Il 2023 ha saputo battere ogni record, confermandosi come l’anno più caldo della storia dei monitoraggi climatici su scala globale. Stando all’Organizzazione Meteorologica Mondiale, la temperatura media annua si è avvicinata a +1,5 gradi al di sopra dei livelli preindustriali nonché sfiorato il limite a lungo termine stabilito dall’Accordo di Parigi. Se, poi, tra il mese di giugno e il mese di dicembre sono stati stabiliti nuovi primati in tutto il mondo, i mesi estivi di luglio e agosto si sono confermati i due mesi più soleggiati mai occorsi.
Il bilancio di Météo France
Stando al bilancio reso noto nel gennaio scorso da Météo France, il 2023 non ha saputo raggiungere anche se per un soffio il caldo record che aveva caratterizzato invece il 2022, durante il quale la temperatura media era stata di 14,5 gradi. Esso ha visto difatti registrare una temperatura media di 14,4 gradi, con una conseguente anomalia termica di +1,4 gradi rispetto al periodo compreso tra il 1991 e il 2020.
Lungo i passati dodici mesi sono stati molteplici i record battuti, uno su tutti la lunghezza dell’estate, estesasi dall’inizio di giugno sino alla metà di ottobre e connotata da numerosi episodi tardivi. E proprio il mese di giugno si è configurato come il secondo più caldo dal 1900 dopo quello del 2003, con una anomalia di +2,6 gradi; esso ha poi lasciato il posto a un luglio e a un agosto ugualmente segnati dai primati di temperatura, tra cui i 39,2 gradi del 19 luglio a Cannes e i 41,4 gradi del 24 agosto a Lione. Anche il mese di settembre è stato peculiare per via di punte dai 4,0 gradi ai 7,0 gradi oltre la media storica nazionale: questo lo ha reso il più caldo sin dal 1900, con 264 superamenti dei 30,0 gradi nelle principali città francesi.
È stato per converso constatato un certo grado di normalizzazione climatica per ciò che concerne i livelli di precipitazioni. Dopo un inverno particolarmente secco, con deficit pluviometrici del -25,0% dovuti a una successione di 32 giorni senza pioggia o neve, la primavera si è assestata alla norma; è stata tuttavia riscontrata una duplice disparità temporale e spaziale che ha reso più intensi gli episodi di Alta Francia, Francia centrale e Alpi del Nord rispetto al resto del Paese. In estate il mese di giugno è stato scarso di acqua al Nord ed eccedente di acqua invece al sud, mentre nel mese di luglio la situazione si è completamente ribaltata; con la sola eccezione del passaggio della Tempesta Aline, l’autunno si è contraddistinto per la siccità dei suoli sino alla fine di ottobre.
Il 2023, l’anno più caldo anche in Italia
Anche per ciò che concerne l’Italia il 2023 si è confermato un anno estremamente ed eccezionalmente caldo stando a quanto notato dal Centro Nazionale di Ricerca (CNR) basandosi sui dati del sistema di monitoraggio europeo Copernicus. Con una anomalia di +1,12 gradi rispetto alla media del trentennio compreso tra il 1991 e il 2020, esso risulta il secondo da record dopo il 2022, dove l’anomalia era stata invece pari a +1,16 gradi.
Più nello specifico, negli ultimi due anni sulla Penisola il termometro ha superato di quasi mezzo grado i livelli di tutti gli anni precedenti sino ai primi dati disponibili risalenti al 1800. Considerando poi i dieci anni più caldi per il Paese, emerge che ben otto di questi sono occorsi nell’arco degli ultimi dieci anni, così come diciannove dei venti anni più caldi dal 1800 ad oggi sono occorsi nel nuovo millennio.
Stando invece all’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA), il 2023 risulta in linea con la media climatologica riferita al periodo 1991/2020 per ciò che concerne le precipitazioni, che hanno registrato una differenza minima pari a -3%. Le stagioni meno piovose della media sono state l’autunno (-22%) e l’inverno (-4%), mentre le più piovose sono state la primavera (+28%) e l’estate (+24%). L’andamento delle stesse è stato però altalenante nel corso dell’anno, con un mese di maggio particolarmente intenso (+142%) esattamente come il mese di giugno (+78%) e un mese di febbraio invece più secco (-53%) esattamente come il mese di settembre (-51%).
Le prospettive dell’ADEME
Anche l’Agence de la transition écologique (ADEME, Agenzia per la transizione ecologica) ha ampiamente trattato della tematica del clima sul territorio transfrontaliero tra Liguria e Costa Azzurra allo studio “Quatre scénarios pour le tourisme côtier en région Provence-Alpes-Côte-D’azur à l’échéance 2050” (“Quattro scenari per il turismo costiero nella regione Provenza-Alpi-Costa Azzurra nel 2050”).
Dalle analisi è stata notata una lenta ma progressiva tendenza al riscaldamento globale su scala regionale, in atto sin dall’inizio dell’Era industriale ma acceleratasi negli ultimi decenni. Dal 1960 la temperatura media è aumentata di circa +1,8 gradi sulla costa e in pianura, a fronte di una media annuale di +0,3 gradi nei decenni passati; la crescita è stata ancora più rilevante (+2,0 gradi) nelle Alpi Meridionali.
Parallelamente è stata osservata una speculare tendenza alla diminuzione delle precipitazioni soprattutto in primavera (-50%) e in estate (-60%). A essa si accompagna dagli ultimi cinquanta anni a questa parte un incremento dell’intensità (+22%) e della frequenza degli episodi estremi che superano la soglia di 200 millilitri di pioggia al giorno.
E le ripercussioni non mancano per ciò che concerne il Mar Mediterraneo, la cui temperatura media superficiale è stata di 28,0 gradi anziché i consueti 23,0 gradi. Se dovesse procedere a questo ritmo essa raggiungerebbe entro il 2050 il record di +1,2 gradi (+1,8 gradi in estate), arrivando secondo le proiezioni climatiche regionali anche a +2,5 gradi. Qualora le emissioni di gas serra non vengano ridotte drasticamente prima del 2030, i valori più estremi potrebbero superare i 40,0 gradi sulla costa in soli 30 anni.
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