il 52,14 per cento dei votanti in Valle d’Aosta ha dunque approvato la legge regionale sulla “Reintroduzione delle tre preferenze e della rappresentanza di genere” che modifica la normativa elettorale del 1993.
Il presidente della Regione, Renzo Testolin, la promulgherà e la pubblicherà nel Bollettino ufficiale, permettendo quindi l’organizzazione delle elezioni del 28 settembre con le schede corrispondenti.
Il voto e i risultati
Hanno votato complessivamente 16.853 cittadini valdostani sui 105.054 aventi diritto, con un’affluenza bassa, pari al 16,04 per cento. Il referendum confermativo però non aveva quorum minimo, e il risultato è comunque valido.
I voti favorevoli sono stati 8.655, pari al 52,14 per cento, mentre i contrari 7.944, pari al 47,86 per cento. Si sono registrate 97 schede bianche e 157 nulle.
Ad Aosta città ha prevalso il No, con il 56,5 per cento dei voti, contrariamente al risultato complessivo regionale.
Anche nei Comuni vicini ad Aosta, dove abitano persone che ci lavorano e il cui tessuto sociale si avvicina a quello del capoluogo, vi sono stati risultati appena sopra il 50% dei No, così come in Comuni di fondovalle (Pont-Saint-Martin, Donnas) vicini al Piemonte.
La posizione dei partiti e il dibattito pubblico
La maggioranza regionale, composta da Union Valdôtaine, partiti autonomisti e Partito Democratico, aveva invitato a votare Sì. La riforma avrebbe rafforzato la scelta degli elettori, favorendo la partecipazione e il coinvolgimento di gruppi e giovani, e così una maggiore presenza femminile: attualmente le consigliere regionali sono 3 su 35. Per la rappresentanza di genere le tre preferenze avrebbero ampliato le opportunità di presenza politica, malgrado la norma solo in parte interviene a favore del genere. Essa limita infatti l’obbligo di attribuire il voto a un genere diverso solo per la terza preferenza.
Malgrado sia stata all’origine del Referendum e avesse anche annunciato un ricorso al tribunale amministrativo regionale (TAR) per opporsi alla scelta della data ad agosto, la Lega per Salvini Premier Italia ha affisso manifesti lasciando libertà di voto agli elettori. Fratelli d’Italia, la sezione regionale del partito di Giorgia Meloni, era per il No, richiamando le immagini di gruppi di potere e conservazione di posizioni.
La sinistra radicale e verde del Partito civico progressista ha invece visto le due consigliere regionali, Chiara Minnelli e Erika Guichardaz, su posizioni differenti, rispettivamente contro e per le tre preferenze. La spaccatura del già piccolo movimento costituisce uno degli effetti della consultazione referendaria.
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